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Ecco come Marina e Guardia costiera Italiane addestrano i militari libici

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Il fenomeno di questi anni è “la più grande migrazione dalla II Guerra mondiale”. L’efficace sintesi è dell’ammiraglio Pier Federico Bisconti, capo del reparto Piani, Operazioni e Strategie marittime dello Stato maggiore della Marina. Un evento di tale portata, i cui effetti avremo davanti agli occhi per molto tempo, necessita della massima collaborazione e di sforzi comuni operativi, legislativi, di intelligence. Per questo il comando della missione europea Eunavfor Med-Operazione Sophia, guidato dall’ammiraglio di Divisione Enrico Credendino, ha organizzato presso il Segretariato generale della Difesa la quinta edizione del seminario “Shared Awareness and De-confliction per il Mediterraneo”, un forum sull’immigrazione al quale per due giorni hanno partecipato i rappresentanti di oltre 80 organizzazioni fra Stati, enti governativi, Forze armate, Onu, Unione europea e sette Ong impegnate nei soccorsi in mare.

“Nessuno può vincere da solo” ha aggiunto l’ammiraglio Bisconti che dal suo osservatorio privilegiato ha notato una “buona risposta dagli attori libici” ai quali la Marina e la Guardia costiera italiane insegnano l’organizzazione di una sala operativa e danno un supporto tecnico con la presenza a Tripoli di Nave Tremiti oltre a proseguire l’addestramento degli equipaggi che dovranno utilizzare le altre sei motovedette già promesse dall’Italia, in aggiunta alle quattro consegnate tempo fa, addestramento di cui si occupa anche lo staff di Eunavfor Med. Dal 22 giugno 2015 la missione europea, che è stata prorogata fino al 31 dicembre 2018, ha salvato oltre 42mila migranti, arrestato 119 trafficanti, neutralizzato 500 imbarcazioni e addestrato finora 201 marinai libici che, ricorda l’ammiraglio Credendino, “diventeranno 400 entro l’estate 2018”.

I naufragi, gli scontri e le contestazioni che alcune volte avvengono tra Guardia costiera libica e Ong sono la fotografia della situazione libica. Il comandante dell’Operazione Sophia l’ha detto con poche parole: “In mare la situazione è complessa perché in Libia è molto complessa” e l’addestramento che coinvolge diversi soggetti, italiani e internazionali, consente ai libici di imparare per la prima volta come comportarsi, comprese le norme del diritto internazionale. Il seminario si è svolto a porte chiuse e Credendino ha spiegato che i lavori, divisi in sei gruppi, hanno affrontato ogni tema sensibile: dall’intelligence all’aspetto legale a quello operativo. “Nell’ultima edizione – ha aggiunto come esempio – è scaturita la proposta di modificare il crimine transnazionale, più complicato da perseguire, in crimine contro l’umanità, così come quest’anno si punta a impedire che i gommoni costruiti appositamente per gli scafisti raggiungano la Libia. Ma per questo c’è bisogno dell’intervento dell’Onu”.

Credendino non si è fatto sorprendere dai cronisti che lo sollecitavano su valutazioni politiche, limitandosi a confermare che l’Ue vuole “collaborare con tutti gli attori in Libia” e che ci sono “contatti anche con il generale Haftar”. Uno dei problemi solo apparentemente banali riguarda lo stipendio dei dipendenti pubblici libici e quindi anche dei membri di quella Guardia costiera: hanno lo stipendio, ma non possono ritirarlo dalle banche, quindi non hanno contanti. Un problema serio di cui Credendino ha parlato anche con il premier Fayez al Sarraj perché si ripercuote sull’efficacia degli interventi anti-immigrazione, visto che i marinai sono costretti a trovare un secondo lavoro. Eunavfor Med dà loro una mano con 100 euro settimanali durante i mesi di addestramento, certamente insufficienti per le famiglie, e “quindi speriamo che, almeno per coloro che all’estero non possono avere una seconda occupazione, il governo libico riesca a trovare una soluzione”.

Al 23 novembre, il ministero dell’Interno ha indicato un calo del 32 per cento di arrivi rispetto all’anno scorso, trend certificato anche dall’Unhcr che rileva invece un aumento di partenze da Tunisia, Algeria e Turchia verso l’Italia. La Spagna, invece, nel terzo quadrimestre di quest’anno ha subito un aumento del 90 per cento. Nel complesso, però, si tratta di “numeri eccezionalmente alti nonostante il calo di arrivi verso l’Italia”, ha rilevato al seminario Michael Spindelegger dell’International Center of Migration Policy Development, un’organizzazione di cui fanno parte 15 Stati dell’Europa centro-orientale, e anche la sua ricetta si basa sulla collaborazione con gli Stati di provenienza e di transito dei migranti. Perché è certo che “nessuno può vincere da solo”.

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