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Cosa pensa e cosa dice Alternativa Popolare di Alfano dopo la sconfitta in Sicilia

“Noi non siamo di sinistra ma siamo contro chi ci vuole portare fuori dall’Europa e dall’euro. Siamo il centro del sistema politico italiano, vogliamo essere un movimento europeista, abbiamo un giudizio chiaro sui populismi e sul fatto che con una certa destra non si può stare”. È il succo dell’intervento di Angelino Alfano in apertura della conferenza programmatica di Alternativa Popolare, partito di cui è presidente, sabato 11 novembre a Fiumicino.

(CHI C’ERA ALLA CONFERENZA PROGRAMMATICA DI AP. LE FOTO DI PIZZI)

IL POST-ELEZIONI SICILIANE

Dopo le elezioni siciliane in cui il partito ha corso con il centrosinistra, registrando un risultato deludente, il 4,2 per cento, diversi quotidiani hanno parlato di un partito in subbuglio. In un momento cioè “non facile per la scomposizione e ricomposizione che si è verificata in tante aree politiche del parlamento italiano”, come ha ammesso Alfano. E in un contesto dove in molti, da una posizione di centro moderato, tornano a guardare alla destra come approdo naturale. Ma che tuttavia non sembra la strada che vuole intraprendere Alfano. “Siamo contro il populismo alla Di Battista”, si è limitato a specificare l’attuale ministro degli Esteri. E su Salvini “non ho capito che gli ho fatto, in siciliano si dice che la fissazione è peggio della malattia”, ha detto con una battuta.

CORRERE DA SOLI ALLE ELEZIONI

Insomma il punto per Alternativa Popolare è correre da soli, rivendicando le proprie idee e la propria identità, e soprattutto senza toccare il tema delle alleanze. Posizioni chiare quindi sull’Europa, sui populismi, su punti programmatici come la famiglia e un’impostazione economica liberale. E tra il pubblico, dove sono seduti in prima fila tutti i personaggi che poi nel corso della giornata saliranno nel palco presieduto da Maurizio Lupi, come Fabrizio Cicchitto, Beatrice Lorenzin, Paolo Tancredi, Giovanni La Via, Laura Bianconi, Tonino Gentile, e dove si intravede anche l’ex presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, si sente mormorare, in maniera sognante: “Bisogna fare un partito popolare, come in Spagna, e via che riunisci tutto”.

(CHI C’ERA ALLA CONFERENZA PROGRAMMATICA DI AP. LE FOTO DI PIZZI)

LE RIVENDICAZIONI DI ALFANO

Nel frattempo però Alfano, dal palco, ribadisce: “Quelli che sono qui non hanno mai lasciato il partito, ma quando si è sciolto il Pdl ne abbiamo fondato uno nuovo, Ncd. Però non abbiamo mai cambiato posizione politica. Berlusconi ha fatto un accordo con Bersani per fare nascere prima il governo Monti, poi Letta, e dal gennaio 2015 ci siamo messi con Renzi per il patto del nazareno. Alla fine lui si è ritirato, e noi siamo rimasti dove eravamo”. Il presidente di Ap infatti non ha mai smesso di rivendicare le sue scelte, e nemmeno quelle che inizialmente fece Berlusconi. “Abbiamo pensato che avesse fatto bene a fare quello scelte e non abbiamo condiviso l’idea di abbandonare”, ma “chi ci dice di aver tradito ci dice bugie”.

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL PPE

Chi evoca però un nuovo predellino viene subito tacciato di dire cose impossibili. Il primo punto della lista è così, per Alfano, il fatto che “dobbiamo chiederci se apparteniamo alla sfera di chi dice che l’Europa è un problema o di chi dice, come noi, che è invece è irrinunciabile”. Ma all’inizio del convegno, in un videomessaggio, il presidente del Partito popolare europeo Joseph Daul non si sottrae da riferimenti ben precisi. “Queste elezioni saranno importanti per il vostro partito e per il vostro Paese”, ha detto Daul. Passaggio in cui “bisognerà costruire un centro destra più forte che mai per poter erigere una barriera al Movimento 5 stelle”, ha scandito. “Come in tutti gli altri Paesi dell’Unione, tocca a noi cristiano-democratici fare in modo che il Parlamento europeo non diventi un luogo di sterile bagarre e di propaganda populista”.

LA LEGGE ELETTORALE E IL CENTRO DESTRA

E prosegue: “La legge elettorale è stata votata e tutti oramai conoscono le regole del gioco. Si tratta solo di comporre le liste e di studiare le strategie adatte, passaggio che non sarà facile”. Citando infine il fatto che “il centro destra italiano è ancora diviso, sfortunatamente sono ancora troppe le differenze al suo interno”, ma che in ogni caso “la difficoltà del compito non può essere un alibi per abbandonare la sfida. Sono certo che voi continuerete a battervi per difendere anche in Italia i valori del centrodestra e della grande famiglia del Ppe alla quale appartenete”. Centro destra quindi, non Renzi. Di cui tuttavia Alfano non smette di rivendicarne i risultati dei mesi di governo trascorsi assieme. “Abbiamo avuto il grande merito di cambiare il corso delle cose, evitando una crisi che avrebbe portato Beppe Grillo al governo del Paese. Mentre c’eravamo noi abbiamo attraversato le tre più grandi crisi dal dopoguerra: economica, dei migranti, di sicurezza. Oggi, questa legislatura si conclude con il segno positivo”.

(CHI C’ERA ALLA CONFERENZA PROGRAMMATICA DI AP. LE FOTO DI PIZZI)

“SIAMO STATI COERENTI CON IL NOSTRO PROGRAMMA”, DICE ALFANO

Ma la cifra conclusiva è che in tutto ciò, ha spiegato Alfano, “non abbiamo mai cambiato i nostri ideali. Siamo quelli che si battevano contro ogni oppressione fiscale, burocratica, giudiziaria. In questi anni abbiamo eliminato le tasse sulla casa, l’Irap, in materia di giustizia abbiamo fatto la riforma della custodia cautelare in carcere, approvato la riforma delle intercettazioni, introdotto la responsabilità civile dei magistrati, e sul mercato del lavoro abbiamo abolito l’art.18 e intrapreso una direzione più liberale. Siamo stati coerenti con il nostro programma, e ne siamo orgogliosi”. Il vero problema è però la soglia del tre per cento. “Noi non stiamo a favore del vento”, ha affermato il deputato Sergio Pizzolante fuori dall’aula del convegno. “Nello scenario italiano il Pd è un interlocutore possibile. Ma se ripristina l’articolo 18 e torna indietro sul Jobs Act non ci si può stare, il tema delle alleanze sta un passo indietro rispetto ai temi”.

FIDARSI DI RENZI?

Fidarsi o non fidarsi di Renzi? “Le persone cambiano”, ha sussurrato Pizzolante. “Oggi, per chi vuole costruire coalizioni, lo scenario è cambiato. Noi vogliamo ricostruire un’identità e un programma”. E nel suo intervento dal palco ha proseguito: “Ci sono imprenditori della rabbia, come Salvini e Grillo. La nostra identità è arginare il populismo risollevando il ceto medio. Oggi solo il 33 per cento si definisce ceto medio, dieci anni fa erano il 74 per cento. Il 61 per cento si definisce ceto basso o povero, e questo cambia le categorie della politica”. “Le idee sono fatti, e la forza di un partito sta nelle sue idee”, ha così affermato Lupi dal palco, presentando l’evento. “Si vota un volto, e con questa legge elettorale decideremo con chi stare. Non ci obbliga alle coalizioni, e se non si prende il 3 per cento giustamente si va a casa”.

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