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Macron va alla guerra economica. Il protezionismo 4.0 della Francia

Si apre la settimana del meeting di Davos, dove i leader mondiali si riuniranno, in un hotel circondato dalle Alpi svizzere, per candidarsi alla leadership dell’ordine liberale globale, con le dovute eccezioni. A cominciare da Donald Trump, che venerdì parlerà davanti all’assemblea plenaria per illustrare soddisfatto i primi risultati del suo “America first”, circondato dai più stretti collaboratori alla Casa Bianca: Rex Tillerson, Robert Lightizer, Wilbur Ross e il genero Jared Kushner.

Lo scorso anno la convention svizzera fece da palcoscenico per il presidente cinese Xi Jinping, autoproclamatosi alfiere del liberismo mondiale. Quest’anno un altro leader raccoglierà il testimone per fare da contraltare alle sferzate del presidente americano: il quarantenne Emmanuel Macron, che con il Tycoon vive una certa rivalità, l’uno avvocato di un’Europa più forte, a traino francese, e del libero commercio, l’altro fiero difensore del “buy American, hire american”. Macron parlerà il 24 gennaio, giornata dedicata all’Europa, assieme ad Angela Merkel, e lo farà con più credibilità e forza della cancelliera tedesca, da settembre impegnata a risolvere l’empasse della coalizione di governo.

Il titolare dell’Eliseo, forte dei sondaggi interni che vedono crescere la sua popolarità, ha preparato con cura la sortita svizzera. Alle spalle ha una lunga tournée istituzionale in Cina, dove è stato accolto con ogni onore. Accompagnato dall’immancabile moglie Brigitte Trogneux, e da una folta delegazione di imprese (fra cui Airbus, Dassault, Auchan e Bnp), Macron, primo leader occidentale ad essere accolto da Xi dopo lo storico XIX congresso del Partito comunista cinese, ha scandito a più riprese una sola parola: reciprocità. Tornato in patria, ha annunciato, per bocca del suo ministro dell’Economia Bruno Le Maire, un piano per ampliare la lista delle imprese strategiche che devono essere difese dagli investimenti stranieri (si legga cinesi). Ai settori inclusi nel decreto del 2014 a difesa delle aziende strategiche, se ne aggiungeranno altri due: la protezione dei dati e l’intelligenza artificiale. D’altronde Macron lo aveva già chiarito ai reporters che lo avevano seguito nel Dragone: “Voglio gli investimenti, ma ci sono aree che consideriamo strategiche”.

Fissati i paletti per arginare lo shopping compulsivo dei cinesi in Europa, Macron non ha però alcuna intenzione di serrare il mercato francese alla stregua di Trump. Anzi, ha già dato avvio ai preparativi per presentare mercoledì a Davos una Francia aperta agli investimenti stranieri e in piena ripresa economica. Per l’occasione, ha invitato oggi all’Eliseo 100 Ceo delle principali imprese straniere operanti sul suolo francese. Se ne presenteranno 140, “tutti numeri uno” esulta il governo di Parigi. Saranno accolti a palazzo, rivela Le Figaro, giganti dell’industria alimentare come la Coca Cola e Novartis, i big del settore tech come Google, Facebook e anche i cinesi di Alibaba, assieme ai superbanchieri di JPMorgan, Goldman Sachs e Bank of America. L’obiettivo del “summit dell’attrattività” convocato alla vigilia di Davos è già nel nome: “Scegliere la Francia”. A seguito di una tornata di meeting con alcuni deputati, il ministro Le Maire e il ministro del Lavoro Muriel Pénicaud, gli imprenditori stranieri pranzeranno con il primo ministro Éduarde Philippe e parteciperanno a una serie di incontri riservati con i ministri di circa 20 minuti. A fine giornata il presidente Macron terrà un discorso a difesa dell’attrattività del mercato francese, scaldando i motori per il ben più ampio palcoscenico svizzero che lo attende mercoledì.

 

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