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Il Natale nei libri, sotto l’albero e davanti al presepio

Avvicinandosi il Natale sono molti i libri che mi vengono in mente. Quelli che hanno accompagnato la mia infanzia e quelli che mi sono portato nell’età matura. Stanno quasi tutti su uno scaffale speciale, confinante con un altro su cui riposano opere di spiritualità e biografie edificanti di Santi e Beati, appena più sotto del ripiano dedicato ai volumi sugli Angeli. Di questi giorni li riprendo tra le mani, quasi come un rito, li accarezzo, li sfoglio, mi soffermo su alcune pagine, li lascio riposare sul comodino. Sensazioni e ricordi si affacciano anche al solo toccarli. Come se mi ricordassero che il Natale non è una festa come tante altre. Anzi, è qualcosa di più d’una festa. È un evento unico e irripetibile, un vero e proprio nuovo inizio. Anche per chi non crede, per chi si riconosce in altre fedi. Sarà per questo che reputo più che intollerabile, stupida l’ “espulsione” del Natale da parte di coloro che vorrebbero in tal modo omaggiare il cosiddetto multiculturalismo.
L’antidoto al Presepio messo in discussione per non “offendere” chi il Presepio non lo fa, è la lettura (almeno per me) di quei libri di Natale che profumano d’antico, anzi d’eterno. malgieri1E su tutti, uno in particolare, che mi sento di consigliare, se lo si riesce ancora a trovare: Tu scendi dalle stelle di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, curato da Nino Fasullo ed annotato da Salvatore Nigro, edito da Sellerio, arricchito da riproduzioni di pitture popolari della seconda metà dell’Ottocento. Il canto più natalizio che ci sia, composto dal Santo teologo, dottore della Chiesa, vescovo di Sant’Agata de’ Goti, fondatore della Congregazione dei Redentoristi, ci porta in un mondo che quasi non esiste più. La semplice bellezza delle parole, la musica sublime, i sentimenti che riempiono il cuore di vecchi ragazzi che per una volta all’anno si ritiravano proiettati in una dimensione quasi surreale, a dirla tutta, mistica.

 

Ma c’è anche il libro di Charles Dickens, Canto di Natale, rinvenibile in numerose edizioni che ci riporta alla poesia di questi giorni, meno spirituale, ma tangibile come tutte le cose che si muovono alla commozione e elevano i pensieri al di là delle contingenze.
Natale, insomma, è un’emozione antica, tanto per chi lo vive religiosamente quanto per chi non crede. Lo si può interpretare come il trionfo del consumismo, tradendone lo spirito; oppure nel senso che conserva per una grande moltitudine di esseri umani, anche appartenenti ad altre confessioni rispetto a quella cristiana. Nessuno, comunque è indifferente ad un evento che, sia pure in maniera diversa, stabilisce una stasi, un momento di quiete, perfino nella sofferenza e ci si aggrappa all’evento nell’illusione o nella certezza (a seconda dei punti di vista) che qualcosa nel giorno della Natività è diverso. Forse soltanto l’atmosfera, comunque il tempo dell’attesa lo si avverte a qualsiasi latitudine come se fosse sospeso.

Tanti, si liberano delle naturali difese di cui si circondano per tutto l’anno, e rivelano a se stessi o a chi gli è più prossimo i propri sentimenti. Qualcuno si mette addirittura a nudo, scoprendo fragilità ed incertezze soprattutto quando avanza l’età, mentre i bambini vivono il Natale come l’occasione nella quale i desideri si realizzano o quasi.
I colori, le luci, la preghiera o i bagordi – magari tutto questo insieme – nella fede o meno, davanti ad un presepe, ad un albero addobbato, ad un fiore d’inverno rosso come Babbo Natale, accendono la fantasia, alimentano la speranza, gettano un po’ di poesia perfino laddove neppure la prosa è di casa e rendono il clima invernale più caldo, a prescindere dalle temperature o dai capricci del clima. L’invisibile stella che passa al cadere del Solstizio che coincide con la nascita nell’umile dimora di Betlemme di un bambino mandato da Dio a salvare gli uomini ed i riti sacri e profani che ricordano tutto questo, segnano il Natale mentre simboli e fantasie, tradizioni e memorie s’intrecciano in una sorta di danza che se non sempre è gioiosa è comunque un’apertura all’avvenire specialmente quando sembra che il cielo diventi più fosco.

Da tempo immemorabile troviamo tutto questo, e molto di più, negli scrittori che almeno una pagina hanno dedicato al Natale, come testimonia una preziosa antologia che mi permetto di segnalare per chi volesse anche soltanto “assaggiare” i sapori antichi della festa per antonomasia: Racconti sotto l’albero, di vari autori, che Lindau, ha messo insieme.
Sono pagine di grande letteratura che ci accompagnano gradevolmente durante le festività di fine anno regalandoci racconti conosciuti, dimenticati, ritrovati o addirittura nuovi per chi non ha mai avuto la fortuna di leggerli prima. Sono racconti nei quali quell’emozione e quell’atmosfera di cui si diceva emergono prepotentemente al di là di come si affronta l’evento.
In nove pezzi d’autore, preziosi stilisticamente ed accattivanti per le storie che narrano, c’è davvero tutta la magia del Natale. malgieriI “classici” ed i “moderni” in qualche modo si danno la mano nell’esercizio che può apparire paradossale della ricoperta della continuità di una tradizione che si rinnova nei piccoli gesti, nelle speranze coltivate, nelle delusioni patite e nel riscatto cercato. Recano firme importanti, conosciute, evocative per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i libri. Eccoli: Emilio De Marchi e Luigi Capuana, Manuel Gutiérrez Nàjera e Alfred McLelland Burrage, Grazia Deledda e Charles Dickens, Giovanni Arpino e Silvana De Mari, per concludere con Henry van Dyke che stupisce con la narrazione, poetica e suggestiva, del quarto Magio , il saggio sconosciuto che, come i tre Magi più famosi, si mise in cammino alla ricerca del Bambino, arrivando più lontano di loro: un vagabondaggio mistico che non lascia indifferenti.
La letteratura dei sentimenti profondi, quelli che albergano in ognuno di noi, è condensata in questa silloge che non è semplicemente un passatempo, ma un mezzo per raccordare il Natale alla quotidianità, nella gioia e nella sofferenza. Gli spunti che gli autori offrono non sono irreali fantasie, ma le vicende degli esseri umani che nel tempo natalizio, sotto l’albero o davanti al Presepio, si ritrovano per consumare quel pezzo di vita che – comunque la si pensi – ha un altro sapore, un diverso profumo rispetto alla vita di tutti gli altri giorni.

 

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