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Brexit, come e perché Di Maio non picchia sulla Gran Bretagna

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Si conferma e si corrobora la linea atlantica e filo-anglosassone del Movimento 5 Stelle capeggiato da Luigi Di Maio. Così dopo la tanto attesa visita negli Stati Uniti, dove Di Maio ha confermato la svolta filo-americana del partito, incontrando il vice-Segretario di Stato per gli affari europei Conrad Tribble, oggi il candidato premier rassicura il Regno Unito in un’intervista al Sunday Times.

“Per noi la Brexit non deve essere l’occasione né per punire i britannici perché hanno fatto una scelta, né per danneggiare l’Inghilterra” asserisce al quotidiano d’oltremanica dal suo studio di Montecitorio. L’intervista verte quasi esclusivamente sul divorzio britannico, in cui Di Maio scorge la scelta di “una generazione che è stata ignorata e tradita dalla politica e sta cominciando a riprendersela”. Piena sintonia dunque sulla scelta di Londra di abbandonare Bruxelles. Un’ipotesi che sarebbe presa in considerazione da un governo Cinque Stelle, riferisce al quotidiano inglese, qualora le istituzioni UE si mostrino sorde alle richieste di flessibilità fiscale da parte italiana.

Sulla Brexit la linea resta quindi quella tracciata da Beppe Grillo, quando alla vigilia del voto asserì sul suo blog che “gli Stati membri, in particolare quelli del Mediterraneo, Italia in testa, dovrebbero avanzare pretese simili all’UE”. Di Maio si affretta a fare un passo di lato rispetto al fondatore del movimento, conosciuto dalla stampa estera per la sua verve polemica anti-establishment: “Abbiamo in comune le idee e il programma che ha ispirato i Cinque Stelle. Ma siamo due personalità molto diverse”. E infine promette di battersi per i diritti dei cittadini UE rimasti in Inghilterra, e soprattutto per “far crescere i nostri legami politici e commerciali con il Regno Unito, che sono storici”.

Quanto all’Europa, nessuna velleità di distacco imminente, garantisce il leader grillino, ma è scartata a priori qualsiasi accelerazione nel processo di integrazione, a partire dal ministro delle Finanze europeo proposto da Emmanuel Macron fino agli Stati Uniti d’Europa, “che comporterebbe cedere sovranità a un altro organo sovrano”. “Riformare l’Europa” è il nuovo mantra moderato dei Cinque Stelle, come lo stesso di Maio aveva già confidato al presidente francese in una lettera aperta il 23 novembre, chiarendo di puntare ad un’Europa “che non affoghi nell’iper-burocratizzazione delle regole della finanza, che ascolti le comunità e non soltanto i consigli di amministrazione delle banche d’affari”.

C’è spazio infine per una frecciatina alla campagna elettorale in arrivo, che sa di risposta al report del New York Times che punta il dito contro presunti siti grillini venditori di fake news. Ai microfoni del Sunday Times Di Maio si dice pronto a “una campagna di demonizzazione e falsità”, ma fiducioso delle chances di vittoria del Movimento: “puoi essere odiato quanto vuoi dagli italiani, ma se mantieni le tue promesse sei visto come una persona seria”.

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