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Assad e le armi chimiche in Siria. Il documento di denuncia dell’opposizione

Un documento pubblicato da un giornale dell’opposizione siriana se risultasse autentico indicherebbe che il 19 settembre 2013, quando il regime di Bashar al Assad consegnò all’ONU la mappa di tutti i suoi depositi di armi chimiche da distruggere in base all’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Russia, sarebbe cominciato anche il grande imbroglio siriano contro la comunità internazionale, proprio in quello stesso giorno.

In queste ore che la Siria rende di nuovo drammatiche per tutta l’umanità visto che il regime di Damasco starebbe per lanciare un’ offensiva di terra contro la martoriata area alla periferia di Damasco, quella Ghouta dove nel 2013 ebbe luogo il sanguinario attacco chimico che costò la vita a più di 1300 persone tra le quali tanti bambini e dove oltre 300mila persone sono sottoposte da anni a barbaro assedio dal regime siriano, che impedisce alle agenzie dell’ONU di farvi entrare aiuti umanitari, rendendo immaginabile una carneficina, il documento pubblicato dal giornale dell’opposizione siriana se risultasse autentico richiederebbe l’istituzione di una commissione internazionale.

Si tratta infatti di una lettera che, così come è stata pubblicata, reca la data del 22 settembre 2013 e facendo riferimento ai precedenti accordi del 19 settembre chiede al direttore generale del “Centro studi e ricerche scientifiche” di individuare il personale idoneo a svolgere in totale sicurezza il trasferimento.  Dunque il 19 settembre, mentre dava l’elenco dei suoi depositi chimici, il regime avrebbe avviato in totale segretezza un cospicuo trasferimento di armi chimiche in un luogo non dichiarato all’ONU. Questo documento, pubblicato ora dal giornale dell’opposizione siriana e corredato da firme e timbri, e firmato dal direttore dell’Istituto 1000, Mahmoud Khaled Nasri: la struttura in questione viene identificata con quella costruita dai sovietici negli anni ‘80 proprio per dotare il regime siriano di armi chimiche: l’articolo inoltre afferma che il trasferimento sarebbe stato effettuato in depositi della brigata 105, sotto il diretto controllo del fratello di Bashar al Assad, Maher e non distante dal palazzo presidenziale.

Da quanto scrive il quotidiano dell’opposizione siriana sembra di capire che l’operazione, effettuata in assoluta segretezza da elementi di provata fiducia, fosse talmente ingente da aver richiesto diversi giorni e diversi convogli.

Se tutto questo fosse confermato, se il documento pubblicato risultasse autentico a chi lo controllasse visto che sono ben visibili molti timbri, nomi, direttori coinvolti nell’operazione e incaricati, costituirebbe una prova di slealtà  che riguarderebbe tutte le Nazioni Unite e la loro stessa credibilità.

Il regime di Assad, questa la tesi,  sarebbe dunque da anni nel pieno controllo di parte non piccola del suo arsenale chimico. Una domanda che non può non inquietare tutte le diplomazie e lo stesso piano di ricostruzione della Siria andrebbe rapidamente riconsiderato, essendo a dir poco arduo immaginare di sostenere un impegno di ricostruzione da parte di chi potrebbe presto violare le più importanti convenzioni internazionali.

Resta ovviamente da capire come il giornale dell’opposizione sia entrato in possesso di questo documento, ma il fatto che nell’articolo si parli di un testimone del trasferimento di queste sostanze chimiche va ovviamente considerato.

 Ecco il documento

riccardo cristiano

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