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Quanto valgono i rifiuti in Italia?

Gestione dei rifiuti e recupero di materiale valgono circa 10 miliardi di euro, la metà dell’attuale manovra finanziaria. Un settore che cresce a ritmi più veloci dell’economia. Il valore della produzione dei soli 100 top player nei rifiuti urbani ammonta nel 2016 a quasi 7 miliardi e mezzo di euro, con un aumento del 3,8% rispetto al 2015, più del doppio dell’aumento dell’economia fissato all’1,5%. Se a questo si aggiunge il comparto della selezione a valle della raccolta differenziata, le cifre complessive sfiorano i 10 miliardi.

Ad affermarlo è il Waste Strategy Annual Report 2017, elaborato da Althesys e presentato oggi a Roma nell’ambito del convegno “Rifiuti, una strategia nazionale verso il 2030”.

Ma le buone notizie si fermano qui. A finanziare questo settore è ancora soprattutto la tassa/tariffa pagata dai cittadini e riscossa dai Comuni o dalle aziende municipalizzate. L’introduzione della tariffa puntuale, che dovrebbe incentivare comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, riguarda soltanto poco più del 3% sul totale delle entrate. Anche la tassa sulle discariche è molto più bassa che nel resto d’Europa. Fattori questi che non favoriscono certo una gestione “environmental friendly” dei rifiuti e non spingono nella direzione dell’economia circolare come ci chiede l’Europa.

Il settore italiano della gestione dei rifiuti sta attraversando una delicata fase di transizione, caratterizzata dalla crescita dei player industriali e dal persistere di criticità nel quadro normativo e di governance – afferma Alessandro Marangoni di Althesys (in foto) –. Serve una strategia che, oltre a prevedere stabilità normativa, un’Autorità di regolazione indipendente e un adeguato piano infrastrutturale, richiede uno sforzo notevole su più fronti: un forte aumento della quantità e qualità della raccolta differenziata e del riciclo, consistenti investimenti in una nuova capacità di termovalorizzazione, di trattamento dell’organico e di valorizzazione delle matrici riciclabili. Il tutto favorendo l’industrializzazione del settore, agevolando processi di aggregazione e creando le condizioni per finanziare gli investimenti”.

Rispetto ai maggiori Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito) l’Italia presenta ancora deficit impiantistici significativi nella termovalorizzazione, compensati solo in parte dall’alto livello del riciclo. È sempre più evidente la necessità che il nostro Paesi adotti, per la gestione dei rifiuti, una strategia di politica industriale oltre che ambientale, attraverso una specifica unitarietà normativa a livello nazionale. Solo in questo modo si potranno superare quelle criticità del comparto legate a situazioni territoriali troppo spesso diverse: i modelli industriali e i sistemi di affidamento. Le diversità tra nord e sud del Paese trovano anche in questo settore la loro ragion d’essere.

La filiera a valle della raccolta sta assumendo un ruolo strategico, sia a causa di politiche ambientali sia per la ricerca di business a maggior valore aggiunto. Anche se, l’esame dei principali attori della filiera delinea ancora, purtroppo, un comparto frammentato e disomogeneo. La tendenza è quella di integrare la raccolta alla fase di valorizzazione dei materiali, in un’ottica di possibili scenari in vista degli obiettivi europei al 2030.

Le sfide del “Pacchetto” sull’Economia circolare, in via di approvazione a Bruxelles, la necessità di consolidare e industrializzare il settore, gli investimenti indicati per raggiungere gli obiettivi al 2030, richiedono una Strategia Nazionale per i rifiuti, in analogia a quanto previsto per il settore energetico. Il rafforzamento industriale deve accompagnarsi a una migliore sostenibilità economica ed ambientale per i cittadini.

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