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Come e perché il Pil lievita un po’

Il Pil italiano è cresciuto di 0,5% t/t nel 3° trimestre, in linea con la nostra previsione (e lievemente meglio delle attese di consenso). La tendenza annua è salita più del previsto a 1,8%, un record da sei anni e mezzo. Non sorprendentemente, l’espansione è venuta sia dall’industria che dai servizi. Inoltre, hanno contribuito sia la domanda domestica che il commercio estero. La crescita acquisita nel 2017 è pari ora a 1,5% (più del doppio rispetto alle previsioni di consenso a inizio anno). Stimiamo un moderato rallentamento congiunturale nel trimestre in corso, a 0,3% t/t, il che porterebbe la media annua a 1,6%. Per il 2018, ci aspettiamo che la crescita rimanga sostenuta (almeno per gli standard italiani), ma possa rallentare lievemente attorno a 1,3% (sulla scia del minor vigore del ciclo europeo, della minore espansività delle politiche economiche e della persistente incertezza politica). In ogni caso, al momento i rischi prevalenti sullo scenario di crescita appaiono senz’altro verso l’alto.

– Il Pil italiano è cresciuto di 0,5% t/t nel 3° trimestre 2017, in accelerazione rispetto allo 0,3% t/t dei tre mesi precedenti. Il dato è risultato lievemente migliore delle aspettative di consenso e in linea con la nostra stima.

– La crescita annua è salita più del previsto a 1,8% da 1,5% precedente: è un record da sei anni e mezzo (anche se il livello del Pil resta di quasi il 6% inferiore rispetto ai picchi precrisi).

– Il dettaglio per componenti di domanda non è ancora noto (verrà diffuso in occasione della seconda lettura il prossimo 1° dicembre). Tuttavia, secondo quanto comunicato dall’Istat: a) come il trimestre precedente, l’espansione è il risultato di una crescita del valore aggiunto sia nell’industria che nei servizi (a fronte di un calo nell’agricoltura); trainante in particolare a nostro avviso l’accelerazione dell’attività nel manifatturiero, in coerenza
con la crescita dell’1,5% t/t della produzione industriale nel trimestre (nonostante la correzione di settembre); in ogni caso, pensiamo che anche il contributo dei servizi sia stato rilevante, trainato tra l’altro dal buon andamento del turismo nei mesi estivi; b) la crescita è venuta sia dalla domanda domestica che dal commercio con l’estero.

Dal lato della domanda interna, stimiamo una accelerazione nel trimestre sia per i consumi che per gli investimenti (in particolare in macchinari e in costruzioni). Gli scambi con l’estero come detto sono tornati a dare un apporto moderatamente positivo, in un quadro di accelerazione per entrambi i flussi. Il contributo delle scorte potrebbe essere ancora una volta speculare a quello del commercio estero e perciò risultare lievemente negativo, dopo il +0,4% visto in primavera.

– Dopo questo dato, la crescita acquisita per il 2017 (in caso di stagnazione negli ultimi tre mesi dell’anno) è pari a 1,5%, che coincide con la media delle attuali previsioni di consenso sul Pil italiano (che dunque potrebbe anche essere rivista ulteriormente al rialzo; ricordiamo che la media delle attese degli analisti sul Pil era pari a 0,7% a inizio anno).

– Basterebbe invece un’espansione di 0,3% t/t nell’ultimo trimestre per spingere la crescita annua 2017 (in termini corretti per i giorni lavorativi) a 1,6%.

– Stimiamo un moderato rallentamento su base congiunturale nella parte finale dell’anno, proprio a 0,3% t/t, anche in considerazione del minor vigore dell’attività industriale nel trimestre (il calo di settembre della produzione crea un effetto statistico negativo sui mesi invernali). Tuttavia, il livello delle indagini è ancora ampiamente espansivo, il che segnala che la crescita è destinata a continuare a ritmi di almeno 0,3% t/t in un orizzonte di 3-6 mesi.

– In sintesi, è probabile che l’economia italiana chiuda il 2017 su ritmi più che doppi di quelli previsti dal consenso a inizio anno, con un’espansione di 1,6% (dato corretto per i giorni lavorativi e coerente con la previsione governativa di 1,5% al lordo degli effetti di calendario).

– Per il 2018, è possibile un moderato rallentamento in considerazione di diversi fattori: a) il minor vigore del ciclo europeo; b) la minore espansività delle politiche economiche; c) l’incertezza politica. D’altra parte, visto il livello espansivo degli indici anticipatori, anche il nuovo anno dovrebbe almeno iniziare con un buono slancio.

Ad oggi ci sembra probabile un’espansione di 1,3% nel 2018. In ogni caso, al momento i rischi prevalenti sullo scenario di crescita appaiono senz’altro verso l’alto.

Dati Pil 2017

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