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La strategia di Minniti per combattere il terrorismo

Minniti, foreign fighter

La vittoria sul campo contro il Daesh non può farci abbassare la guardia, ma anzi deve suggerire un’attenzione ancora maggiore. A dirlo è stato il ministro degli Interni Marco Minniti, che oggi è nuovamente intervenuto sul tema del contrasto al terrorismo partecipando ai lavori del Gruppo speciale per il Mediterraneo e Medio Oriente (Gsm) dell’Assemblea parlamentare della Nato, riunitosi alla Camera su iniziativa della delegazione italiana guidata da Andrea Manciulli.

LA VITTORIA SUL CAMPO

“Con le conquiste di Raqqa e Mosul sono caduti due straordinari riferimenti del controllo del territorio da parte di Daesh”, ha ricordato Minniti. “Sarebbe sbagliato non prendere atto di questo successo”, che però non significa la fine dell’Isis. “È finito il suo potere militare – ha detto il ministro – ma non la sua minaccia”. Al contrario, “è ragionevole pensare che, per lo scacco militare, Daesh sia portato a praticare di più l’altra parte del potere che di solito chiamiamo asimmetrica”. Occorre evitare quello che il ministro ha definito “il paradosso del successo”. L’unità della coalizione anti-Daesh è stata fondamentale per il suo successo, ora, dopo lo sforzo militare, il rischio è che si perda proprio quando ce n’è più bisogno, nella costruzione del futuro dei Paesi martoriati dalla guerra. “Daesh è cresciuto potendo contare su giacimenti di odio accresciutisi negli anni; l’obiettivo è continuare a combattere il terrorismo lavorando affinché non ci sia più nulla di ingiusto nella costruzione del futuro che possa, domani, alimentare bacini di odio”.

IL PROBLEMA DEI FOREIGN FIGHTERS…

La prima questione connessa alla sconfitta sul campo simmetrico riguarda il ritorno dei foreign fighters. “In queste ore e in questi giorni, diventa fondamentale gestire quello che può esserci a Mosul e Raqqa, che potrebbero rivelarsi miniere di informazioni sui foreign fighters”, ha spiegato Minniti. La cooperazione internazionale, per raccogliere le prove e condividere le informazioni, è essenziale. Il problema, è che “non sarà un ritorno ordinato né una ritirata strategica, ma piuttosto una fuga da un teatro operativo, una diaspora” che obbliga a “guardare le possibili rotte di ritorno verso l’Europa e il nord Africa”. Inoltre, in questo diffuso ritorno, complicatissimo da monitorare, i combattenti jihadisti potrebbero “mimetizzarsi nei flussi migratori”, ha detto Minniti. Perciò diventa fondamentale il controllo sull’Africa settentrionale, “in particolare la Libia”, affinché il suo confine meridionale – “che diventa sempre di più il confine sud dell’intera europa” – non diventi frontiera per la partenza di terroristi. D’altra parte, occorre evitare che alcune aree libiche diventino zone sicure per i combattenti, che inizierebbero così a riguadagnare terreno nel Paese. Tale azione “deve essere l’imperativo categorico della Nato e della comunità internazionale”, ha detto Minniti ribadendo l’invito che, poco prima, il premier Paolo Gentiloni aveva rivolto agli alleati per una maggiore condivisione delle responsabilità nel Mediterraneo.

…E QUELLA DEI LUPI SOLITARI

L’altra sfida riguarda i lupi solitari, e i piccoli gruppi che agiscono senza un comando diretto e senza una direzione strategica. Di episodi di violenza di questo tipo “abbiamo un’esperienza drammaticamente lunga”, ha ricordato Minniti. Il contrasto inizia dalla prevenzione e dall’intelligence, per cui “il web è un punto cruciale, essendo usato come terreno di radicalizzazione e proselitismo”. Su questo, “c’è bisogno di una discussione franca, anche con i grandi provider dei servizi del web”. Una discussione che è iniziata il mese scorso a Ischia, quando, proprio su iniziativa italiana, al G7 dei ministri dell’Interno hanno partecipato i big del web. “C’erano Microsoft, Google, Facebook e Twitter, e non era mai avvenuto prima”, ha rimarcato il ministro italiano. L’obiettivo è dichiarato: “non proibire ma regolare insieme”. Difatti, a Ischia il percorso è stato segnato, ha concluso Minniti: “una grande alleanza contro il nemico comune: il malware del terrore”.

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