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Tutta l’irritazione del Pd contro il “grillino parlante” Calenda

Su Repubblica appare una indiscrezione, non smentita, di quelle che fanno non poco rumore. Renzi vorrebbe cancellare il canone Rai. Una promessa elettorale. Non la prima e non l’unica: sarebbe ipocrita scandalizzarsi. Altrettanto sarebbe ridicolo sorprendersi delle polemiche: siamo in piena campagna elettorale.

Cosa accade però di non previsto? Che il ministro dello sviluppo economico, attivissimo sui social media, faccia un tweet in cui parla di “presa in giro”. Per la verità, il ragionamento di Calenda è lineare e comunque coerente con la posizione che ha sempre espresso pubblicamente. Nel clima infuocato che precede il voto quel cinguettio ha scatenato un vero e proprio putiferio. Si dice che a largo del Nazareno, sede del Pd, siano infuriati con l’ormai ex pupillo di Renzi. C’è già chi lo definisce “il nostro grillino parlante” riferendosi ad un mix fra la figura raccontata da Collodi ed un seguace del contemporaneo comico genovese.

Non appartengono alla categoria del retroscena le dichiarazioni ufficiali. La più clamorosa è quella del presidente del partito, Matteo Orfini, che da mesi ormai ha il compito non ufficiale di fare da contrappasso alle uscite di Calenda. La sua “scudisciata” arriva sui social e senza citare neppure il ministro. “Per la cronaca, la fiscalizzazione del #canoneRai è una nostra proposta storica. E rafforza la Rai. Mentre di privatizzazioni che hanno distrutto (o quasi) aziende strategiche del paese ne abbiamo gia’ viste troppe. E direi anche basta”.

Non meno notabile è la presa di posizione di Antonello Giacomelli, che non solo è espoenente autorevole del Pd ma è anche sottosegretario proprio di Calenda. Per rispondere al “suo” ministro, spiega come sia “contraddittorio da un lato preoccuparsi di difendere l’Italianità di infrastrutture strategiche e dall’altro teorizzare la privatizzazione di una realtà come Rai che finirebbe, facile previsione, in mani non italiane”. Il punto debole però resta la proposta di cancellazione del canone ed il sottosegretario che ha sempre seguito le vicende di viale Mazzini prova qui a fare lo slalom. “Non posso commentare – dice non senza imbarazzo – una proposta basata su una indiscrezione.

Mi meraviglia anche la fretta con cui si dà tutto per certo ed il tono di alcune reazioni. Quello che so è che il governo Renzi con la riforma del canone in bolletta ha recuperato l’evasione ed abbassato il costo per i cittadini onesti che lo pagavano. Dando certezze ai conti pubblici e alla Rai e ponendo le basi per aiutare tutto il settore dell’informazione. Certo, rimane molto da fare. E discuteremo di cosa fare per il futuro in modo libero aperto e impegnato. Senza accontentarci di quello che abbiamo raggiunto garantendo comunque il finanziamento del servizio pubblico”. Insomma, la proposta di Renzi non convince ma non si può rispondergli come ha fatto Calenda.

A rincarare la dose ci pensa un altro esperto di Rai nonchè persona considerata vicinissima al segretario del Pd, Michele Anzaldi. Il deputato, che è segretario della commissione di Vigilanza, sceglie di replicare su twitter: “Caro Calenda, se tagliamo 1,5 mld spesa pubblica ed eliminiamo canone Rai i cittadini pagano meno. Altro che presa in giro: serve processo modernizzazione ed eliminazione sprechi unici in panorama tv con risparmio immediato 500mila euro. Far risparmiare cittadini come con stop Imu”. Il piatto è servito.

Il ministro però non ha solo critici nel centrosinistra. Il legame con +Europa i fa sempre più forte come conferma Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani e promotore della lista guidata da Emma Bonino. “Abolire il canone per sussidiare la Rai con soldi pubblici – afferma – è un totale controsenso e bene ha fatto Calenda – peraltro gia’ sostenitore del referendum radicale su ATAC per la liberalizzazione del trasporto pubblico locale – a segnalarlo”.

Pur non candidandosi il co-fondatore di ItaliaFutura si ritaglia un ruolo sempre più centrale nel dibattito pubblico (ancora oggi il presidente Pd della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha polemizzato con lui in modo “vivace”). Il fastidio dei renziani è ormai incontenibile ed anche nel resto del partito democratico si fa fatica a difenderlo. In imbarazzo crescente dicono sia anche il premier Gentiloni che pure con Calenda ha un ottimo rapporto. Fino a quando il “grillino parlante” continuerà a punzecchiare il partito che pure dice di voler votare? Questa è la domanda che si fanno al Nazareno. Con sempre maggiore inquietudine, dicono.

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