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Assistenza sanitaria integrativa per 500 mila iscritti dipendenti di 123.904 aziende artigianali; 10,42 euro di contributo mensile; 7 milioni di quote iscritti, 12 milioni compresi i familiari; 483 sportelli in Italia; 270 mila prestazioni sanitarie per 27 milioni di euro; 5 anni. Un lustro di vita per San.Arti., il fondo di assistenza integrativa per i lavoratori dell’artigianato che ieri ha festeggiato con un convegno dal titolo “Diamo lustro alla sanità” i suoi primi 5 anni di attività.

Il fondo nato da un accordo tra Confartigianato, Casartigiani, CLAAI, Cgil, Cisl e Uil si rivolge ad un settore strategico, seppur piccolo e frammentato (ogni impresa ha in media 2,8 addetti), per l’economia nazionale, fornendo un’assistenza gratuita per integrare il Servizio sanitario nazionale nell’out-of-pocket (36 miliardi) e prevenzione.

Malgrado le pregiudiziali, la collaborazione tra pubblico e privato e quindi una sanità fondata su tre pilastri, pubblica, privata e fondi integrativi, è sempre più necessaria per rispondere alle esigenze dei cittadini. I nodi critici della sanità pubblica sono, anche secondo un sondaggio realizzato da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, i lunghi tempi di attesa per esami specialistici e la troppa concentrazione sulla diagnostica a scapito della prevenzione.

“Noi pensiamo alla prevenzione per migliorare la qualità della vita dei nostri iscritti oltre che rimborsare interamente i ticket – ha detto il presidente San.Arti. Dario Bruni (in foto) durante l’incontro al Tempio di Adriano a Roma – “Dopo 5 anni siamo soddisfatti e sicuramente non siamo più una start-up. Sappiamo che il mondo della sanità integrativa in Italia deve ancora crescere in termini di offerta, tutele per i soci e opportunità per gli investitori e perciò intendiamo dare il nostro contributo mettendo a confronto tutti gli attori in campo”.

San.Arti dunque seguendo due parametri, prestazioni di qualità e gestione corretta del fondo, contribuisce alla spese extra, estende l’assistenza anche ai familiari dei soci, offre servizi di prevenzione attraverso pacchetti ad hoc come il “Check up benessere”, monitora le malattie croniche attraverso un kit in possesso del socio in collegamento con un medico.

E nel sondaggio condotto sui soci San.Arti ed il loro sentiment sul valore sanità, malgrado la fiducia sulla sanità pubblica, liste d’attesa lunghe per scarsa efficienza e personale non sempre di qualità, fanno ritenere fondamentale la sanità integrativa proposta dal fondo e anzi, ritiene importante ampliare i servizi sul settore oncologico, cardiologico e delle terapie sperimentali.

Se tre pilastri devono esserci per una sanità completa ed efficiente, per l’on. Donata Lenzi (Pd), che contesta le differenze regionali e la “gamba” integrativa a favore della fascia di cittadini poveri, perché dove c’è buona sanità c’è disponibilità a maggiore sanità e sottolinea che “l’esplosione dei fondi integrativi si deve all’aumento dei vantaggi fiscali per lo sviluppo welfare aziendale, ma è necessario regolare la nascita di nuovi a tutela di chi si iscrive, favorire l’integrazione tra fondi, e dare garanzia sulla lunga tenuta”.

Puntuale la replica della vicepresidente San.Arti Annamaria Trovò sulla “sanità integrativa su base volontaria, con una quota del dipendente e un contributo dell’impresa artigiana con sgravi fiscali minimi”.

Giulia Grillo (M5s) stigmatizzando l’assenza nel dibattito parlamentare di un argomento così importante di cui va capito l’impatto economico, ha ribadito che dalla sanità pubblica andrebbero eliminati gli sprechi nei vari settori, comprese le aziende sanitarie e ridimensionata la spesa farmaceutica. “La sanità integrativa – ha detto Grillo – mi piacerebbe che venisse valorizzata nei settori che hanno bisogno di sviluppo come la prevenzione dove mancano anche figure professionali adeguate. Perché la sanità integrativa deve essere di qualità ed avere appropriatezza”.

Per la senatrice Maria Rizzotti (Fi) “il servizio sanitario italiano è il migliore che ci sia ma non riesce a sostenersi senza integrazione soprattutto dopo che il ministero dell’Economia ha imposto a quello della sanità tagli lineari che hanno provocato diminuzione di erogazione di servizi senza liberare risorse”.

 

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