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Come combattere l’estremismo islamista. Ce lo spiega il think tank di Tony Blair

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“Non è più ammissibile in Europa un’ignoranza così diffusa su una religione, l’Islam, che oggi conta 1,6 miliardi di praticanti”, questo l’appello a Formiche.net di Milo Comerford, ricercatore al Tony Blair Institute for Global Change e autore, insieme alla collega Rachel Bryson, del Report ‘Struggle Over Scripture: Charting the Rift between Islamist Extremism and Mainstream Islam’. I due analisti hanno presentato i risultati della loro ricerca martedì 30 gennaio al Centro Studi Americani, in un evento organizzato in collaborazione con l’Euro-Gulf Information Centre.

Qual è il rapporto tra l’Islam moderato, in cui si riconosce la stragrande maggioranza dei musulmani e che affonda le sue radici in una cultura millenaria e le ideologie perverse che animano invece gruppi estremisti, come ISIS e Al-Qaeda, che pretendono di agire in nome di quello stesso Islam? Come riescono i movimenti estremisti a manipolare e distorcere le scritture sacre e la teologia islamica per creare delle narrative violente e delle ideologie sanguinarie che spingono all’odio etnico e religioso?

Questi alcuni dei quesiti ai quali il Report ha cercato di dare delle risposte basate su dati scientifici, offrendo l’opportunità di ragionare a mente fredda su un tema, quello dell’estremismo di matrice islamica, “di cui spesso si discute con troppo trasporto emotivo”, ha affermato il direttore del Centro Studi Americani, Paolo Messa, nelle sue considerazioni introduttive.

Il lavoro di ricerca dei due studiosi ha dapprima previsto la raccolta di oltre 3000 testi compresi tra quelli dell’Islam tradizionale/moderato, dell’Islam politico, del salafismo jihadista e delle contro-narrative mirate a contrastare i messaggi estremisti. In seguito, l’utilizzo di un software linguistico ha permesso di individuare i concetti ricorrenti e i riferimenti alle scritture sacre nei diversi testi di ogni ‘categoria’ di islam.

La ricerca, ha notato il Presidente dell’Euro-Gulf Information Centre, Mitchell Belfer, nel suo discorso di apertura, “tratta un tema oggi particolarmente caldo”, in un periodo storico di conflitti ed intolleranze etnico/religiose che potrebbe essere ribattezzato “l’età dell’estremismo”, sia religioso che laico.

L’OBIETTIVO DELLA RICERCA E I RISULTATI (SORPRENDENTI)

L’obiettivo della ricerca, ha chiarito Comerford, è quello di “fornire evidenza empirica al dibattito pubblico sul tema dell’estremismo islamico, attraverso un approccio il più possibile analitico e non politicizzato”. Nello specifico, il progetto ha come scopo di “evitare che la stragrande maggioranza dei musulmani, moderata e non violenta, venga ritenuta responsabile per le azioni della minoranza estremista”, come troppo spesso accade nel crescente clima di intolleranza verso il mondo musulmano che caratterizza oggi le società occidentali.

I risultati della ricerca, esposti dalla dottoressa Bryson, smentiscono molti dei luoghi comuni del pubblico occidentale. Uno dei risultati più sorprendenti è che tra le dieci figure più citate nei documenti dei jihadisti-salafiti è presente un solo studioso universalmente riconosciuto nel mondo islamico, mentre al secondo posto troviamo addirittura l’ex presidente americano Barack Obama. Questo perché, spiega Bryson, “l’odio dei jihadisti verso l’occidente tale che i riferimenti agli infedeli sono spesso più numerosi di quelli alla storia intellettuale dell’Islam”. Un’altra conclusione interessante del lavoro dei due studiosi inglesi è senza dubbio il diverso uso che fanno delle scritture sacre l’Islam moderato e la sua versione estremista. Scopriamo, per esempio, che “solo l’8% dei 50 versetti coranici più quotati nei testi salafo-jihadisti, tra cui compare la dicitura ‘Stato Islamico’, sono prevalenti dei testi dell’Islam tradizionale. Allo stesso modo, mentre l’86% dei riferimenti concettuali dei testi estremisti si presta ad interpretazioni che possono dare adito ad azioni violente, lo stesso vale per solo il 7% dei temi dell’Islam moderato. Una convergenza di vocabolario più marcata si osserva invece tra l’Islam ‘politico’ e quello salafo-jihadista.

La ricerca contraddice inoltre un’altra rivendicazione caratteristica dei fondamentalisti islamici, che spesso si ergono a difensori di “un glorioso passato dell’Islam”. Infatti, i risultati del lavoro mostrano come la loro retorica sia in realtà “in contraddizione con la tradizione teologica classica dell’Islam”. Questo, nota Rachel Bryson, “potrebbe risultare particolarmente problematico per quei gruppi estremisti che dipingono il jihadismo salafita come il vero volto, storicamente radicato, dell’Islam”.

In generale, l’indagine mostra come gli estremisti citino molto le scritture, ma lo facciano “in maniera selettiva e strumentale, focalizzandosi su un numero esiguo di versetti per legittimare la loro ideologia”. Questo, ha suggerito la ricercatrice, “potrebbe essere usato contro di loro per minare la legittimità della loro narrativa.”

SERVE CONOSCENZA RECIPROCA

Dal lavoro dei due ricercatori del Tony Blair Institute emerge quindi un Islam con numerose sfaccettature, facilmente soggetto a strumentalizzazioni e difficilmente collocabile all’interno di un’unica definizione. C’è soprattutto la mancanza di questa consapevolezza dietro la crescente islamofobia delle società europee e occidentali in genere.  Secondo Rachel Bryson, intervistata da formiche.net a margine della conferenza, oggi in Europa stiamo assistendo a “due narrative, quelle dell’estremismo islamico e dell’estremismo della destra populista e islamofobica, che si sostengono e rinforzano a vicenda. L’obiettivo del nostro lavoro – ha proseguito la ricercatrice – è proprio quello di informare il dibattito con dei dati scientifici, per evitare che questi temi vengano banalizzati e strumentalizzati per fini politici”.

Ciò che può battere gli estremismi, sia islamici sia dell’ultra-destra politica europea e d’oltre oceano, “è una conoscenza maggiore del vero Islam” ha spiegato Milo Comerford, “l’Europa, e l’America, soffrono di un gravissimo analfabetismo religioso quando si parla di Islam. Questo sarà una delle grandi sfide per il futuro, educare le società occidentali a una comprensione più veritiera della religione islamica.”

Peraltro, ha notato l’analista inglese, “persino nei gruppi jihadisti c’è scarsa conoscenza dell’Islam e le persone che di solito comandano questi gruppi estremisti spesso ignorano le nozioni di base della teologia islamica”.

Dietro l’estremismo crescente negli ultimi anni – ha concluso Comerford – c’è una grave mancanza di conoscenza. La contromisura più efficace passa quindi proprio per l’insegnamento del vero Islam, scevro da politicizzazioni e strumentalizzazioni di sorta”.

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