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Egitto, ecco come i terroristi hanno colpito i fedeli all’uscita dalla moschea

235 morti e oltre cento feriti. E’ questo il bilancio, purtroppo ancora non definitivo, dell’attacco terroristico di stamattina contro la moschea egiziana di Bir al-Abed, a ovest della città di Arish, nella regione del Nord Sinai.

Si tratta del più grave attentato terroristico nella storia del Paese.

Gli ordigni artigianali sono esplosi al momento dell’uscita dei fedeli dalla moschea, in quegli istanti particolarmente affollata visto che l’attentato è stato sferrato di venerdì, giorno sacro per i musulmani. Secondo quanto riferito da alcuni organi di stampa, i terroristi avrebbero poi anche sparato sulle persone in fuga e sulle ambulanze giunte sul posto per soccorrere le vittime.

Come ha riferito il Daily Mirror, dopo la strage l’esercito egiziano avrebbe bombardato un gruppo di terroristi attivi nella regione, uccidendone 15. Per il momento, però, non è comunque arrivata alcuna rivendicazione dell’attentato mentre il presidente egiziano al-Sisi ha convocato una riunione d’emergenza con i responsabili della sicurezza e dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Un attentato fortemente condannato dalla comunità islamica egiziana, in primis da Al-Azhar il più influente centro teologico e universitario dell’islam sunnita, che si trova al Cairo. Solidarietà e vicinanza all’Egitto sono stati espresse da ogni parte del pianeta, e ovviamente anche dall’Italia.

Un tweet, quello del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, cui sono seguite le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Nella comune lotta contro il terrorismo e l’estremismo religioso -nemici esiziali della libera espressione del culto- l’Egitto potrà contare sempre sul determinato sostegno dell’Italia“, ha dichiarato il presidente della Repubblica.

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