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Monet a Roma: le sue opere, le sue suggestioni, la sua arte.

Roma, in questo splendido autunno, ospita l’incanto impressionista di Claude Monet e le sue opere nello storico ed elegante Complesso del Vittoriano, con una raffinata mostra curata con eleganza e pregio da Arthemisia .
La mostra Monet comprende oltre sessanta tra le sue più belle e suggestive produzioni provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi.
L’esposizione inaugurata lo scorso 19 ottobre si protrarrà fino all’11 febbraio 2018 offrendo al pubblico la possibilità di ammirare le splendide opere del padre dell’Impressionismo, tra molte ed emozionanti suggestioni di luce, colore, riverberi d’acqua, scene appena confuse nella nebbia dove le forme , il profilo degli elementi e del paesaggio si percepiscono appena in trasparenza, ma sono presenti e tangibili all’esperienza visiva dell’artista che le ritrae e dell’osservatore che le guarda attraverso lo sguardo di Monet.
E’ un punto di osservazione formidabile quello dell’artista parigino che ha voluto lasciare le impressioni della luce e dei colori, dei riflessi a fior d’acqua e nel biancore della nebbia sulle tele bellissime come specchi che riflettono bagliori e tremori di luce. Anche l’allestimento della mostra è elegante e intende prolungare la suggestione del lago delle ninfee e del giardino fiorito di Giverny . Il visitatore si addentra nel percorso virtuale ed emozionale che, attraverso toni crescenti, si sviluppa dai disegni a matita delle caricature, prime sperimentazioni artistiche alle quali si applicò con successo , ai ritratti dei suoi figli che sembrano appena abbozzati nei colori e nelle espressioni vivide, ai paesaggi nella nebbia che non mancano di riflessi tra i vapori , i bagliori soffusi, i raggi di luce color arancio delle albe e dei tramonti a fior d’acqua. Il percorso si intreccia alle vedute naturalistiche e cittadine, con i ponti e il treno in partenza nella nebbia , con i fari accesi e il fumo che sbuffa dalla locomotiva in moto.
Poi l’incanto continua con le tele maestose delle ninfee, dei salici, degli agapanti e degli Hemerocallis che si stagliano contro i bagliori dei riflessi bianchi sul bordo di un lago o dei meravigliosi glicini che si sviluppano su una gigantesca tela, a lungo posta sulle pareti della casa di Giverny.
C’è un microcosmo vivido che rievoca Monet nella mostra al Vittoriano, ci sono i suoi occhiali tondi con le lenti ambrate di giallo, la pipa e la tavolozza con i colori che sembrano essersi da poco raggrumati e seccati, c’è il ponte giapponese, ma più ancora che gli elementi e le forme ci sono quelle sapienti “macchie indistinte “ , quelle apparenze che si impressionano sulla retina e che rimandano solo successivamente al nome di oggetti, figure , parti di paesaggio. Prima vi è l’incanto del colore e della luce e il “prima” è anch’esso un elemento del tempo che è scandito solo dal turbinio dei colori e dei riverberi galleggianti sull’acqua, dal tocco leggero dei salici , dallo sciabordio delle barche ormeggiate, dal movimento delle rose rampicanti e dalle ninfee. Un mondo acquatico e riflesso che contiene tutta la “poetica” dell’artista , una poetica basata sulle “vedute” , sulle impressioni en plein air e su quelle costanti e sorprendenti magie che si colgono al levar del sole o al tramonto.
Una mostra da visitare per incontrare, in una bella suggestione di giardini sull’acqua e di vapori, tra mille riflessi di stagno, Monet a Roma.

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