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Le priorità dei giovani di Confindustria per la prossima legislatura. Parla il presidente Rossi

Le proposte dei partiti sull’occupazione giovanile? “Finora troppo poche, direi quasi impalpabili”. Le vicende Ilva e Tap? “Ci fanno fare una figura barbina all’estero. È doverosa l’istituzione di una gerarchia per mandare avanti i progetti di interesse nazionale”. Il rischio più grande della prossima legislatura? “Che qualcuno si metta in testa di smontare le buone riforme che sono state varate negli ultimi anni dai governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e di rimettere tutto in discussione”. Alessio Rossi guida i giovani di Confindustria dallo scorso maggio e in questo periodo – come molti altri rappresentanti del mondo imprenditoriale – ha in particolare una preoccupazione: che la politica eviti di ingaggiare in campagna elettorale “una gara a chi la spara più grossa” senza tenere conto di ciò che si può e si deve fare davvero nell’interesse del Paese. “Le famiglie e le imprese si aspettano soluzioni concrete e realizzabili”, ha spiegato in questa conversazione con Formiche.net Rossi. Per il quale, in questa fase, il pericolo maggiore è che le forze politiche sottovalutino la nostra situazione reale e finiscano con il vanificare i passi in avanti che l’Italia ha fatto comunque registrare negli ultimi anni: “La ripresa – è bene tenerlo sempre a mente – è appena iniziata. Basta pochissimo per ingranare la retromarcia e abbandonare la strada giusta che siamo riusciti finalmente a imboccare”.

Da qui l’invito di Rossi a concentrarsi sulle questioni più rilevanti nell’ottica di consolidare e rafforzare la crescita: “Come giovani imprenditori di Confindustria vorremmo che al centro della campagna elettorale – e poi della prossima legislatura – ci fossero il tema della produttività del Paese, della competitività delle aziende e, soprattutto, dell’occupazione giovanile”. La vera priorità però – ed è fisiologico per una organizzazione composta da under 40 – è rappresentata soprattutto dal lavoro dei più giovani (qui l’approfondimento di Formiche.net su alcune delle idee avanzate dai principali partiti e qui l’intervento dell’economista Gustavo Piga), a proposito del quale Rossi ha invitato la politica a formulare proposte che possano definirsi tali: “Ne ho lette davvero troppo poche sui giornali. E sono preoccupato”. Lo stesso Rossi ha però promosso la decisione del governo di prevedere una decontribuzione fiscale del 50% in Italia e del 100% in alcune zone del Meridione per le imprese che decidano di assumere a tempo indeterminato lavoratori under 35: “Noi chiedevamo ancora maggiore intensità ma si tratta comunque di una misura che va nella giusta direzione. Il tema della disoccupazione giovanile è fondamentale per il Paese. Non solo per le imprese. È un provvedimento nell’interesse dell’Italia”.

In questo senso i giovani di Confindustria chiedono anche il potenziamento degli istituti tecnici superiori (noti come ITS):  “Non è un caso che l’80% dei ragazzi e delle ragazze che si formano in queste realtà riesca a trovare un lavoro degno di questo nome entro un anno dal conseguimento del diploma. C’è però un retaggio culturale nel nostro Paese in virtù del quale gli istituti tecnici non sono visti di buon occhio. Sarebbe invece importantissimo investire risorse su queste strutture come, peraltro, stanno facendo anche altri stati europei tra cui, in primis, la Germania”. Allo stesso obiettivo risponde anche la proposta di puntare ancora di più sull’alternanza scuola-lavoro di cui – ha affermato Rossi – “Confindustria ha creato una sorta di bollino di qualità” per evitare che le polemiche finiscano con il travolgere un istituto ritenuto molto positivo dalle imprese: “Sarà pur vero che in alcuni casi non viene fatta nel miglior modo possibile. Ma posso garantire che, di regola, l’alternanza scuola-lavoro funziona bene e rappresenta uno strumento importantissimo nell’ottica di consentire ai più giovani di conoscere il mondo del lavoro e trovare un impiego”.

