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In lode di Alfano. La lezione di stile secondo Umberto Minopoli

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In lode di Alfano. L’Italia dei direttori dei grandi giornali, dei conduttori televisivi, dei politici ipocriti che, da tempo, hanno scelto di stare con l’avventura populista e, per questo, di demonizzare Renzi e il Pd, ha settimane fa decretato tributi commossi alla messinscena della rinuncia di Alessandro Di Battista a candidarsi: uno show elettorale per i grillini. E lodi a un personaggio politicamente inconsistente, senza storia, con nessuna esperienza e di cui si conoscono solo un passato fascista e un presente di giri in motocicletta.

Un nulla descritto come eroe. Per Angelino Alfano, che annuncia di non ricandidarsi, solo parole di scherno. Invece è lui da ammirare e non l’inutile, gigione, vanesio e inconsistente Di Battista. Alfano esce per ammirevole coerenza politica: una scarsità in Italia, a sinistra, a destra e al centro. Alfano esce perché difende la scelta fatta dei governi di coalizione con il Pd in polemica con il centrodestra di Silvio Berlusconi che si consegnava prigioniero di un’alleanza antieuropea, estremista e avventurista con Lega e neofascisti. L’alleanza di Alfano con il Pd non è iniziata con Renzi. Come fanno credere scissionisti, Pisapia e sinistra Pd che da mesi conducono una mattanza politica “trasversale” contro Alfano per colpire Renzi. Da mesi ci ammorbano con l’idea, stupida e indecorosa, di “campi del centrosinistra” da cui, ohibò, dovrebbe essere espulso il “centro” di Alfano.

Bugiardi, ingrati e moralmente piccini. Siamo al punto che viene considerato “garanzia” del centro-sinistra l’oscillante, pavido, indeciso e solitario Pisapia, da sempre con l’estrema sinistra e non il “centrista” Alfano. Se esce Pisapia pianti e melodrammi. Se Alfano lascia scherni e disgustose battute. Idioti! Alfano è stato una gamba essenziale e coerente dei governi col Pd di Bersani e D’Alema (Monti e Letta) dal 2011 e dei governi col Pd di Renzi e Gentiloni. Governi di cui Alfano difende il bilancio e le cose fatte, a differenza degli scilipotisti del suo stesso partito e degli scilipotisti scissionisti del Pd (che hanno lasciato il Pd, ricordiamolo, sparandogli contro, solo sei mesi fa in vista delle elezioni).

Alfano lascia per coerenza contro parte dei suoi vogliosi di saltare sul carro dei futuri (pensano) vincitori e che, visto il clima anti Pd e anti Renzi, si tirano vigliaccamente fuori. Alfano lascia ma dice la sua: in Europa il partito popolare è ovunque in coalizione con i socialisti contro la destra e i populisti. In Europa i moderati stanno contro lepenisti e populisti. In Europa la politica dei moderati è quella di Alfano, non di Berlusconi.

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