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Dalla cultura orale alla tradizione scritta: la straordinaria Opera di Mimmo Cuticchio

Alle armi, cavalieri! Le storie dei paladini di Francia raccontate da Mimmo Cuticchio esce alle stampe per opera di Donzelli Editore, e non si fa per dire, ma per usare proprio la parola “opera” come l’ Opera dei Pupi, per mano di un editore attento alla Cultura Siciliana.
Sulla sovraccoperta di fondo, una breve nota ricorda che si tratta di un libro che per la prima volta narra tutte le storie dell’Opera dei Pupi, si tratta dei cunti della famiglia Cuticchio.
La tradizione orale non può essere tutta trascritta, sarebbe un ossimoro bestiale tentare di trascrivere quello che nasce solo per essere cuntato verbalmente da vivente a vivente , per essere ricordato e tramandato tra vivi e per i vivi, ma ad un certo punto del cunto, uno magari si preoccupa che qualcosa vada storto nella memoria dei vivi, quando i cunti passano di bocca in bocca e da queste a quelle orecchie. Allora il maestro Mimmo Cuticchio ,che passa il tempo a studiare nel suo studio super affollato, rivede gli appunti, i canovacci delle sue rappresentazioni, trascrive le storie dei cunti quasi ad occhi chiusi cercando di rivedere con altri “occhi” le avventure dei paladini di Francia. La prima cosa di cui si preoccupa chi tenta di trascrivere un sistema di comunicazione verbale è la lingua. In quale lingua scrivere? Come ricercare le parole nella lingua originale? La prima cosa che viene in mente è di ricercare nei vocabolari di Italiano e sicuramente nei dizionari di Siciliano antico, ma lo stesso Cuticchio afferma che ha abbandonato questa ricerca nella trascrizione della sua opera, perché ha avuto bisogno solo di chiudere gli occhi per far girare “in presa diretta” il suo cunto di cuntista. L’esperienza di scrittura ha dato al maestro Cuticchio l’opportunità di riprendere le scene non solo frontalmente ma di alzare ed abbassare le “riprese” al di sopra degli elmi e al suolo, sotto le pance dei cavalli in battaglia.
E’ formidabile la capacità di Mimmo Cuticchio di ricordare nomi e personaggi, la destrezza dell’immaginare e dell’intrecciare i fili di ordito e trama di storie che ogni volta che si narrano non sono mai uguali a se stesse.
I cunti sono come l’arte poietica, hanno una prosodia, un ritmo, una musicalità e vivono di voci , di timbri, di onomatopee, di suoni, di cadenze e per di più costituiscono l’anima di pupi in movimento sulle scene. I cunti sono come delle formule magiche , solo che le formule si devono ricordare perfettamente uguali a come sono scritte sui libri di magia, se no sono guai e gli incantamenti avvengono al contrario. I cunti dell’ Opera dei Pupi mentre si recitano e si pronunciano cambiano e si trasformano e la magia la creano lo stesso e l’effetto magico è dato da tutto un mondo che è appeso per i fili, dai rumori di scena e dalle voci che animano il buio e il silenzio vivo. I personaggi del libro di Mimmo Cuticchio sono circa duecentocinquanta che si avvicendano in quasi seicento pagine. Il cuntista ricorda mirabilmente tutti i nomi, tutte le discendenze biografiche, le parentele perchè Mimmo Cuticchio è figlio di Puparo e ha vissuto con i Pupi ritenendoli “persone” di famiglia, una famiglia allargata di vere persone e di maschere, un intreccio di realtà e fantasia che solo chi è nato e vissuto nel teatro e per il teatro sa tessere .
Il libro è veramente uno scrigno se si pensa alla tradizione dei Pupi e a quel loro mondo antico , piccolo e concavo dove si perpetuano gli eventi e dove tutto è pervaso da un animismo di fiaba esoterica e di incantesimi che legano prodigi e miracoli, santi e maghi, spade e corone, Cristiani e Pagani, leggende e miti, realtà e cunti.
Lo stesso Cuticchio ricorda che l’Opera dei Pupi non nasce come opera per i bambini, ma nasce come esigenza degli uomini adulti, o degli adulti bambini, contadini, pescatori che la sera dopo il lavoro si recano a casa dei cuntisti per il bisogno di intrattenersi con le storie cuntate, con quegli episodi della cavalleria e dei paladini, con gli intrecci amorosi e le avventure di viaggi e di scoperte per i quali e con i quali trastullarsi , molto simili a quel passatempo che oggi è rappresentato dalla televisione e che ieri l’altro era rappresentato dalla radio. Gli uomini, da sempre, hanno bisogno di immedesimarsi nelle storie e nei cunti, hanno bisogno di vivere le maschere per liberarsi dalle fatiche della vita concreta e vanno alla ricerca dei cuntisti, di quei narratori e affabulatori che sappiano imbastire storie avvincenti e farle muovere sulle gambe dei pupi, farle divenire gesti nelle gesta.
Non può rischiare di morire un simile teatro, ci sarebbe da istillarlo nei giovani l’amore per questa passione dell’Opera e Cuticchio afferma che i bambini di oggi sono simili ai bambini di un tempo, perché in ogni regione d’Italia si sia trovato, si accorge che il pubblico dei bambini segue con grande attenzione, si immedesima, e reagisce alla stessa maniera , sullo stesso punto della recita, alzandosi in piedi in difesa di Rinaldo se quest’ultimo viene colpito sulla scena. C’è una continuità empatica tra i bambini che assistono all’ Opera dei Pupi e i Pupi stessi che si muovono, cadono, si rialzano, colpiscono e vengono colpiti. Un filo invisibile muove nel buio l’affettività degli spettatori bambini, la loro viva emotività e la loro immaginazione che magicamente si sintonizza con quella del cuntista e del teatro.
L’Opera dei Pupi è un sistema narrativo compiuto, ma aperto attraverso il quale Cuticchio ha dato voce all’arte del saper cuntare, una capacità che sa mettere in scena non solo le intriganti vicende dei paladini di Francia , ma una tradizione di antica memoria che sa cadenzare la voce e la fa vibrare rendendola strumento della memoria di un popolo e di tutta l’umanità tanto da essere riconosciuta dall’ Unesco Patrimonio dell’ Umanità, grazie proprio al contributo dell’arte indiscussa di Mimmo Cuticchio e della sua famiglia, un’arte fabbricata con le proprie mani mentre si andava costruendo il cunto, che camminava mentre si andava narrando, e che ora viene scritta di suo pugno e con le belle avvincenti illustrazioni di Tania Giordano con i suoi disegni da fiaba che mettono in scena sulle pagine di un teatro di carta il più bello di tutti i cunti quello cuntato da Mimmo Cuticchio e dalla sua vita dedicata all’arte dell’Opera dei Pupi.

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