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Ilaria Capua e lo scandalismo impenitente dei giornali

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La virologa romana Ilaria Capua, da un anno alla direzione del centro di eccellenza “One health” dell’Emerging pathogens institute dell’Università della Florida, a Gainesville, è la prima ricercatrice italiana a vincere il premio canadese dedicato a Frank Schofield e assegnato ogni anno dall’Ontario veterinary college. Obiettivo del premio è ricordare il contributo di Schofield ai farmaci per la trombosi che si sono poi rivelati fondamentali anche per l’uomo. Ilaria Capua ha deciso di devolvere il premio in denaro alla fondazione “444 One health”, costituita all’interno dell’Università della Florida. “La mia speranza e il mio intento -ha detto Capua- sono quelli di attirare finanziamenti da aziende e filantropi in grado di apprezzare la complessità degli aspetti di salute integrata uomo-animale-ambiente nel contesto dei big data, essenziale per la salute di domani”. (Agenzia Nova, 14 novembre 2017).

Resto sempre in attesa delle scuse di Lirio Abbate e Carlo Bonini, nonché dei loro direttori Marco Damilano (L’Espresso) e Mario Calabresi (la Repubblica).

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Selezionare un personale elettivo che curi esclusivamente l’interesse generale è in democrazia “mission impossible” (o quasi). Lo aveva capito Gaetano Mosca, un conservatore a tutto tondo. Per il padre della scienza politica moderna gli elettori non premiano i più dabbene e i più capaci, ma i più pronti ad assecondarli. In questo senso, lo scandalismo è stato sempre un buon combustibile per gli imprenditori politici, come quelli tesserati dalla ditta Grillo & Casaleggio jr, che vogliono aprire come una scatoletta di tonno il Parlamento. Beninteso, una politica rispettosa della legalità è cosa necessaria e buona. Ma le radici della cattiva politica non affondano soltanto nella politica medesima, come se la società italiana fosse un’oasi incontaminata di virtù civiche. Lo sappiamo da molto tempo: la violazione delle regole non solo vi è ammessa largamente, ma è un lubrificante del suo funzionamento. D’altronde, chi non ha mai parcheggiato in doppia fila o ha dimenticato di chiedere la fattura all’idraulico? Un pezzo di economia prospera solo così. Si può alzare “il costo morale dell’immoralità” (codici etici di partiti, imprese, pubbliche amministrazioni) quanto si vuole, ma niente potrà sostituire la forza cogente del diritto: leggi ben fatte, processi celeri, certezza della pena, magistratura inquirente efficiente, forze dell’ordine dotate di mezzi adeguati. Non servono insomma poteri straordinari contro la corruzione. Serve che i poteri ordinari vengano esercitati con straordinario rigore, come ha argomentato da par suo Sabino Cassese sul Foglio. Tutto il resto è noia, come recita la canzone di Franco Califano.

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