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Fintech, tra banca e cliente c’è l’intelligenza artificiale

Di Paolo Sironi

Banche e assicurazioni sono sempre state importanti consumatori di tecnologia. Tuttavia, l’innovazione è diventata una priorità distante e oggi il sistema sembra in affanno nel processo di trasformazione digitale, subendo la concorrenza internazionale di un numero impressionante di start up e di colossi tecnologici come Alibaba. Distratte dagli eccessi precedenti e dalla crisi finanziaria globale, impegnate a ristrutturare i propri bilanci, esse sembrano aver perso di vista il profondo cambiamento socioeconomico dovuto allo smartphone e ai social media. Integrazione, non innovazione!

In un recente sondaggio Viacom, il 71% dei giovani ha indicato di preferire il dentista al dialogo con la banca. Oggi la rivoluzione fintech, nata nella Silicon Valley, ha il potenziale di trasformare il sistema lasciando sul campo di battaglia vincitori e vinti. Tutti sono in competizione o alla ricerca di collaborazioni strategiche. Anche le piazze finanziarie, per diventare nuovi centri nevralgici di servizi digitali globalizzati, con cambiamenti legislativi e regolamentari, rilanciando programmi universitari per affrontare la sfida dell’Industria 4.0.

L’Europa rischia di restare indietro rispetto al treno digitale, l’Italia in particolare. La Cina ha investito circa 40 miliardi di euro tra il 2015 e il 2016, tanto quanto gli Usa negli ultimi anni, mentre la Francia di Macron ha annunciato un fondo per l’innovazione pari a un miliardo. Cosa è dunque il fintech e perché è fondamentale anche per il sistema-Italia? Fintech è l’uso innovativo della tecnologia per trasformare il design e il consumo dei servizi finanziari, fattore strategico per la crescita economica che può aiutare a migliorare la solidità finanziaria delle famiglie, facendole accedere a servizi più trasparenti e convenienti.

Il peer to peer lending (P2P) mette in relazione creditori e debitori sul telefonino, senza intermediari. I big data (tweet, immagini, video) permettono di comprendere in tempo reale le preferenze degli investitori, per esempio investire tracciando i tweet di Trump. La blockchain è un’innovazione strutturale che permette di trasformare ogni aspetto della contrattualistica finanziaria e commerciale, collegando le controparti con sensori digitali detti Internet of things (IoT) e creando certezza informativa istantanea.

L’intelligenza artificiale permette di aumentare le capacità cognitive degli utenti con chatbot o interfacce vocali (come Siri), questo è il vero game changer della semplificazione dei processi aziendali e di compliance della tecnologia cognitive Watson. I pagamenti digitali stanno rivoluzionando il modo con cui la società agisce e consuma: in Cina, il sistema di messaggistica WeChat consente di pagare con il telefonino al ristorante o offrire un caffè da Starbucks, prenotare un taxi, una visita in ospedale o comprare i dumpling da un rivenditore ambulante e trovare qualcuno per la consegna a domicilio.

Il mondo dei robo-advisor consentirà infine di accedere ai servizi di investimento in modo più trasparente, nonché alle banche di trasformare la propria offerta da transazioni a servizi di consulenza finanziaria (in ottica MiFid2). Si passerà da un tipo di innovazione disruptive (semplificazione a basso costo) a un nuovo livello di sostenibilità (valore aggiunto per banca e clienti), che sarà presto fondamentale per aiutare le famiglie ad affrontare la sfida della gestione finanziaria pensionistica, usando la tecnologia a supporto delle decisioni di finanza personale, come illustrato nel mio ultimo libro Fintech Innovation.

Il sistema bancario è quindi chiamato a trasformare i modelli di business attraverso la tecnologia, e collaborare con il fintech per rimanere competitivo, perché le piattaforme finanziarie del futuro potrebbero non essere le banche di oggi: le nuove generazioni potrebbero aprire il primo conto corrente su Amazon anziché in una banca tradizionale. Il vantaggio di Facebook e Amazon risiede nell’avere costruito una rete capillare fatta di contatti quotidiani con i consumatori, quindi di dominare la user experience digitale e potenzialmente relegare i campioni bancari a mere funzioni di back office. Se abbiamo fiducia nel mettere le foto dei nostri figli su Facebook, non avremo forse fiducia anche a sottoscrivere un mutuo con Amazon?

(Articolo pubblicato sulla rivista Formiche)

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