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Ma le fake news sono davvero un problema? L’analisi del filosofo Ocone

Lingotto, 5 stelle, molestie

Anche quest’anno si è continuato a parlare molto di fake news, “parola dell’anno” secondo il Collins Dictionary (queste della “parola dell’anno” è una chiara operazione di marketing a cui sono costrette anche istituzioni un tempo seriose: le persone accorte non dovrebbero prenderla troppo sul serio!). Ma le fake news sono davvero oggi percentualmente maggiori o più insidiose che nel passato? Sono davvero il nostro principale problema?

Un tempo c’era uno slogan, che si tentò di importare anche in Italia, per elogiare la seria e “imparziale” stampa britannica: “i fatti separati dalle opinioni”. Si trattava, ovviamente, di una utopia. Anzi di qualcosa di logicamente impossibile: un fatto, una notizia, in tanto esiste in quanto fa parte di una rete di relazioni e opinioni che lo qualificano e interpretano.

L’oggettività, come anche si dice, non può esistere. Detto questo, però, è certo che fra una narrazione e l’altra c’è sempre un grado di attendibilità e “aderenza” ai fatti maggiore o minore. Tocca allo spirito critico valutare di volta in volta questa gradazione. Così è sempre stato, così sempre sarà. Ma allora perché ci sembra che oggi le fake news siano un problema?

Io credo per un doppio ordine di circostanze. Prima di tutto perché viviamo in una società di democrazia avanzata e di massa, dove tutti hanno diritto al “microfono” o al post su Facebook, e  casomai ai loro quarto d’ora di celebrità; dall’altra perché, con l’avanzare di questa società, si è sempre più eroso (fa parte dello spirito democratico) il principio di autorità e autorevolezza che esigeva un rispetto universalmente riconosciuto e condiviso verso alcune centrali del pensiero e della comunicazione e verso certi “maestri del pensiero”. Certo, le narrazioni che questi “maestri” e queste centrali propagavano un tempo non erano la “Verità” e spesso erano anch’esse dettate, passate al setaccio di un esame ancora più critico, da “umani, troppo umani interessi”. Esse però creavano egemonia, e anche mitologie politiche che fungevano da elemento di identità e di coesione per parti non indifferenti della società.

Oggi che la presa di questa egemonia è meno solida, non è un caso che chi si è ritenuto depositario non di una interessata, seppur spesso sofisticata, prospettiva sul mondo, ma della “Verita” tout court, si senta minacciato e passi alla difensiva. La miglior difesa, in questo caso, è l’attacco: dire (e casomai pure pensare) che solo le altre, e non le proprie, sono fake news. Il che, ovviamente, è ancora una fake news.

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