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L’Europa, la flat tax e le amnesie dell’Ocse. Parla Borghi (Lega)

Controsensi per non dire paradossi in casa Ocse. Che, dice la Lega, deve aver avuto una sorta di capogiro. Proprio oggi l’Organizzazione europea ha mandato all’Italia un preciso ammonimento. Chiunque vada al governo dopo il 4 marzo non si azzardi a smontare il percorso di riforme fin qui intrapreso. Perché, per dirla con le parole del segretario generale Angel Gurrìa, “la storia non si può riscrivere”.

Ma per Claudio Borghi, classe 1970 fresco di candidatura nel collegio di Siena (sfiderà il ministro Pier Carlo Padoan), attuale responsabile economico della Lega, qualcosa non torna. Del tipo “l’Ocse ci dice che siamo tra gli ultimi al mondo e poi ci mette in guardia dal non toccare quelle riforme che ci hanno affossato. Direi che sono un po’ confusi”, dice Borghi, raggiunto al telefono da Formiche.net. “Ci vuole un bel coraggio a dire tutto questo. Pensare che l’Ocse lo paghiamo noi e i suoi dipendenti godono pure di esenzione fiscale. Per dirci cosa? Qualcosa che non sta in piedi? L’Ocse va bene per fare studi e analisi, si fermi lì”.

Cambio di campo, la flat tax tanto cara al centrodestra. “I media ci vanno un po’ a nozze con questa storia, soprattutto sui numeri. La cosa importante è essere d’accordo sul principio di base e che l’aliquota della flat tax sia minore a quella ordinaria. Quando ci siamo confrontati con gli altri schieramenti del centrodestra non ho notato tutte queste differenze”. Ma l’Europa è pronta a un governo a trazione Lega. “Spero proprio di sì. Noi andremo lì, con le nostre proposte. Tutte nell’interesse nazionale, non si scappa”.

 

 

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