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Da Sanremo a Montalbano. Le migliori cartucce della Rai spiegate da Francesco Devescovi

Raiuno non ha ancora spento i riflettori sul teatro Ariston, dove da venerdì Antonella Clerici è alle prese con il primo Sanremo Young in onda fino al 16 marzo. Ma sul trio Baglioni, Favino e Hunziker, è già calato il sipario. E se i numeri non lasciano molto spazio alla critica, il successo del Festival di Sanremo potrebbe non essere legato semplicemente a loro. A spiegarlo con tanto di tabelle alla mano, è Francesco Devescovi, esperto di economia dei media, con un lungo passato alla Rai tra studi e ricerche di mercato, del palinsesto e della pubblicità e per dieci anni alla guida della casa editrice Rai Eri. Intervistato da Formiche.net Devescovi (con Castelvecchi ha anche pubblicato il libro Ciao Rai!), promuove Sanremo ma sul Commissario Montalbano ha qualcosa da dire. Vediamo perché.

“Appena chiusi i fasti di Sanremo, la Rai trasmette il programma più pregiato, le due puntate della nuova serie di  Montalbano, e ciò mi sembra una scelta poco lungimirante. Poteva programmare Montalbano in autunno dove solitamente ha difficoltà negli ascolti”, commenta Devescovi. “Perché la Rai lo ha fatto? Qualcuno maliziosamente potrebbe rispondere che a giugno ci sarà il cambio del CdA e che quindi il management voglia presentarsi a quella scadenza con ascolti vincenti”.

Il Commissario più amato dagli italiani, di ritorno su Raiuno nella prima serata di lunedì 12 febbraio, è riuscito ad incollare davanti agli schermi televisivi 11 milioni 386 mila spettatori. “Montalbano è uno dei pochi casi in cui gli ascolti superano i dieci milioni, numeri ormai rarissimi, se si escludono gli eventi calcistici. La classifica dei top per ascolti vede al primo posto Sanremo, poi negli ultimi anni viene Montalbano”, spiega Devescovi, già professore di Economia dei media all’Università La Sapienza di Roma.

Si tratta dei cosiddetti eventi televisivi, alimentati dai media stessi. “Già adesso si discute su chi potrebbe essere il prossimo direttore artistico di Sanremo. Ad ottobre di ogni anno inizia un battage incredibile che va al di là del contenuto dell’evento in sé, dove a regnare dovrebbero essere la musica, i cantanti e i conduttori”.

Una volta dieci milioni di telespettatori si superavano con più facilità, commenta l’esperto. “Questo è un esempio di come la televisione abbia perso appeal”. Il confronto è presto fatto: “Nel 1987 il varietà Fantastico7 ottenne 16 milioni di spettatori, Rambo su Canale5 ne fece 13 milioni. L’anno dopo il record fu de Il nome della rosa con 15 milioni di telespettatori”, ricorda Devescovi.

Passiamo a Sanremo 2018. Ad un numero in particolare: 12,7 milioni di ascoltatori medi nelle 5 serate. “Un risultato notevole dal punto di vista degli ascolti che però – spiega Devescovi – non supera i big degli ultimi anni. A superarlo è stato Fazio nel 2000 con 14,8 milioni di ascoltatori medi, Paolo Bonolis con 14,7 milioni nel 2005, Gianni Morandi nel 2011 con 13,5 milioni. Tutte le ultime edizioni di Carlo Conti hanno poi avuto risultati simili”.

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devescovi3Per Devescovi l’importanza di questo risultato va però inquadrata alla luce di due elementi. Primo: “Si deve mettere in evidenza che si sta verificando una emorragia del pubblico televisivo. Anche nel 2017, rispetto al 2016, ci sono stati 700 mila spettatori in meno. La gran parte di questo calo si è verificato in quello che viene definito target commerciale, ovvero la fascia compresa tra i 25/54 anni. Questo comporta un danno grave per la televisione, non solo per gli ascolti ma anche da un punto di vista pubblicitario”, spiega l’esperto. Ecco perché: “Il target che ho definito commerciale, è quello più gradito agli inserzionisti pubblicitari. Sono le giovani coppie che devono tirar su casa, che acquistano i prodotti di marca e di massa e che hanno scelto di dirottare la loro attenzione su altri media, come il web”.

 

Il secondo elemento descritto da Devescovi è probabilmente la vera novità di questo Sanremo: “Se l’età media degli ascoltatori di Sanremo invecchia (53,9 anni rispetto a 52,5 del 2016), nel contempo c’è stato un notevole recupero da parte dei giovanissimi”, ha spiegato Devescovi.

“Sanremo è stato visto in particolare dalle donne, 55,6% di share contro il 50,5% di media generale, e soprattutto dal 56,0% dei ragazzi 15-19anni, i cosiddetti teens, e questo è una novità assoluta, considerando che proprio i giovani si caratterizzano per il fatto di disertare il video”.

L’invecchiamento del pubblico televisivo è infatti un dato di fatto: “I telespettatori over 65 anni rappresentano il 35% dell’intera platea televisiva, mentre sono il 23% della popolazione; il pubblico televisivo che ha più di 55 anni rappresenta il 51% mentre sono il 36% della popolazione”. “È la conferma che la Tv è vista sempre più dalle persone anziane. Un dato che fa riflettere”.

Ecco qual è la tendenza dei media, secondo Devescovi. “Nella storia dei media c’è stato sempre uno egemone. Penso che dovremo abituarci a convivere con due media forti, la Tv e il web. Il web non sta infatti subentrando alla televisione. Penso che questi due media, al momento, siano più complementari che concorrenziali, come accaduto con Sanremo dove l’interazione sui social è risultata vincente, oltre al fatto che più di 51mila persone l’hanno visto in streaming. Sono due media molto potenti che ‘viaggeranno’ insieme, e che si contenderanno le scelte degli inserzionisti pubblicitari. Come al solito sarà la pubblicità a decretare un vincitore, sempreché ci sarà”.

Il verdetto? “I tre presentatori sono stati una scelta felice, ma è giusto dire che ci sono stati pochissimi casi di flop a Sanremo”, osserva Devescovi, aggiungendo che è l’evento in sé che tiene il Paese col fiato sospeso mentre “la televisione fagocita i suoi protagonisti, in questo caso la musica e i cantanti, li ‘divora’, con il risultato che tutti noi finiamo presto per dimenticarcene”. E questo – secondo l’ex dirigente Rai – è dimostrato dal fatto che l’industria musicale è fortemente in crisi, nonostante ogni anno ci sia Sanremo. “È un po’ quello che avvenne negli anni ‘80 quando il palinsesto era infarcito di film ma la nostra industria cinematografica non trasse alcun vantaggio”, commenta a Formiche.net. “Dal punto di vista della promozione delle canzoni e delle singole star forse è più efficace Amici di Maria De Filippi che Sanremo. Sanremo è un’altra cosa, è Sanremo”.

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