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Ecco perché sul fisco ha ragione Trump. Parla Antonio Marzano

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A pochi giorni dal Natale il presidente americano Donald Trump è finalmente riuscito a consegnare al suo elettorato un regalo che aveva promesso fin dagli albori della campagna elettorale: la riforma fiscale. Ora che è diventata realtà, l’Europa dovrà fare i conti con un aumento della competitività delle imprese americane, risollevate da una riduzione della corporate tax senza precedenti. Può essere una road map per una riforma del fisco italiano, sulla scia della flat tax che il centrodestra va proponendo da mesi? Lo abbiamo chiesto al professor Antonio Marzano, economista, già ministro per le Attività produttive e presidente del Cnel.

Professore, è vero, come hanno scritto in una lettera 5 ministri dell’Economia europei, fra cui Pier Carlo Padoan, che l’abbassamento della corporate tax della riforma fiscale di Trump avrà un effetto distorsivo sui mercati internazionali?

Io sono di formazione liberale, per me distorsiva è l’attuale situazione. Ci sarà una ragione se abbiamo uno dei tassi di sviluppo più bassi dell’Unione Europea. In Italia abbiamo un debito pubblico che supera il 130% del Pil, una pressione fiscale che è al 44%, 22mila leggi e un alto indice di povertà, intorno al 7%. Non c’è motivo per cui la riduzione della pressione fiscale dovrebbe avere un effetto distorsivo sul mercato. La linea di Trump richiama molto Reagan, e punta al ritorno della competitività. La riduzione della pressione del fisco non è l’unica via percorribile, ma è forse la più valida.

Quali altre vie sono percorribili per far ripartire il tasso di crescita in Italia?

C’è più di una via da battere. Innanzitutto lottando contro gli sprechi. Poi dismettendo una parte del patrimonio pubblico, il caso dell’Atac è solo un esempio, per ridurre il debito. Infine, promuovendo deregolamentazioni e una premialità per i dirigenti, che aumentano l’efficienza e possono aiutare la riduzione della spesa pubblica.

Era necessaria una riforma sulla deregulation negli States?

Sulla deregulation ha ragione Trump, ma avrebbe ancora più ragione se fosse italiano. In questo Paese ci sono 20mila leggi, le imprese, specialmente quelle piccole e medie, fanno fatica a sopravvivere.

Trump ha incentrato una parte della campagna elettorale sul tema del lavoro. La riforma fiscale avrà un effetto positivo sull’occupazione?

In un Paese che già cresce a un tasso di sviluppo decisamente più alto della media europea ci sarà sicuramente una reazione molto positiva delle imprese, che torneranno ad assumere, probabilmente ancora più le piccole e medie rispetto a quelle di grandi dimensioni.

SuI Corriere della Sera Alesina e Giavazzi sostengono che l’Europa debba rispondere alla risorta competitività statunitense con un aumento della produttività. La tesi la convince?

La produttività è un punto importante, perché cresce proporzionalmente al Pil. Bisogna però tenere conto della realtà italiana. Le nostre imprese si dividono infatti in due grandi categorie: quelle fortemente competitive che presentano un avanzo nella bilancia commerciale, e altre imprese che invece non puntano sulla produttività.

In Italia da tempo si parla di flat tax. Gli effetti positivi bastano a coprire il buco lasciato nel gettito fiscale?

Mi convince di più la proposta dell’Istituto Bruno Leoni di una flat tax al 25%,  piuttosto che quella di Salvini al 15%. Certo, la flat tax comporta una diminuzione dei gettiti fiscali di circa 30 miliardi. Ma con una riduzione delle tasse di queste dimensioni il tasso di sviluppo dell’economia è destinato a crescere. Inoltre diminuiscono le detrazioni di imposta, perché di per sé già la flat tax è una grande detrazione orizzontale. Infine le imprese non avrebbero più bisogno di sussidi grazie al sollievo fiscale e si abbasserebbero i costi dei servizi pubblici.

Davvero ridurre le imposte riporterà l’evasore a pagare le tasse?

Le imprese italiane sono schiacciate da una pressione fiscale che è più alta dell’evasione. Se la pressione fiscale cresce a dismisura il tasso di crescita dell’economia crolla, è il meccanismo della curva di Laffer. Davanti a un livellamento drastico delle imposte fino al 20-25% o addirittura del 15%, all’evasore conviene tornare a pagare le tasse.

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