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Verso la conferenza Osce di Roma sull’antisemitismo, un’iniziativa tutta italiana

Una menorah, il candelabro a sette bracci che illuminava nell’antichità il tempio di Gerusalemme. E l’arco di Tito, che accolse l’omonimo imperatore romano al suo ritorno dalla guerra giudaica, quando i romani distrussero il tempio dando inizio alla diaspora ebraica. Questi i due simboli che formano il logo della Conferenza Internazionale di Roma sulla Responsabilità degli Stati, delle Istituzioni e degli individui nella lotta all’Anti-Semitismo nell’Area Osce. Presentata alla Farnesina questo venerdì dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, dalla presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni e dall’ambasciatore Francesco Talò, si terrà nella capitale lunedì 29 gennaio, a due giorni dalla giornata della Memoria. Quest’anno alla memoria della Shoah l’Italia dedicherà una cura particolare, e per due motivi. Ricorrono gli 80 anni dall’infamia delle leggi razziali varate dal governo Mussolini nel 1938, anticipo amaro di una persecuzione che negli anni si fece sempre più accanita e partecipata assieme agli alleati nazisti. Il 29 gennaio inoltre suggellerà l’inizio della presidenza italiana dell’Osce per il 2018, che vedrà l’Italia dettare l’agenda per la sicurezza e della cooperazione internazionale.

“È un’iniziativa tutta italiana senza precedenti”, ha commentato Alfano presentando la conferenza del 29, con l’auspicio che “chi seguirà alla presidenza dell’Osce dopo di noi trasformi questo evento in una ricorrenza”. Quattro panel di cui saranno protagonisti delegazioni dai governi di tutta l’area Osce, membri delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, leader delle comunità religiose. La memoria dell’olocausto rimarrà sfondo imprescindibile della conferenza, ma non sarà l’oggetto principale dei dialoghi. Sarebbe un’occasione mancata: urge infatti, più ancora del ricordo di ciò che è stato, intervenire concretamente per prevenire e fermare le nuove forme di odio antisemita del mondo contemporaneo.  Più che odio, “un virus” ha specificato Alfano, che come ogni virus “ha bisogno di un grande vaccino culturale contro la discriminazione, sottoposto a un continuo richiamo”. Un vaccino non solo contro la violenza, ma contro l’indifferenza, “un nemico pericoloso, il silenzio favorisce sempre l’aggressione, mai la vittima”. A questo proposito Alfano ha richiamato le parole ammonitrici del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parafrasando: indifferenza significa anche liquidare l’esperienza del ventennio fascista come un’esperienza tutto sommato positiva, eccetto che per la guerra e le leggi razziali, perdonando la ferocia della dittatura come si fa con un bambino che ha commesso una marachella.

La conferenza internazionale di lunedì è dunque l’ennesima testimonianza dell’impegno italiano per tenere viva la memoria. Fu l’Italia, nel 2000, uno dei primi Stati a dedicare ufficialmente un giorno dell’anno, il 27 gennaio, al ricordo della persecuzione contro gli ebrei. “Non solo contro il popolo ebraico, ma anche contro altri popoli come i sinti, i rom”, ha voluto precisare Noemi Di Segni, che ha confessato di essere “commossa nel vedere quanta energia e partecipazione c’è intorno a questa conferenza”. Il “genocidio più sofisticato della storia”, ha ammonito la presidente dell’Ucei, non fu opera di gente rozza o analfabeta, ma “di persone altamente acculturate in tutti i campi del sapere, dalla scienza alla musica più sublime”. Lo stesso si può dire oggi dell’odio contro il popolo ebraico, che non conosce classi sociali, destra o sinistra. “Un tempo la propaganda fascista aveva un titolare preciso, oggi assistiamo a un odio trasversale alla politica, che non è incentrato su un unico soggetto”.

Nel suo testamento spirituale il presidente emerito dell’Assemblea Rabbinica italiana Giuseppe Vittorio Laras, scomparso lo scorso novembre, parlava di una giornata della Memora giunta “a una crisi di senso e di comunicazione”. Per ridare forza comunicativa al ricordo della Shoah alla conferenza di lunedì sarà presentata una mostra documentale sulla Memoria, curata fra gli altri dall’archivio storico del Maeci con il contributo dello Yad Vashem Center e il museo della Shoah di Roma.

(Foto: profilo Twitter della Farnesina)

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