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Tutti gli effetti nefasti dell’inasprimento fiscale sulle sigarette

Di Marco Spallone
fumatori, tabacco

Il commento del professor Marco Spallone, vicedirettore del CASMEF dell’Università LUISS Guido Carli, coautore dello Studio “Le riforme del mercato del tabacco in Italia e il Grecia: verso un calendario fiscale”, edito da Minerva Bancaria lo scorso mese di settembre, sull’emendamento che ha per oggetto “l’adeguamento tecnico delle disposizioni in materia di tabacchi lavorati”. L’emendamento al Dl fiscale provoca un ulteriore tentativo di aggravio della tassazione sulle sigarette: infatti si propone di modificare ulteriormente l’attuale assetto della normativa fiscale sui prodotti del tabacco, dopo il recente inasprimento del carico fiscale posto in essere lo scorso giugno, causando una perdita di gettito già nel primo mese di applicazione (luglio 2017), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 2,2% (ovvero, -21 milioni di euro). (Redazione)

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Che la riforma della tassazione sui tabacchi dovesse essere rivista era ormai chiaro a tutti, ma non nel modo e nella direzione che sembrano essere stati decisi.

NEL MODO

È preoccupante l’idea di riformare una materia tanto complessa e rilevante come la tassazione sui tabacchi per mezzo di un emendamento dell’ultima ora, senza nemmeno una valutazione di impatto della corrente legislazione, obbligatoria per legge, come molti spesso dimenticano. La preoccupazione è confermata dal confronto internazionale: un esempio di riforma “overnight” (tra l’altro guidata dalle stesse logiche dell’emendamento in questione) è quello drammatico della Grecia, dove il ribaltamento repentino dello schema delle accise nel 2012 ha annullato la sostenibilità del mercato, rotto equilibri consolidati e affossato il gettito: il maggior carico fiscale e le variazioni di prezzo dei prodotti di fascia bassa hanno infatti rappresentato uno shock per i consumatori, riducendo i volumi di mercato e favorendo la crescita esponenziale del contrabbando, che ha raggiunto il secondo livello più alto d’Europa con una perdita, in termini di mancate entrate erariali per il solo 2016, pari a 600 milioni di euro. Mentre un esempio virtuoso, come quello della Germania, si basa sull’implementazione di un accordo di lungo periodo condiviso da Governo e industria. Il “calendario fiscale delle accise” implementato dai tedeschi (pianificazione 2011-2015), pur comportando un aumento generalizzato della tassazione, ha consentito alla Germania di realizzare un gettito complessivo superiore alle previsioni di ben 2,4 miliardi.

NELLA DIREZIONE

Il problema della legislazione corrente non è la sua natura prevalentemente proporzionale, che, anzi, ha permesso negli ultimi anni, nonostante le condizioni economiche difficili, di stabilizzare il gettito (ci sono i dati a confermarlo). Perché è vero che i consumatori, se possono, cercano i prodotti che soddisfano le loro esigenze al minor prezzo, ma se questi prodotti sono legali continuano a consumare prodotti di provenienza certa e a garantire gettito. Se si impedisce ai consumatori di accedere ad alternative meno costose nell’ambito del mercato legale, si favorisce il contrabbando, con tutte le conseguenze negative possibili ed immaginabili.

Il mercato dei tabacchi è un mercato libero e concorrenziale. Inasprire la tassazione sui prodotti meno costosi, oltre a non essere un’idea vincente dal punto di vista erariale e della salute pubblica per i motivi appena esposti, non è neutrale dal punto di vista competitivo. In Italia, va sempre ricordato, uno degli operatori di mercato occupa una posizione dominante da molti decenni e tale posizione trova forza soprattutto nei prodotti di prezzo alto e medio-alto. Favorire la posizione dominante, se non illegale, è quantomeno inopportuno.

È strano sentir dire che questo emendamento non implica un aumento delle tasse per i cittadini. Bisognerà chiederlo tra qualche mese ai fumatori che oggi comprano sigarette di prezzo più basso rispetto alla media. E tra qualche mese in più anche agli altri fumatori, visto che i produttori posizionati nella fascia alta del mercato si sentiranno liberi dalla concorrenza e, quindi, liberi di alzare i prezzi per aumentare i loro profitti. L’approvazione di questo provvedimento potrebbe comportare anche aumenti di prezzo fino a 50 centesimi al pacchetto nell’anno in corso e aumenti anche maggiori negli anni successivi.

Non è vero, inoltre, che questo emendamento introduce meccanismi automatici di aggiustamento dei parametri fiscali, introduzione che, tra l’altro, è auspicabile (non a caso, infatti, si era citato in precedenza l’esempio tedesco di un calendario fiscale). Un meccanismo automatico si deve basare su riferimenti non manipolabili: qui, il riferimento è il prezzo medio ponderato, che dipende dalle scelte dei produttori. Il meccanismo qui ipotizzato può essere influenzato dai produttori, a favore di una posizione o di un’altra, come dimostrano le dinamiche di prezzo di fine anno in questo mercato. Quindi, per fare un esempio, un produttore con una quota di mercato rilevante potrà decidere di alzare i prezzi (per aumentare i profitti e non per tutelare la salute dei consumatori), sapendo che la reazione dei suoi concorrenti non potrà essere efficace: infatti, sarà proprio l’aumento iniziale dei prezzi ad accrescere il carico fiscale su coloro che non vorranno a loro volta modificare al rialzo i propri listini. Come se non bastasse, si concede anche al legislatore, su presupposti di legge vaghissimi (questo sì è un problema della vigente legislazione), la possibilità di intervenire discrezionalmente sul rapporto tra onere fiscale minimo e tassazione al prezzo medio ponderato, di nuovo sottoponendolo alle prevedibili pressioni e così cancellando anche l’unico vantaggio possibile di un “presunto” meccanismo automatico.

Si sta tentando di riformare la legislazione dei tabacchi senza aver valutato pro e contro della corrente legislazione, con buona pace dell’obbligo di VIR imposto dalla legge. E lo si sta facendo prendendo una strada pericolosa e anticoncorrenziale: si penalizzano i prodotti di prezzo basso, ponendo le condizioni per una crescita del contrabbando e una drammatica caduta del gettito, da cui sarà difficile rialzarsi.

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