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Vi racconto che cosa sta succedendo tra governo e sindacati sulle pensioni

Non sono destinati a compiere molta strada gli incontri tecnici sulle pensioni. I sindacati possono contare su di una formidabile prova d’appello. È stato lo stesso Gentiloni – nel vertice di Palazzo Chigi – a far capire che il governo è disposto a “lavarsene le mani”, se nei prossimi giorni non si raggiungerà alcuna intesa da tradurre in emendamenti alla legge di bilancio.

Il presidente del Consiglio, infatti, non ha voluto sconfessare Pier Carlo Padoan, quando il ministro ha sostenuto, durante l’incontro, che l’Italia manderebbe un segnale negativo ai mercati – prima ancora che a Bruxelles – se accettasse la richiesta dei sindacati di bloccare o di rinviare il decreto di carattere amministrativo che – dopo l’accertamento dell’Istat – dovrebbe adeguare, in modo automatico, l’età pensionabile e i requisiti contributivi all’attesa di vita, così da raggiungere i 67 anni fin dal 2019. Poi Gentiloni ha allargato le braccia, rimettendosi alla “sovranità” del Parlamento e riconoscendo così un’ulteriore chance ai sindacati, se non dovessero essere soddisfatti dagli esiti del confronto tecnico.

È quindi prevedibile che la “moratoria” sull’età pensionabile fuoriesca ben presto dagli incontri di questi giorni, nonostante che il tema sia in agenda. E che gli stessi sindacati – basta tener conto delle affermazioni di Susanna Camusso – si limitino a strappare ulteriori concessioni a proposito delle disponibilità avanzate dal governo: non applicare l’aggiornamento del requisito anagrafico a quelle categorie  per le quali sono operanti sia l’Ape sociale sia la normativa sui lavoratori precoci e aggiungere altre fattispecie di lavoro disagiato a cui estendere i medesimi riconoscimenti.

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Che cosa significa affermare che, quando si parla di pensioni, il Parlamento è sovrano? Serve a ricordare, se ce ne fosse il bisogno, che, sulla previdenza, i rappresentati del popolo sono, mutatis mutandis, come Harvey Weinstein: non se ne fanno scappare una, soprattutto sotto elezioni.

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Al Nazareno danno la colpa della sconfitta a Rosario Crocetta. In verità sono stati puniti coloro che lo avevano messo lì. Non ci voleva molto ad accorgersi dei limiti del personaggio.

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