Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco le bufale che ho letto sulle fake news. Parola di Enrico Mentana

Di Enrico Mentana
Enrico Mentana (direttore Tg La7)

Le fake news e l’uso maligno delle informazioni sono vecchi come il mondo. Quando oggi assisto alla divulgazione di bufale memorabili o all’utilizzo di malware per pescare nel web informazioni riservate penso alla comune origine, la guerra immortalata da Omero. La bufala sulla fine dell’assedio e la partenza degli Achei, e il cavallo di Troia come dono allegato: la fake e il trojan.

Migliaia di anni dopo la pratica è corrente, ma anche gli strumenti di conoscenza e di cultura condivise rendono più difficile il compito degli avvelenatori dei pozzi. Cent’anni fa l’opinione pubblica europea più ostile all’ebraismo considerò vera la devastante bufala del Protocolli dei Savi di Sion, nata nella Russia zarista e diffusa come un virus ovunque ci fosse terreno fertile per l’antisemitismo (e si sa poi cos’è successo). Ma le fake news cadono anche dall’alto: quando nel 2002 gli Stati Uniti vogliono invadere l’Iraq è il segretario di Stato Colin Powell a presentare davanti al consiglio di sicurezza dell’Onu le prove contraffatte di un possesso da parte di Saddam Hussein di armi di distruzione di massa.

La nascita e lo sviluppo globalizzato del web ha moltiplicato esponenzialmente le bufale e le ha rese immortali, come tutto ciò che viene pubblicato sulla rete: ma ci permette anche di contrastarle tutte, di sapere che ci sono e circolano, e perfino spesso di risalire a chi le ha versate nel pozzo. Vale per la correlazione vaccini/autismo come per il “piano Kalergi”, fino ai fotomontaggi per babbei su Putin o contro la Boldrini.

Per la politica il web è un’arma importante ma a doppio taglio: fu decisivo per la vittoria di Obama, ma forse anche per la sconfitta di Hillary, per la Brexit ma anche per Macron. Secondo me la rete asseconda e spinge le tendenze che sono comunque in atto in un elettorato diffuso, che prima non aveva scambio visibile e ora lo trova sui social. Ma le eco chambers del web non sono diverse dai bar, dagli scompartimenti in treno o dai capannelli in piazza, e i troll o i bot odierni non si discostano dal ruolo degli agitatori di un tempo, gli agit prop.

Se crediamo nella democrazia non possiamo pensare allo stesso tempo che un elettorato possa essere condizionato in questo modo: la gente vota secondo interessi e passioni ben visibili nella realtà, e credere che qualcuno oggi possa votare per un partito o movimento perché vede un tweet di Kickboxer208 o un post di Alighiero Danti equivale a credere che negli anni 90 Berlusconi vinceva grazie al tg di Emilio Fede. Ovvero che chi ci sta vicino sia una mandria di poveri creduloni in balia dell’ultimo che parla.

(testo tratto dal profilo Facebook di Enrico Mentana)

×

Iscriviti alla newsletter