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Come Kim continua a far innervosire Pechino e Washington

corea

Il presidente americano Donald Trump scrive su Twitter che nemmeno l’inviato che Pechino ha mandato a Pyongyang ha ottenuto risultati, tanto che il “Little Rocket Man”, come Trump chiama Kim Jong-un, ha effettuato un nuovo test missilistico: “Difficile credere che la sua gente e l’esercito sopportino di vivere in condizioni così orribili”, stuzzica Trump.

Il diplomatico cinese, uno delle alte sfere del dipartimento Esteri del partito, era arrivato nella capitale del Nord il 17 novembre, ma è tornato senza buone notizie, anzi, addirittura non è riuscito a incontrare ufficialmente Kim. “Cina e Russia hanno condannato” il gesto del satrapo, dice Trump, e così cerca di tirare in ballo altri due attori di peso che potrebbero far qualcosa per gestire la minaccia.

IL NERVOSISMO CINESE

Pechino è nervosa: la Corea del Nord è un Paese satellite che serve alla Cina anche per alzare i toni del confronto con gli Stati Uniti, ma il suo leader è di fatto ingestibile. È stato chiuso, formalmente per lavori di manutenzione, il Ponte dell’Amicizia che collega il Nord alla regionale meridionale cinese e – segnalano gli inviati del CorSera, Guido Santevecchi da Pechino e Guido Olimpio da Washington – ci sono state esercitazioni live-fire lungo il confine. “Normale routine”, ma non troppo: “Circolano voci sulla necessità di preparare piani in caso di guerra, soprattutto perché l’85% degli impianti nucleari e missilistici nordcoreani sono a non più di 100 chilometri dal confine cinese”. E negli ultimi due mesi non è la prima volta che la Cina ordina esercitazioni del genere (per esempio, test di difesa aere anti-missile eseguiti nel Golfo di Bohai, dove il Mar Giallo guarda alla penisola coreana).

IL NAZIONALISMO DI KIM

L’opzione militare non è solo sui tavoli di Washington. Pyongyang ha inviato messaggi di indipendenza, rivendica sicurezza acquisita con le evoluzioni militari: il comunicato che ha accompagnato l’ultimo lancio riporta una dichiarazione del leader nordcoreano che dice di essere alla guida di una “potenza nucleare de facto“. Kim è un nazionalista, e non accetta che Pechino, il protettore, abbia intrapreso una linea ferma, votando le sanzioni Onu contro di lui promosse dagli Stati Uniti; la scelta rientra anche nelle relazioni in costruzione tra Trump e Xi Jinping, i leader delle due più grosse economie del mondo che condividono il dossier nordcoreano anche come terreno di incontro, confronto. test.

LA GUERRA È VICINA?

Secondo Nikki Haley, l’aquila ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, il lancio di un Hwasong-15 – il nuovo tipo di missile testato due giorni fa, che potenzialmente potrebbe raggiungere ogni parte dell’entroterra americano – “ha avvicinato” la situazione alla guerra. Per gli americani c’è sempre il rischio delle rappresaglie però, le vite dei civili sudcoreani che sarebbero oggetto delle contromosse di Kim in caso di attacco. Circola anche un’ipotesi che al momento sembra fantascienza: 30 mila soldati cinesi potrebbero entrare in territorio nordcoreano, in modo da trasformare il paese in una specie di protettorato, facendo passare la mossa come un bilanciamento alla presenza di americani in Corea del Sud e calmare gli animi di Kim.

LA DICHIARAZIONE SOLENNE DI PACE

Gli americani al Sud sono uno dei motivi che il dittatore usa nella narrativa con cui definisce l’acquisizione dell’Atomica come uno step necessario di auto-difesa. Nel comunicato che la Kcna, l’agenzia del regime, ha diffuso dopo l’ultimo test, c’è però un passaggio centrale che dice: “Non minacceremo alcun Paese e alcuna regione fintanto che gli interessi della Repubblica Democratica Popolare di Corea non saranno violati: questa è la nostra solenne dichiarazione”. Kim cerca di descriversi come uno stratega alla guida di una potenza, una rassicurazione necessaria perché attorno a lui c’è sempre maggiore tensione. Se Washington e Pechino si coordinano, potrebbe aver vita breve (potrebbero essere anche quei militari che vivono “in condizioni così orribili” di cui parla Trump a muoversi, sollecitati dall’esterno?).

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