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Come è provinciale la lettura pacifista del NYT che parla di bombe (parzialmente) italiane in Yemen

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Bombe fabbricate in Sardegna usate dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen. La videoinchiesta del New York Times, pubblicata in cima alla homepage del suo sito e rilanciata dalle agenzie stampa italiane, mostra il percorso del commercio delle armi, che – sottolinea il quotidiano americano – non riguarda solo l’Italia. Nella sua inchiesta, il New York Times mostra le presunte prove fotografiche dell’uso di queste bombe contro i civili e ricostruisce il loro percorso dagli stabilimenti della Rwm Italia, a Domusnovas, fino in Yemen. “Queste esportazioni sono legali?” si chiede il quotidiano, facendo riferimento alle leggi nazionali e internazionali che vietano l’esportazione di armi a Paesi impegnati in conflitti. Il quotidiano ricorda che il governo italiano ha sempre insistito sul fatto che la vendita di armi all’Arabia Saudita sia legale.

In effetti la testata giornalistica americana, pur dando voce alle tesi dei gruppi pacificisti, svolge una ricostruzione attenta e corretta. Il problema, in Italia, è la lettura provinciale che ne deriva con l’obiettivo esplicito di mistificare il ruolo della difesa del nostro Paese. Considerando però la delicatezza della questione sollevata dal New York Times, vale forse la pena di fare chiarezza.

La materia del commercio di armamenti è trattata dal nostro Paese con regole rigorose la cui competenza è affidata alla Farnesina, e in particolare all’Uama. Naturalmente non esiste un divieto di vendita ad un paese alleato, tanto più che l’Arabia Saudita, nel caso particolare, fa parte della coalizione internazione contro l’Isis. Proprio a Riad gli Stati Uniti hanno venduto sistemi d’armi per svariati miliardi ed altrettanto cercano di fare le imprese francesi e russe. Quanto quindi al ruolo dell’industria italiana, va detto che l’azienda di bombe citata nell’inchiesta del NYT è tedesca e produce in Sardegna solo una parte dell’ordigno. Insomma, a fronte di un lavoro giornalistico serio del quotidiano statunitense, spiace constatare la coazione a ripetere di una lettura italiana infarcita di interessato provincialismo.

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