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Trump concede alla Cia più libertà d’azione (a partire dall’Afghanistan)

Da circa un mese è noto, grazie a un articolo uscito sul New York Times, che la Cia vuole più capacità operativa: mani libere per agire in vari scenari di guerra, a cominciare dall’Afghanistan. Ora, un secondo pezzo del Nyt conferma che proprio dal teatro afghano partirà l’aumento delle attività operative della Central Intelligence, che riguarderanno anche i Talebani e non solo i miliziani qaedisti del Waziristan (la fetta di territorio tribale tra Pakistan e Afghanistan che fa da rifugio ai leader della Base).

Si tratta dei bombardamenti con i velivoli senza piloti, gli assassini mirati dall’alto tipici dell’amministrazione Obama (“Drone Warrior” titolò su di lui l’Atlantic nel numero di settembre 2013, “il mietitore” lo chiama Guido Olimpio del Corsera, attento contabile di ogni raid lanciato dai Reaper statunitensi). A queste si aggiungono le operazioni a terra lanciate dai team speciali dell’agenzia (la “paramilitary division” la chiamano i giornalisti del Nyt), che non sono le normali (si fa per dire) incursioni delle forze speciali dei vari reparti dell’Esercito, ma azioni ancora più coperte da segreto di Stato.

Questi maggiori poteri alla Cia coincidono con un momento di feeling politico tra il direttore, Mike Pompeo, e il presidente Donald Trump. Questa special relation ha portato il primo in cima alla lista dei favoriti per sostituire Rex Tillerson, con cui invece Trump è in rotta aperta, al dipartimento di Stato. Va notato che normalmente le attività che compie un servizio di intelligence come la Cia non sono le azioni sul campo, o le uccisioni tramite i droni, ma missioni più polite con l’obiettivo di raccogliere informazioni o veicolarne altre; all’aspetto più cruento pensa il comando delle operazioni speciali del Pentagono (sigla: Jsoc), ma invece dai tempi della prima amministrazione di Barack Obama questo meccanismo è stato rimodellato per permettere maggiori attività agli uomini di Langley.

Sì: nell’ottica delle cose, l’indirizzo che Obama diede nei primi quattro anni di mandato (poi edulcorato nei successivi quattro affidando queste missioni proprio al Jsoc) alla Cia e quello che Trump sta dando all’agenzia sono, sotto molti aspetti, simili, nonostante il secondo non perda occasione per marcare con nettezza le discontinuità rispetto al predecessore.

L’Afghanistan è considerato il migliore dei luoghi dove testare questo nuovo, vecchio, mandato dell’intel. Il governo di Kabul non tiene fronte al rinvigorimento talebano, i ribelli sono sempre più armati e motivati, e tra le loro annose rivendicazioni e la debolezza del potere regolare s’è creato uno spazio perfetto per le infiltrazioni baghdadiste. Evidentemente quello che serve, secondo Washington, è permettere agli agenti segreti di essere più efficaci e operativi. Somalia, Yemen, Libia, sono altri tre teatri dove presto potrebbe venir applicata questa nuova policy.

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