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Vi spiego cosa farà l’Arabia Saudita con Iran, Yemen e Hariri. Parla il consigliere del re Salman

Il premier libanese Saad Hariri è sempre stato libero e al sicuro, e tornerà presto in Libano. Parola di Abdullah bin Abdulaziz Al Rabeeah, consigliere del re Salman dell’Arabia Saudita e supervisore generale del King Salman Humanitarian Aid and Relief Center (KSrelief), l’organizzazione umanitaria plurimiliardaria della famiglia reale saudita. Lo abbiamo incontrato all’Hotel Minerva di Roma a margine del convegno “Partnering for a Sustainable Peace in Yemen“, dove Al Rabeeah ha fatto il punto sugli aiuti umanitari dei sauditi alla popolazione yemenita, ridotta in ginocchio da una guerra che va avanti da anni. Il consigliere reale ha risposto alle accuse che vogliono Hariri detenuto politico di Rihad, ma ha anche affrontato la crescente minaccia iraniana nella regione, a partire dalla guerra in Yemen. Ecco la sua conversazione con Formiche.net:

Cosa sta facendo il KSrelief per aiutare la popolazione in Yemen?

Siamo tra i più grandi contributori quando si parla di supporto umanitario. Il KSrelief è impegnato in diversi conflitti, offre cibo, medicine e un riparo agli sfollati. Stiamo portando questi aiuti umanitari in tutte le regioni dello Yemen, nessuna esclusa, sia quelle controllate dal governo di Hadi che quelle sotto il controllo dei ribelli Houthi.

Quindi aiutate anche le regioni sotto il controllo dei ribelli?

I principali ospedali di Saada e di Hajjah, due delle città principali degli Houthi, sono interamente finanziati da noi. Non solo, portiamo aiuti ad Al Hudaydah, un altro centro importante dell’area controllata dai ribelli. Abbiamo trasportato 92.000 casse di cibo nelle regioni Houthi, non vogliamo il male della popolazione yemenita, non abbiamo nulla contro di loro. Il nostro problema è un piccolo gruppo di persone armate, violente, che vogliono distruggere il Paese.

Le organizzazioni internazionali però in questi giorni denunciano una crisi umanitaria dovuta alla vostra decisione di chiudere i corridoi verso le regioni ribelli.

Non abbiamo chiuso la via, abbiamo sospeso il passaggio. Ci sono stati diversi missili sparati dallo Yemen, di recente uno di questi ha quasi colpito Rihad, la nostra capitale. Sappiamo benissimo che i ribelli non sono in grado di fabbricare missili del genere. Abbiamo perciò voluto rivalutare per qualche giorno il meccanismo di soccorso umanitario delle Nazioni Unite, ora tutti i porti e le vie aeree verso il governo legittimo dello Yemen sono stati riaperti.

E la popolazione yemenita nelle regioni degli Houthi come fa a ricevere gli aiuti?

Per il porto di Hudaydah e l’aeroporto di Sanaa c’è un’iniziativa dell’Onu, non è un nostro problema. Noi la accogliamo con favore, è una loro responsabilità, e in poco tempo dovrebbero riuscire ad aprire i corridoi.

Avete le prove che ci sia l’Iran dietro ai ribelli Houthi?

Non ci vuole molto a capire che le milizie Houthi sono una minoranza. Per loro ottenere armi, missili balistici, macchine per la contra-aerea non è facile. Chi altro nella regione ha la capacità di farlo? Abbiamo confiscato armi iraniane, sappiamo che l’Iran è in Iraq, in Siria e in Libano con Hezbollah. Non è un segreto: quando Sanaa (la capitale dello Yemen, ndr) è stata conquistata dalle milizie, i leader dell’Iran hanno dichiarato che era sorta una nuova capitale iraniana. Questo non è sufficiente?

E quel missile lanciato verso Rihad due settimane fa, anche quello è iraniano?

Tutte le prove militari e le valutazioni tecniche sulle componenti del missile inidicano che è stato fabbricato in Iran. Lo stesso è emerso dallo studio dettagliato dell’impianto elettronico. Nessun altro nella regione può costruire un missile che viaggia per più di 1000 chilometri.

C’è la possibilità di una guerra fra Arabia Saudita e Iran?

Noi speriamo di non vedere un conflitto armato, ma vogliamo che l’Iran, sotto le pressioni dei nostri alleati, inclusa l’Italia, torni ad occuparsi di politica domestica e smetta di interferire nei Paesi vicini. Anche in questo caso, se ciò accadesse, non avremmo nulla contro la popolazione iraniana.

Un altro Paese nella regione, Israele, condivide i vostri stessi timori sull’espansione dell’Iran. Siamo all’alba di una stagione di riavvicinamento fra gli israeliani e il mondo arabo?

Al momento non c’è alcuna relazione fra l’Arabia Saudita e Israele. Noi vogliamo che sia assicurata la stabilità nella regione, e lo stesso dovrebbero fare tutti gli Stati che ci vivono.

E cosa dice delle voci che volevano il principe Mohammed bin Salman in Israele a settembre?

Sono inventate, non c’è nulla di vero.

Ci sono altri Paesi nella Coalizione del Golfo che cooperano nella crisi in Yemen quanto l’Arabia Saudita?

Gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait stanno aiutando massicciamente, noi stiamo facendo del nostro meglio e chiediamo agli Stati nella regione e internazionale di fare lo stesso.

Ricucire con il Qatar potrebbe guadagnare alla causa un ricco e importante attore nella regione..

Al Qatar abbiamo fatto una richiesta chiara fin dal giorno 1: cessare di destabilizzare la regione e supportare il terrorismo. Non abbiamo nulla contro la popolazione qatarina, ma il loro governo deve soddisfare le richieste dei paesi del Consiglio del Golfo.

In questi giorni il primo ministro del Libano Hariri si trova in Arabia Saudita, da dove ha annunciato le sue dimissioni. In molti pensano che sia un prigioniero politico, e che Rihad lo abbia costretto a dimettersi per destabilizzare il Libano ed Hezbollah.

Non è vero, l’Arabia Saudita fa esattamente il contrario. Nella sua intervista in diretta sul Future Channel Hariri ha spiegato di essere libero di muoversi e che tornerà in Libano fra qualche giorno. È stato invitato in Francia prima di ritornare a Beirut, nei prossimi giorni avrete la prova che quel che è stato raccontato è falso. Peraltro l’Arabia Saudita invita da tempo i leaders religiosi del Libano a ridurre la conflittualità nel Paese, ma per farlo Hezbollah deve cooperare.

(Foto: Youtube)

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