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La crisi del Venezuela investe la relazione con la Spagna

Tornano le parole “regno” e “colonizzazione” nel discorso del presidente venezuelano Nicolás Maduro. Come se si trattasse di un salto indietro nel tempo, il regime socialista del Venezuela attacca il governo di Madrid, colpevolizzandolo delle pene economiche e sociali che attraversa. Tutto in complicità con “l’impero” nordamericano.

STRAPPI DIPLOMATICI

La scorsa settimana il presidente Maduro dichiarò l’ambasciatore spagnolo a Caracas, Jesús Silva Fernández, persona non grata, alludendo a “continue aggressioni e ingerenze negli affari interni del Venezuela”. Dopo 72 ore, il diplomatico è stato costretto a lasciare il Paese, dimostrando che le tensioni tra Spagna e Venezuela sono arrivate al punto più critico nella storia recente. Pochi giorni prima era stato richiamato a consultazioni l’ambasciatore venezuelano in Spagna, Mario Isea.

L’IMMUNITÀ DI ZAPATERO

L’unico in Spagna che resta immune agli attacchi di Maduro è l’ex presidente José Luis Rodríguez Zapatero. L’ex leader socialista è stato mediatore nel 2016 con il governo venezuelano e l’opposizione ed è stato l’unico autorizzato a visitare il leader dell’opposizione e prigioniero politico, Leopoldo López. Viaggia a Caracas circa due volte al mese ed è riuscito a riattaccare i rapporti con il regime chavista quando a luglio del 2017 si è avventurato a dire che “il principale responsabile” del fallimento delle negoziazioni era il governo.

SANZIONI EUROPEE

Tutto indica che sarebbe stata la decisione del Consiglio di ministri dell’Unione europea di imporre nuove sanzioni a sette funzionari di alto livello del governo venezuelano, tra cui il numero due del Partito Socialista Unico del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, il direttore del Consiglio Nazionale Elettorale, Tibisay Lucena, e il procuratore nominato dall’Assemblea Costituente, Tarek William Saab. Tra le sanzioni ci sono il blocco di conti correnti e divieto d’ingresso in territorio europeo.

INDIGINI IN CORSO

Oltre alle indagini negli Stati Uniti per narcotraffico, la cupola socialista venezuelana è ora anche sotto il mirino della giustizia spagnola. L’Audiencia Nacional indaga per riciclaggio l’ex ministro dell’Energia ed ex presidente della petrolifera Petróleos de Venezuela (Pdvsa), Rafael Ramírez, e altri membri del vertice dell’azienda statale. La denuncia è stata presentata nel 2017 e avverte su irregolarità nell’amministrazione di fondi pubblici, e l’invio di denaro in Spagna, secondo quanto si legge sul quotidiano El Mundo. Il fascicolo è in mano al giudice Carmen Lamela.

E IN ITALIA?

Nonostante i segnali evidenti di totalitarismo, il fascino della “rivoluzione” socialista del Venezuela, anche senza Chávez, continua a conquistare simpatizzanti in Europa. Dal laburista Jeremy Corbyn al populista Pablo Iglesias in Spagna (qui l’articolo di Formiche.net sui presunti finanziamenti del Venezuela al partito Podemos). In Italia, invece, gli atteggiamenti ambigui sul Venezuela arrivano dal Movimento 5 Stelle. Il deputato Manlio Di Stefano e la senatrice Ornella Bertorotta sono stati a Caracas l’anno scorso per la commemorazione della morte di Chávez, mentre il candidato premier Luigi Di Maio ha proposto il Venezuela come mediatore nella crisi libica.

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