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L’Europa secondo Hans-Gert Pöttering

Di Hans-Gert Pöttering
Europa Poettering

Di seguito, un estratto del volumetto “Coraggio per la realizzazione: impulsi per un’Unione europea forte e in grado di costruire il proprio futuro”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Konrad Adenauer

Mercato interno dell’Unione europea: coraggio politico anziché scoraggiamento

La creazione del mercato interno è stata una pietra miliare nella storia dell’integrazione europea. Fino ad oggi, lo spazio economico comune è una delle più importanti forze motrici del benessere e del progresso, è il più grande spazio commerciale del mondo, nonché quello di maggior successo. Fondamento dello stesso sono le quattro libertà fondamentali dell’Unione europea: la libera circolazione delle persone, che include sia la libera circolazione dei lavoratori sia la libertà di stabilimento, la libera circolazione delle merci, la libera prestazione dei servizi e la libera circolazione di capitali e pagamenti. Ogni processo politico, però, non si muove senza lasciare dietro di sé delle ricadute. Ciò ha riguardato, negli ultimi anni,, anche queste quattro libertà fondamentali: le limitazioni alla libera circolazione delle persone nello spazio Schengen, provocate da ingenti pressioni migratorie, il tentativo di aggirare le imposte in Europa da parte di grandi multinazionali, oppure la decisione della Gran Bretagna di separarsi dall’Unione europea hanno apportato danni al mercato interno.

Lasciarsi scoraggiare da tutto ciò non era certo quello che avrebbero potuto pensare i padri fondatori dell’Unione europea. Invece di scoraggiarci abbiamo bisogno di una vigorosa iniziativa per poter conferire nuovo slancio alle strategie di mercato interno pubblicate dalla Commissione europea nel 2015. L’abbattimento di ostacoli per uomini, merci, servizi e capitale nell’Unione europea resta un impegno a lungo termine che va affrontato soltanto attraverso l’impegno politico. A tal riguardo, quindi, il mercato interno non è fine a se stesso. Lo scopo risiede infine nell’autodeterminazione politica, sociale ed economica dell’Europa in un mondo globalizzato. In e con economie forti, unite in un’area economica comune e di importanza per i partner commerciali, ciò potrà avvenire anche in futuro.

A tal fine deve però essere raggiunta una migliore applicazione delle norme riguardanti il mercato interno, in quanto i deficit sono come sempre ben evidenti: la mobilità transfrontaliera all’interno dell’Ue è ancora scarsa in confronto ad altre aree economiche. La libera prestazione dei servizi si imbatte sempre in molteplici impedimenti. La libera circolazione dei capitali nell’eurozona è stata danneggiata dalla crisi e deve perciò essere sostenuta da un’unione bancaria e di mercato dei capitali. Rafforzare le libertà fondamentali significa rafforzare il mercato interno. L’Europa può riuscirci soltanto se tutti sono pronti ai cambiamenti! Se si riesce ad applicare tali miglioramenti, ciò darà appoggio anche all’eurozona, che in prospettiva potrà consolidarsi in una “ottimale area monetaria”.

Per poter usufruire di ulteriori vantaggi nell’attività economica transfrontaliera dobbiamo realizzare attivamente la digitalizzazione e accelerare anche la realizzazione di mercati energetici integrati. Rientrano in un mercato unico europeo approfondito anche ulteriori progressi riguardanti l’allineamento a livello di diritto commerciale, di diritto tributario e diritto fallimentare. Ciò non deve necessariamente significare un’assoluta armonizzazione. Così come vale per l’Iva – l’imposta sul valore aggiunto –, potrebbero esserci soglie minime e massime. Una tale “soluzione corridoio” esclude da un lato pratiche sleali, ma allo stesso modo rende possibile un certo margine di manovra per la concorrenza.

Attraverso un’azione comune gli Stati europei hanno dato impulso decisivo a una lotta globale di successo contro pratiche sleali nel trasferimento di profitti e nell’evasione fiscale (Beps – Base erosion and profit shifting: Piano d’azione Oecd/G20). Dobbiamo quindi accogliere con soddisfazione l’obiettivo che si sono ora poste Francia e Germania, quello di avere sviluppato prima di tutto a livello bilaterale una posizione comune circa l’imponibile dell’imposta sul reddito per le imprese, così come quello di aver aperto in direzione di strade ragionevoli per la tassazione dell’economia digitale. Questo può dare slancio a un’intesa che superi i due Paesi stessi.

Su questo campo “un’Europa delle diverse velocità” rappresenta un buon contributo per l’integrazione europea nel suo complesso. Aree economiche di successo si distinguono sempre per la presenza di apertura e di solide relazioni tra i partner. Tali intese possono contribuire a dare forma e direzione al processo evidentemente ancora incompleto della globalizzazione.

Il Trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) è esemplare a questo riguardo. Non rappresentano, invece, un’opzione la rinuncia allo scambio economico mondiale e le strategie di isolamento nazionalista e populista se si vogliono sostenere le innovazioni e se si vogliono aumentare le entrate economiche e la varietà delle merci. È proprio avendo davanti a noi questo scenario che ci preme accelerare su iniziative di libero scambio dell’Ue, ad esempio con Paesi come Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Messico e nazioni facenti parte del Mercosur. Il collegamento del mercato interno dell’Unione per questi partner è tanto importante quanto lo è per l’Unione europea stessa, in particolar modo per la Germania. È infatti nell’interesse reciproco. Questo vale anche per un’intensa collaborazione con gli Stati Uniti, che oggi in realtà si pongono altri obiettivi economico-politici, ma che in una prospettiva a lungo termine devono essere nuovamente coinvolti per un comune progetto euro-americano. Il nazionalismo economico non rappresenta un solido programma per il futuro.

Richieste: le norme del mercato interno devono essere applicate meglio; l’Ue dovrebbe intensificare il processo di digitalizzazione attraverso il completamento del mercato unico digitale; iniziative di libero scambio con Paesi quali Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Messico e Mercosur dovrebbero essere accelerate

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