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Ecco perché Rex Tillerson appare sempre più distante dal presidente Trump e dal Dipartimento di Stato USA

Le possibilità per Rex Tillerson di restare al Dipartimento di Stato Usa sono sempre più flebili. A pesare sulla condotta dell’ex Ceo della ExxonMobil non vi sarebbe soltanto la difficoltà di dialogo con i diplomatici americani, sempre più apertamente contrari alla sua leadership, ma anche un rapporto ormai definitivamente logoro con Donald Trump e lo staff della Casa Bianca.

La più recente manifestazione della tensione tangibile tra il presidente degli Stati Uniti ed il segretario di stato è stata offerta dalle dichiarazioni rilasciate da Tillerson sulla Corea del Nord nel corso di un evento organizzato alcuni giorni fa all’Atlantic Council.

Confrontandosi con gli esperti del Brent Scowcroft Center on International Security, il segretario di stato ha affermato in più di una occasione la sua apertura verso un possibile dialogo con Pyongyang, a discapito della linea presidenziale rigida e inflessibile nei confronti della minaccia nordcoreana. Più in particolare, Tillerson non si è limitato ad esprimere un personale punto di vista sul tema ma si è fatto estensore di una linea che il Dipartimento di Stato dovrebbe seguire, pur discostandosi palesemente dalla posizione presidenziale sul tema. Tillerson ha affermato: “We’re ready to talk anytime North Korea would like to talk. We’re ready to have the first meeting without preconditions. Let’s just meet and let’s — we can talk about the weather if you want”.

Come riportato dal Washington Post, diversi osservatori vicini alla Casa Bianca hanno fatto trapelare il forte disappunto del presidente Trump per delle dichiarazioni non condivise e nettamente contrarie alla sua strategia sulla crisi in corso. La vicenda è stata interpretata dalla stampa internazionale come una manifestazione lampante della debolezza che affliggerebbe l’amministrazione e come un sintomo innegabile di un malessere personale a cui non è più possibile porre rimedio.

Più di un funzionario alla Casa Bianca si è chiesto se Tillerson abbia ancora la facoltà di rilasciare dichiarazioni a nome del governo americano o se semplicemente si limiti ad esprimere pareri personali.

Nonostante i tentativi degli sherpa tra Capitol Hill e Foggy Bottom, che negli ultimi giorni avevano cercato di ricucire uno strappo a cui sembrava ancora possibile porre rimedio, si direbbe oramai che le chance di permanenza nell’amministrazione per Rex Tillerson siano sempre più scarse.

Le recenti mosse di Trump su questioni di prim’ordine come il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme o il ritiro dall’accordo di Parigi sul clima hanno segnato l’accantonamento della figura di Tillerson, relegato in un spazio decisionale praticamente azzerato. A questo si aggiunge il clima pesante che si respira tra i membri più autorevoli del National Security Council, dove non si riesce a trovare la quadra tra due posizioni così inconciliabili.

Tra i fattori di incertezza, più volte evidenziati nel corso delle ultime settimane vi sarebbe il tema della successione a Tillerson. Secondo alcuni giornali tra cui il Washington Post l’idea iniziale di porre l’attuale direttore della CIA, Mike Pompeo, al vertice della diplomazia americana potrebbe essere stata accantonata da Trump. Da alcune ricostruzioni sembrerebbe che il presidente non voglia rinunciare alla leadership di Pompeo sull’agenzia di spionaggio più famosa degli Stati Uniti. Trump gradirebbe particolarmente la capacità di briefing di Pompeo e la sua professionalità nel rivestire un incarico assai delicato. Questa situazione provocherebbe uno stallo non ancora superato e di conseguenza si ripercuoterebbe sulla stessa permanenza di Tillerson a Foggy Bottom, che per diversi analisti appare sempre più in bilico.

Gli spifferi più maliziosi provenienti dalla Casa Bianca evocherebbero persino una lettura dietrologica secondo cui il segretario di stato stia cercando espedienti per una rottura definitiva con il presidente. A conferma di tale tesi, in diversi negli ultimi giorni hanno fatto notare gli incontri tra lo stesso Tillerson e Bob Corker, senatore repubblicano particolarmente inviso al presidente per le continue critiche e i commenti pesanti espressi nei confrontidel trumpismo.

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