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Così Trump sfida Putin sull’Ucraina. Escalation o deterrenza?

Trump

Il conflitto che nell’Ucraina orientale dal 2014, con l’occupazione della Crimea da parte della Russia, ha prodotto più di diecimila morti è tutt’altro che concluso. Nonostante gli accordi di Minsk, mai rispettati, la tensione resta altissima. Tanto più dopo la conferma che gli Stati Uniti forniranno capacità difensive potenziate al governo di Kiev a partire dai missili anticarro Javelin.

La mossa, approvata dal presidente Trump, è stata confermata dalla portavoce del dipartimento di Stato che ha spiegato che “l’assistenza degli Stati Uniti è di natura interamente difensiva e, come abbiamo sempre detto, l’Ucraina è un paese sovrano e ha il diritto di difendere la sua integrità territoriale e assicurare deterrenza a ulteriori aggressioni”.

Nelle stesse ore Emmanuel Macron e Angela Merkel sono intervenuti con un comunicato congiunto in cui “ribadendo il sostegno al pieno rispetto della sovranità e della integrità territoriale dell’Ucraina, sottolineano che non ci sono soluzioni al di fuori di un regolamento esclusivamente pacifico del conflitto”.

Insomma, l’Europa – o almeno la leadership franco-tedesca (sigh!) – manifesta la sua preoccupazione con un linguaggio diplomatico ma chiaro. Meno diplomatica e più chiara è la risposta di Mosca che ha evocato, o meglio minacciato, “un bagno di sangue” con “nuove vittime in Ucraina”.

L’amministrazione Trump non sembra voler indietreggiare ed incassa anzi l’approvazione del senatore repubblicano John McCain, spesso critico con la Casa Bianca. Si tratta certamente di un (ennesimo) capovolgimento della linea di Obama che pur sostenendo le ragioni di Kiev non aveva voluto avvallare la possibilità di un rafforzamento militare ucraino temendo gli effetti di una possibile escalation.

Il maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti del conflitto potrebbe in effetti produrre un aggravamento della crisi oppure una dinamica virtuosa di deterrenza. Si vedrà. Sullo sfondo resta, fra l’altro, l’appuntamento con le elezioni in Russia dove Putin non ha certo problemi di consensi ma allo stesso tempo non avrà troppa voglia di cedere al suo profilo di nuovo zar. Su questo dossier, forse inaspettatamente, la Russia deve fronteggiare la potenza americana con una postura niente affatto rinunciataria.

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