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Il nuovo piano per la mobilità elettrica di Roma

Di Marina Fanara

Dopo l’approvazione in Giunta lo scorso ottobre, il piano della mobilità elettrica di Roma ha ottenuto l’ok anche dalla commissione Bilancio dell’Amministrazione capitolina. “È un grosso passo avanti “, ci dice Enrico Stefano, presidente della commissione Mobilità, “ora serve il passaggio in Aula, i primi di febbraio e, dopo l’approvazione del testo, accelereremo i tempi per diventare operativi entro la fine dell’anno”.

TUTTA CARICA LA CITTÀ

Il piano al vaglio del Campidoglio detta le regole per l’installazione, entro il 2020, delle colonnine pubbliche di ricarica per i veicoli a batteria. “Il criterio principale è la capillarità delle infrastrutture”, sottolinea Stefano, “privilegiando le zone con il maggior numero di addetti. Per intenderci, quelle dove vi lavorano molte persone”.

LA CITTÀ DIVISA PER 322 “AMBITI”

Per calcolare numero e densità dei punti di rifornimento, stando al regolamento, l’intero territorio comunale sarà suddiviso in zone con almeno 100 lavoratori per ettaro, chiamate “Ambiti di Piano”, ognuna delle quali dovrà avere almeno 40 colonnine. “Stando a questi criteri, abbiamo individuato 322 Ambiti”, spiega il presidente, “quindi, fatti quattro calcoli, Roma potrà disporre di oltre 12 mila punti di rifornimento per i veicoli a batteria, aperti a tutti”.

LE REGOLE PER GLI OPERATORI

Il regolamento stabilisce anche che la gestione sarà affidata a più operatori, ognuno dei quali potrà installare in ognuna delle 322 zone al massimo 5 colonnine, di cui una veloce (circa mezz’ora per fare il pieno alla batteria). Inoltre, il 60% delle colonnine (circa 700 in tutto) dovrà essere uniformemente distribuito nelle 6 aree in cui il Piano generale dei trasporti suddivide il territorio di Roma: Mura Aureliane, Anello ferroviario, Fascia verde, Gra (Grande raccordo anulare), Confine comunale, Ostia e Acilia.

Il che significa: il singolo gestore non potrà decidere la zona che più gli aggrada, ma le colonnine che riuscirà ad aggiudicarsi dovranno essere presenti in tutte queste macro aree. “Si tratta di una regola”, ha sottolineato Enrico Stefano, “assolutamente necessaria per garantire che le infrastrutture siano accessibili in maniera capillare in tutta la città, senza trascurare i quartieri più periferici e svantaggiati”.

(Articolo pubblicato su l’Automobile, la testata diretta da Alessandro Marchetti Tricamo ed edita da ACI)

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