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In Catalogna non vinceranno gli indipendentisti. Parola di Andoni Ortuzar

Alle elezioni in Catalogna del 21 dicembre vinceranno i nazionalisti e i sovranisti”. Questo il pronostico per Formiche.net di Andoni Ortuzar, presidente del Partito Nazionalista Basco (Pnv), la prima forza politica basca che assieme ai socialisti sostiene il governo locale del presidente Inigo Urkullu. A tre giorni dalla tornata elettorale fissata dal premier Mariano Rajoy dopo lo scioglimento del parlamento catalano ed il commissariamento della Generalitat ex articolo 155 della Costituzione, il leader dei nazionalisti baschi non ha dubbi: non saranno gli indipendentisti a vincere le elezioni, ma i nazionalisti di Ciutadans, che gli ultimi sondaggi collocano fra il 21 e il 28% dei consensi. Un avversario temibile per la Ezquierra Republicana di Oriol Junqueras, tutt’oggi detenuto a Madrid, ma anche per gli indipendentisti di Junts per Catalunya, la lista che sarà guidata a distanza, a Bruxelles, da Carles Puigdemont.

Se la previsione di Ortuzar si avverasse, la schiera più radicale degli indipendentisti dovrà rinunciare allo scontro diretto con Madrid. La giovanissima leader sovranista Inés Arrimadas (qui il ritratto di Formiche.net) ha infatti votato contro il referendum del 1 ottobre e si presenta oggi come la candidata della “riconciliazione” del popolo catalano. “Dopo molti anni di conflitto politico la situazione politica catalana si è fatta molto polarizzata” ci spiega Ortuzar. Per questo, aggiunge, “Probabilmente dopo queste elezioni la maggioranza sovranista opterà per un cambio di strategia: un abbandono della via unilaterale, visti gli ultimi risultati, e un tentativo di dialogo politico con Madrid”. Qualora il governo centrale e la nuova giunta si ritrovassero intorno a un tavolo, il presidente del Pnv assicura: “noi come Paesi Baschi siamo pronti a dare una mano, e speriamo che facciano lo stesso il governo di Madrid e l’Unione Europea”.

Non sarebbe la prima volta, da quando la protesta secessionista ha attecchito in terra catalana, che il governo basco si offre come mediatore fra Barcellona e Madrid. A fine novembre La Vanguardia ha svelato il retroscena di una lunga opera di mediazione del Lehendakari Inigo Urkullu. Secondo il quotidiano catalano Urkullu sarebbe rimasto in contatto quasi “giornaliero” con il premier Mariano Rajoy dal mese di giugno per scongiurare fino all’ultimo l’attivazione dell’articolo 155. Il leader vasco, conosciuto per il suo temperamento moderato ed europeista, e per una forte avversione verso qualunque velleità secessionista nella regione, martoriata per decenni dal terrorismo dell’Eta, a settembre avrebbe anche inviato un messaggio preoccupato al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.

I nazionalisti baschi non hanno dunque visto di buon occhio il pugno duro di Rajoy, che ha infine optato per il commissariamento ex art. 155. Tanto che lo stesso Andoni Ortuzar ha dichiarato a metà novembre che i Paesi Baschi non si siederanno a un tavolo con Madrid per discutere di una riforma costituzionale finché la Catalogna non sarà governata da “istituzioni legittimate e legittime”. “Una riforma della Costituzione sarebbe da accogliere con favore se ci fosse una vera volontà politica di cambiare le cose” spiega a Formiche.net il leader basco, “in questo momento dubito che nella classe dirigente spagnola, e in particolare nella classe politica di Madrid, ci sia una vera volontà di concedere una modifica del modello territoriale”. Alle attuali condizioni, mettere mano al testo costituzionale potrebbe perfino “essere dannoso, riportare il Paese un passo indietro”.

Il punto più spinoso resta un riconoscimento, chiesto a gran voce dal Pnv, dello status di “Nazione” a regioni con una storia e una tradizione fortemente autonomista. Un dato di fatto su cui la Costituzione del 1978, dicono i nazionalisti, da deboli garanzie. Per questo, spiega Ortuzar, se è vero che “Il modello territoriale spagnolo è formalmente autonomista e decentralizzato, la realtà è che lo Stato non ha saputo dare una risposta soddisfacente alle due realtà autonomiste più importanti del Paese, la Catalogna e i Paesi Baschi”.

C’è infine delusione, pur restando intatto l’europeismo nel programma dei nazionalisti baschi, per il timido intervento delle istituzioni europee nella crisi catalana. “Normalmente le istituzioni si limitano a dire che queste sono questioni interne agli Stati. Sappiamo che è così, ma l’Europa può e deve facilitare le due parti in conflitto” commenta Ortuzar. “Noi crediamo che l’Europa debba aprire le porte a realtà come la Catalogna e i Paesi Baschi” conclude il presidente del Pnv, “siamo Nazioni senza uno Stato, siamo un popolo, abbiamo una lingua, una cultura e una rivendicazione politica”.

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