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Vitalizi, indennità e vincolo di mandato. Ecco le priorità costituzionali di M5s

salvini, Luigi Di Maio, costituzionali

Passate le elezioni regionali in Sicilia, ecco che riparte la macchina online del Movimento 5 Stelle. Sulla piattaforma Rousseau gli iscritti al Movimento sono stati chiamati a pronunciarsi su alcune parti del programma di governo che Luigi Di Maio seguirà se e quando arriverà a Palazzo Chigi. Due i punti principali toccati: riforme costituzionali e beni culturali, mentre oggi si vota per il programma sviluppo economico e per le proposte della base da portare poi eventualmente alle Camere (Lex Iscritti).

Eliminazione delle indennità parlamentari, abolizione dei vitalizi, modifica della distribuzione delle competenze tra Stato e regioni e dibattito pubblico sulle grandi opere. Ecco quesiti, numero di votanti e risultati delle consultazioni sui programmi affari costituzionali e beni culturali del Movimento 5 Stelle.

INDENNITÀ, VITALIZI TETTO MASSIMO DI MANDATI

Le tre priorità per le riforme costituzionali del Movimento 5 Stelle sono la riduzione delle indennità parlamentari e l’abolizione dei vitalizi (10186 preferenze), il vincolo di mandato (6377 preferenze) e il tetto massimo di due mandati parlamentari (5000 preferenze). Se queste sono le tre priorità scelte dalla base su Rousseau, nel programma relativo alle innovazioni costituzionali rientreranno, probabilmente, anche gli altri 7 punti relativi alla modifica delle immunità parlamentari, l’abolizione del pareggio di bilancio e referendum obbligatori sulle modifiche dei Trattati Ue, l’introduzione di referendum propositivi e senza quorum, la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione del Cnel e delle Province, la cittadinanza digitale e l’abbassamento dell’età per votare e candidarsi. I votanti per questo quesito sono stati 12976 e hanno espresso 38785 preferenze.

COME INTERVENIRE SUL TITOLO V

Agli iscritti è stato poi chiesto come si debba intervenire sul Titolo V della Costituzione, relativamente alla distribuzione delle competenze legislative tra Stato e Regione. Per 7031 iscritti l’intervento deve avvenire tramite la legislazione ordinaria, quindi senza toccare la Costituzione. La base del Movimento si è poi pronunciata a favore del trasferimento di funzioni amministrative oggi detenute dallo Stato alle Regioni, facendo di queste ultime, si legge nel quesito, “l’ente di raccordo tra lo Stato e i Comuni”. Allo stesso modo, si è scelto di portare avanti iniziative che “che diminuiscano il prelievo fiscale dello Stato e diano alle Regioni la possibilità di manovrare alcune aliquote fiscali, nell’ambito di una forchetta stabilita dalla legge” (10407 sì, 1861 no).

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE

Tra gli obiettivi programmatici del Movimento c’è anche una pubblica amministrazione più trasparente. Per arrivare a tale obiettivo, la base del movimento ha segnalato due priorità sulle 5 proposte. Al primo posto, con 6062 preferenze, è stata votata la proposta di “introduzione e estensione del ‘dèbat public’ (dibattito pubblico) sulle grandi opere e sugli interventi territoriali di interesse collettivo” e la “valutazione dei dirigenti e del personale delle pubbliche amministrazioni sulla base delle performance” (5967 preferenze). A seguire è stata votata la proposta di “trasparenza, attraverso la riforma degli obblighi di pubblicità e del diritto di accesso nei procedimenti amministrativi” (5762 preferenze), “semplificazione dei procedimenti amministrativi attraverso l’attuazione della legislazione vigente” (4146), “modifica dei criteri di nomina delle Autorità amministrative indipendenti” (2584

RIORGANIZZAZIONE DEL MINISTERO DEI BENI CULTURALI

Un ritorno al passato si trova, invece, nella sezione beni culturali del programma. Agli iscritti è stato chiesto come riorganizzare il ministero preposto alla gestione del patrimonio culturale e gli istituti periferici ad esso collegati in funzione di un miglioramento della situazione esistente. Secondo gli iscritti, si deve tornare alla situazione precedente alla riforma del 2004, “prevedendo la riduzione del numero delle Direzioni generali presso il Ministero – si legge nel testo del quesito -, l’eliminazione delle segreterie regionali, la riattivazione delle direzioni regionali e delle soprintendenze tecniche, il controllo dei piccoli musei da parte delle soprintendenze, lo svolgimento da parte di un unico soggetto delle funzioni di tutela e valorizzazione dei beni” (5780 preferenze). A poca distanza, la seconda proposta, che prevedeva il mantenimento dell’autonomia dei musei garantendo forme di contabilità pubblica, e revisione solo delle soprintendenze, delle direzioni regionali e dei piccoli musei” (5199 prferenze).

GESTIONE PUBBLICA DI TUTTI I SERVIZI

Nell’ottica di “valorizzazione e fruizione dell’ampio patrimonio culturale italiano”, inoltre, la gestione di tutti i servizi riconducibili a questa “fondamentale funzione […] deve essere totalmente pubblica e possono essere concessi ai privati i soli servizi di bigliettazione, caffetteria, ristorante e guardaroba” (6172 preferenze).Per ampliare le possibilità di contributo da parte di mecenati, poi, si è chiesto agli iscritti al Movimento quali strumenti introdurre. Come prima scelta, l’introduzione dell”obbligo di trasparenza dei bilanci dell’Istituzione o dell’Ente culturale beneficiario delle elargizioni (5840 preferenze), a seguire l'”elargizione ‘in natura o in competenza’, intesi come modi alternativi al contributo in denaro attraverso cui attuare il mecenatismo, fermo restando il plafond annualmente previsto” (1356) e po lo “sgravio fiscale calibrato sulla base del tipo di elargizione” (1284).

NUMERO DI VOTANTI

Lontane le cifre auspicate da Davide Casaleggio lo scorso due agosto durante la presentazione della nuova versione di Rousseau (“L’obiettivo è aprire il più possibile alla condivisione e arrivare a un milione di iscritti entro la fine del prossimo anno”): alla votazione per il programma Affari costituzionali e beni culturali hanno partecipato tra gli 11mila e i 13mila votanti.

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