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Vi racconto Gerusalemme, capitale dell’integrazione religiosa e culturale

Gerusalemme resta la capitale dell’Erasmus. Il direttore dell’Agenzia nazionale per i giovani, Giacomo D’Arrigo, ne è convinto: nonostante le nuove frizioni tra Israele e Palestina innescate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con la conseguente reazione dell’Ue e degli Stati islamici riuniti a Istanbul, Gerusalemme, secondo D’Arrigo, rimane “la capitale mondiale della religione, perché racchiude arabi, israeliani e cattolici”. L’agenzia governativa diretta da D’Arrigo, tra le altre attività, promuove il progetto Erasmus+, con oltre 110 mila giovani che, sinora, hanno partecipato a iniziative di scambio. Al terzo Forum Rome Med, organizzato con la partnership della Farnesina, s’è parlato di Erasmus del Mediterraneo con politiche d’integrazione e d’inclusione in quella che D’Arrigo definisce “città-mondo”. Ovvero, Gerusalemme. “La nostra agenzia”, dice, “vanta una leadership nel Mediterraneo, tra il Nord Africa e il Medio Oriente. Il Comune di Gerusalemme, poco prima del trasferimento dell’ambasciata degli Usa deciso da Trump, ci ha invitato per un confronto sull’integrazione. Con l’amministrazione della città santa vantiamo un canale privilegiato di cui andiamo fieri”.

AVANTI NONOSTANTE TRUMP

“Gerusalemme”, prosegue d’Arrigo, “è una capitale d’integrazione religiosa e culturale e, quindi, dell’Erasmus”. Secondo il direttore, la scelta di Trump di nominare Gerusalemme capitale d’Israele non influirà sui rapporti della città con l’Agenzia nazionale dei giovani. “Il programma si rivolge ai giovani italiani e a quelli europei e non. In quattro anni abbiamo finanziato progetti per 14 milioni di euro realizzati tra l’Italia e il Mediterraneo, indipendentemente dalla situazione geopolitica del paese di riferimento. L’importante è che Gerusalemme, al di là della decisione di Trump, resti una città d’integrazione”.

UN’OCCASIONE PER L’EUROPA

L’Unione europea, tramite l’alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, ha avvisato Trump e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu: “La sola soluzione realistica al conflitto israelo-palestinese è basata sui due Stati con Gerusalemme capitale di entrambi”. Per D’Arrigo, l’Europa ha una grande occasione. “La presidenza Trump, e ci metto anche la Brexit, obbligano l’Ue a fare un salto di categoria e a diventare grande. Dev’essere più matura e più responsabile. Tutta l’Europa, sulla vicenda del clima, tiene una posizione unitaria: il Paese più ricco e più industrializzato del mondo ha costretto gli altri a fare squadra. L’impatto sull’Europa è positivo: ci responsabilizza e può farci crescere”.

LA BANDIERA DELL’ERASMUS

Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha definito l’Erasmus nel Mediterraneo “essenziale per la sicurezza”. “In dieci anni”, sottolinea D’Arrigo, “l’agenzia nazionale, nel Mediterraneo, ha mobilitato 11 mila giovani. Gli scambi con quei paesi esistono già. Il tema centrale è un altro: occorre promuoverlo e spingerlo ancora di più. Dobbiamo portare noi, come Italia e come Europa, la bandiera dell’Erasmus nel Mediterraneo”. Altri numeri: 4.500 progetti presentati, 92 milioni di fondi europei messi a disposizione. Per l’agenzia governativa diretta da D’Arrigo sono dati importanti. “Esprimono la dimensione dell’Europa reale. Da una parte c’è il grande dibattito sull’Europa veicolato dai media, poi c’è un quotidiano, che sfugge al confronto politico e mediatico, rappresentato da 110 mila giovani che hanno cambiato la loro vita grazie all’Erasmus. Parlo di quelle generazione nata con l’euro come moneta e che, al referendum sulla Brexit, ha votato per restare nell’Unione europea”.

POLITICHE D’INCLUSIONE

Il ministro per la Coesione territoriale, Claudio De Vicenti, ha dichiarato che Erasmus+ “consente di ritrovarsi ad avere il gusto di essere europei”. “Questa generazione, a mio parere, ha già riscoperto l’Europa”, dice D’Arrigo. “Il tema non è la fuga dall’Italia o fare esperienza all’estero, ma creare le condizioni per far sì che i giovani italiani tornino. Lo stesso vale per l’Europa, verso la quale i giovani non provano ostilità. Anzi: la vivono e la conoscono. Dobbiamo fare in modo che l’Europa punti su di loro e che su di loro si rifondi per ripartire. Il futuro dell’Unione europea, al netto delle riforme, passa da qui: dalle politiche d’integrazione e d’inclusione tra le persone”.

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