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Così Fincantieri studia nuovi spazi in Italia e accelera sulla cooperazione militare

Da una parte la possibile ricerca di nuovi spazi industriali, dall’altra un’accelerazione sulla cooperazione naval-militare con la Francia. Chiusa la partita con Stx, per Fincantieri si potrebbe profilare un rafforzamento in Italia in termini di bacini in cui realizzare nuove navi. D’altronde ad oggi il portafoglio ordini del gruppo triestino, supera i 30 miliardi di euro, senza considerare le indiscrezioni che vogliono Fincantieri prossima alla costruzione di 4 mega navi per Msc Crociere. L’altro fronte riguarda invece la gestazione della cooperazione militare italo-francese, sulla quale lo Stato italiano punta a un maggior coinvolgimento di Leonardo, per la parte sistemi di difesa.

NUOVI BACINI IN ITALIA?

Secondo alcuni rumors riportati oggi dal Secolo XIX, il gruppo guidato dal ceo Giuseppe Bono (nella foto), potrebbe puntare sullo stabilimento Benetti di Livorno, del gruppo Azimut Benetti guidato dalla famiglia Vitelli, per irrobustire l’infrastruttura per la costruzione delle navi. Da ambienti vicini alla società trapela comunque una certa cautela in merito a questo tipo di operazione. D’altronde Fincantieri ad oggi dispone già del gigantesco bacino di Muggiano (La Spezia), destinato per l’appunto alla realizzazione di grosse navi. Semmai, in futuro, Benetti potrebbe semplicemmete affittare a Fincantieri alcuni bacini, tra cui quello livornese (acquistato dal gruppo Benetti nel 2003) per l’allestimento di navi e traghetti, frutto delle prevedibili nuove commesse in seguito allo storico accordo con Stx.

LO SPRINT SULLA COOPERAZIONE

Al netto del possibile allargamento in Italia, l’altro fronte caldo è quello della cooperazione militare con la Francia, ovvero realizzare navi militari italo-francesi per marine terze. Negli ultimi giorni c’è stata un’accelerazione che porterà direttamente la prossima settimana alla seconda riunione del comitato dei sei, l’apposita commissione incaricata di valutare la fattibilità della cooperazione. Qui il grosso della partita si gioca sul ruolo di Leonardo, che il governo italiano vuole assolutamente rendere partecipe, benché non azionista di nessun gruppo coinvolto. Da quanto risulta a Formiche.net, starebbe comunque ancora in piedi il progetto paventato dallo stesso Bono lo scorso novembre, e basato sul sistema di compensazioni. Ovvero, qualora una marina scegliesse sistemi difensivi di Thales (azionista di Naval group al 35%) alla holding della Difesa dovrebbe necessariamente spettare qualcosa.

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