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Gentiloni e l’eredità della leadership mite

PAOLO GENTILONI

Paolo Gentiloni ovvero l’arte della mitezza. Nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio che nessuno avrebbe immaginato ad inizio della legislatura ha dato corpo e voce ad una postura che ne hanno fatto icona di uno stile di governo largamente apprezzato. Per anni si è fatto largo uso della categoria dei “moderati” senza particolare successo di comunicazione. L’attuale inquilino di palazzo Chigi è riuscito in un salto di qualità: trasformare un vocabolo in una azione chiaramente percepibile. Non quindi una leadership debole o cedevole ma che fa della gentilezza la sua forza, il suo carattere distintivo.

Definire il proprio governo non come motore della crescita ma come soggetto che “accompagna” la ripresa è una chiara sintesi di una modalità comunicativa che non è formale ma sostanziale. Lo stesso può dirsi al riferimento esplicito e fermo al principio della “serietà” e della “competenza” come premessa doverosa per poter essere autorevoli nel Paese e all’estero.

Gentiloni sarà candidato alle elezioni e tornerà ad indossare con maggiore visibilità la maglia del suo partito, avrà certamente un ruolo importante ma è assai improbabile che guiderà la sua parte politica. Quando dice che il PD dovrebbe presentarsi per quello che è, “forza tranquilla di governo” non lo fa con spirito provocatorio ma dando una indicazione che è forse più autobiografica che collettiva. L’eredità del suo anno da presidente del Consiglio d’altronde ha una valenza che va oltre la campagna elettorale e resterà come buon esempio proprio a Palazzo Chigi, quale che sarà l’esito del voto.

La differenza fra leadership e premiership da una parte e dall’altra la differenza – plastica – fra comunicazione gridata e comunicazione mite sono un patrimonio che chi dopo Gentiloni sarà a Palazzo Chigi potrà far proprio, se vorrà e se sarà capace. Se quella di Gentiloni non sarà una eccezione ma una regola (come pure per alcuni decenni è stato) si vedrà. Quel che è certo è che il presidente del Consiglio ha dato prova che una guida moderata del governo è possibile e può persino piacere (anche a chi la pensa diversamente da lui).

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