Una legislatura, la prossima, che – ad avviso di Rossi – dovrà essere all’insegna delle riforme ma pure della continuità delle politiche: “Non si può pensare che dopo ogni elezione chi arriva al governo si occupi per prima cosa di smontare ciò che è stato fatto dai precedenti. Anche grazie ad alcune riforme varate dagli ultimi governi, ci troviamo a commentare numeri che iniziano ad essere positivi: crescita dei fatturati, degli ordinativi aziendali, dell’occupazione, del prodotto interno lordo e delle esportazioni. È da qui che bisognerà ripartire nella prossima legislatura”. Tra i migliori provvedimenti della legislatura appena conclusa, il presidente dei giovani di Confindustria ha citato il Jobs Act, la Buona Scuola e Industria 4.0: “Tutto questo non può e non deve essere toccato dal governo che verrà, indipendentemente dal suo colore. Questi provvedimenti devono diventare strutturali”. In particolare, secondo Rossi, il piano Industria 4.0 voluto dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda “ha avuto l’enorme merito di riportare gli imprenditori a investire nelle loro aziende così da renderle più competitive soprattutto all’estero. Una misura che ci invidiano in tutta Europa e che in molti ci hanno copiato”. Ora – ha aggiunto – “occorre proseguire e puntare sulla formazione dei lavoratori in modo che le imprese possano avere al loro interno dipendenti 4.0”. E lo stesso dovrebbe anche farsi anche nella pubblica amministrazione, uno dei principali talloni d’Achille del nostro sistema economico: “Siamo ancora indietro, è inutile nascondersi. Le lungaggini e le inefficienze della nostra macchina burocratica sono evidenti e vanno risolte il prima possibile. Ci vuole un’amministrazione più veloce e al passo con i tempi, che sia adeguata ai mezzi tecnologici di oggi”.

Rossi ha poi segnalato altri due limiti dell’azione politica che in troppi casi, in passato, hanno contribuito a complicare il quadro economico-amministrativo: da un lato l’eccesso di normazione di cui l’Italia si rende protagonista e, dall’altro, la tendenza a ritardare a dismisura l’approvazione dei provvedimenti attuativi delle leggi, così da arrivare a varare, di fatto, delle riforme dimezzate. Due vizi – ha sottolineato il presidente dei giovani di Confindustria – ben rappresentati dal codice degli appalti dell’aprile 2016: “Non è un caso che in molti ne continuino a chiedere la modifica o, addirittura, l’abrogazione. Ha frenato gli investimenti pubblici e reso la situazione molto più complessa di quanto non fosse in precedenza”.

Tra i mali del nostro Paese da curare il prima possibile, Rossi ha indicato anche “la cultura del no a tutto” che nelle ultime settimane si è manifestata in tutta la sua evidenza in due vicende emblematiche, entrambe pugliesi: i casi Ilva e Tap. “Questi conflitti, oltre ad allungare i tempi e a non permetterci di sfruttare tante opportunità a livello economico, ci fanno fare una figura all’estero davvero pessima. È doverosa l’istituzione di una gerarchia per mandare avanti i progetti di interesse nazionale: non possiamo essere schiavi del ricorso dei comuni, delle province o delle regioni”. Questo dal punto di vista generale. Mentre, nello specifico, il presidente dei giovani di Confindustria ha commentato quanto sta avvenendo su Ilva in modo ancor più netto: “Il piano del governo rappresenta una grande opportunità, anche per bonificare un’area inquinata. Il ricorso della regione Puglia e del comune di Taranto mi pare assolutamente miope e pretestuoso: sfrutta una vicenda così importante solo per fare propaganda e alimentare la contrapposizione politica persino all’interno dello stesso partito”. Parole analoghe Rossi le ha anche spese a proposito di Tap: “Si tratta di una infrastruttura strategica e necessaria: è ridicolo che venga solamente pensato di fermare i lavori per una serie di pretesti ambientalisti. Rischiamo di perdere anni di lavoro perché ci sono istituzioni che si fanno i dispetti. Questa non è una classe delle elementari”.

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