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Ilva, Tap e l’Italia ostaggio dei No (e dei Tar). La denuncia di Chicco Testa

ilva di maio istat

Una parte delle istituzioni non fa il proprio mestiere, come un’altra fetta, abbondante, di politica. Troppi no, pochi sì. E un Paese che rimane al palo in attesa che qualche altro investitore ignaro della situazione si rifaccia avanti. Succede all’Ilva (qui lo speciale di Formiche.net sul vertice al Mise di oggi), succede a Lecce col Tap (ieri la procura locale ha accolto il ricorso di otto sindaci, riaprendo l’inchiesta sulle autorizzazioni). Quando la strada maestra per l’industria e il progresso passa per i tribunali. Chicco Testa (nella foto) manager di lungo corso (Enel, Acea, Sorgenia) con un passato da parlamentare queste cose le conosce bene ma questo non gli evita un certo sconforto nell’affrontare il tema del “muro di gomma giudiziario”.

Testa, questo Paese è davvero allergico all’industria? 

Sembra proprio di sì. Manca la responsabilità, la percezione dell’urgenza di alcune cose. C’è una parte della politica che non fa bene il proprio mestiere. Altrettanto accade per una parte di istituzioni.

Tra le cose urgenti c’è l’Ilva?

Certo. Quello che non si capisce è che non sta scritto da nessuna parte che uno debba investire in Italia. Nel mondo ci sono tanti posti dove andare a investire, fare industria, profitti e lavoro. Si cerca sempre il posto migliore dove impiegare le proprie risorse. E invece qui non si fa altro che peggiorare la situazione.

Parla di Arcelor Mittal?

Esatto. Penso che a questo punto si stiano già facendo delle domande. Ma prego proprio che non siano domande troppo importanti, negative. Del tipo se resistere a Taranto o meno.

C’è chi parla di un Paese in mano a Tar e procure…

Un Paese in mano a certa giustizia. Ha visto che cosa hanno fatto a Orsi (ex ceo Finmeccanica, assolto nel processo per le tangenti, ndr). Rovinata la vita a un uomo, commesse perse, danno reputazionale. E non è anche un po’ lo stesso per le opere strategiche?

Ieri la procura di Lecce ha riaperto un’inchiesta sul Tap, accogliendo un ricorso di alcuni sindaci…

Non mi stupisce. Certa giustizia ha un impatto enorme sull’industria. Pensa che gli ulivi siano un motivo per protestare? Sono solo un pretesto, punto e basta. Quell’opera serve.

Lei una volta ha detto che quando era a capo dell’Enel non ha mai avuto problemi di autorizzazione al centro-Nord. Allora quello del ‘no’ a tutto è un problema del Sud?

Penso che al Nord ci sia una cultura più accogliente per l’ambiente industriale. Ci sia un contesto più favorevole per chi investe. Non posso dire altrettanto del Mezzogiorno. Direi che al Sud siamo dinnanzi ad autentici fenomeni di autolesionismo industriale. E questo vale anche per il turismo, su cui il Sud dovrebbe essere più avvantaggiato. Le faccio un esempio.

Prego…

Il Salone del Mobile di Milano genera da solo più fatturato turistico di qualche provincia del Meridione…non le sembra assurdo? Eppure è così.

Le piace il Ministro dello Sviluppo Calenda?

Direi che sta lavorando bene.

Ma non basta…

No, c’è un muro di gomma istituzionale, locale e non, che non so proprio come si possa abbattere. Le faccio un altro esempio, ridicolo a dir poco. Sorgenia ha appena ricevuto un parere negativo dal Molise per la costruzione di un piccolo impianto idroelettrico, quindi di fatto rinnovabile. E sa perché? Perché (Testa legge testuale il parere, ndr) ‘un bene paeseaggistico non è un fatto meramente estetico ma è soprattutto modifica della percezione del contesto…ivi compresa la percezione dei suoni prodotti dalla portata fluente nel letto naturale del corso d’acqua’. Sa che vuol dire? Che l’opera andrebbe a modificare il suono dell’acqua che scorre, recando un danno a chi decide di fare una gita al fiume. Incredibile…

 

 

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