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Se a decidere le sorti dell’UE sono Macron e Merkel

Nel Sondierungspapier con cui SPD-CDU/CSU hanno deciso di porre le basi per la costituzione di una nuova GroKo, ossia grande coalizione, e che l’assemblea delle delegate e dei delegati della SPD ha approvato con una risicata maggioranza, c’è un capitoletto dedicato all’Europa da cui emerge tutto, tranne l’europeismo che ci si aspetta da una forza politica guidata dall’ex Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz.

Nel documento si fa riferimento alla necessità di un rafforzamento dell’asse Franco-tedesca per poter risollevare l’Europa. Niente di più sbagliato. La logica che continua a dominare su questo tema è quella di 50 anni fa. Ma oggi, se l’obiettivo è davvero quello degli Stati Uniti D’Europa, allora questa strategia è fallimentare e anzi, dannosa per il progetto europeo stesso.

La disaffezione verso le istituzioni europee e la politica in generale è aumentata in modo disarmante negli ultimi dieci anni. Movimenti antieuropei, xenofobi e sovranisti crescono in tutti i Paesi. Millantano il furto della sovranità nazionale, l’invasione islamica, la perdità dell’identità nazionale, lo stravolgimento dei sistemi di valori che ci caratterizzano. Siamo in presenza di uno smottamento poderoso di tutto quello che ha consentito all’UE di nascere e svilupparsi in questi ultimi decenni. Purtroppo, la classe dirigente dei vari paesi, e quella in Europa, sembra totalmente incapace di analizzare questi dati di realtà, e di rispondere in modo adeguato e convincente.

Matteo Renzi, lo scorso sabato, ha lanciato il progetto “Gli Stati Uniti d’Europa”. Bene. Anzi, benissimo. Peccato che l’Italia non se la fili nessuno. Il documento SPD-CDU/CSU cita l’Italia solo quando parla del problema migratorio, indicando il nostro Paese come corridoio di richiedenti asilo che arrivano in Germania. Obiettivo della GroKo sarà bloccare questo flusso, mettere un tetto agli ingressi, lasciare gli altri alla “frontiera” e quindi, restituire all’Italia il pacchetto.

Con la celebrazione dei 55 anni del trattato dell’Eliseo, tra Francia e Germania, Merkel e Macron, mettono in atto il loro piano: plasmare l’UE in base alle loro necessità e visione. Certo, alcuni illustri commentatori, politici, dirigenti di partito affermano, anche in Italia, che è normale e giusto che sia così. Dopotutto, dicono, sono Germania e Francia le grandi potenze su cui la pace deve basarsi e il progetto europeo ripartire. Contenti loro…

Onestamente, la penso diversamente.

Se vogliamo ottenere una integrazione politica reale e definitiva. Se vogliamo puntare agli Stati Uniti d’Europa, non come slogan vuoto, ma come progetto politico, sulla scia dell’idealismo di Spinelli e dei padri fondatori di questo “sogno”, allora non può esserci spazio, nel 2018, per una relazione esclusiva tra due dei 6 paesi fondatori. Bensì, un rapporto onesto, orizzontale e inclusivo dei 6. Dico dei 6, perché il cuore dell’UE sta ancora lì. Forse il processo di espansione è stato troppo affrettato e confuso. Molti paesi sono entrati, ma non certo condividendo spirito e obiettivi, pensiamo all’Ungheria o alla Polonia, ma per i benefici economici.

Insomma, ho scritto e mi sono espresso contro la GroKo sulla base di queste considerazione, e tante altre, naturalmente. Lo stesso farò quando sarò chiamato ad esprimere il mio voto. Un no a questo progetto di nuovo conservatorismo, che darà linfa ai movimenti antieuropisti e sovranisti, da noi  gridando contro l’ingerenza franco-tedesca e il loro opportunismo, e da loro gridando agli approfittatori fannulloni del sud.

Con questa strategia politica, non vedo grandi speranze per l’UE. E servirebbe, da parte dell’Italia, una reazione più chiara e netta.

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