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Ema e il “pacco” olandese. Perché è giusto non mollare

L’espressione più efficace è del ministro Lorenzin: “Ci hanno venduto un pacco”, cioè una truffa, un raggiro, lo si chiami come si preferisce.

Questa è la vera storia dell’Ema, l’autorità del farmaco che deve presto lasciare Londra per andare ad Amsterdam in virtù di un sorteggio, dopo che in tutte le votazioni precedenti Milano aveva battuto la capitale olandese (due volte), per finire pari merito nella terza e poi perdere alla monetina. Cos’è in buona sostanza il “pacco” olandese?

È presto detto, poiché il dossier di candidatura contiene due sedi, una provvisoria e una definitiva, quest’ultima ancora da costruire. Ebbene cosa fanno i nostri amici olandesi? Indicano due edifici come soluzione provvisoria, (peraltro in un documento secretato) e poi, una volta ottenuta l’aggiudicazione, ne scelgono uno diverso, tradendo lo spirito, la regola e la sostanza della competizione.

Bene fanno dunque a non mollare tutti quelli che stanno tenendo alto il tricolore, a cominciare dal sindaco di Milano che ha più volte alzato la voce. La vicenda però impone almeno tre considerazioni di sistema, su cui dovremmo riflettere con una qualche durezza.

In primo luogo c’è da rilevare che abbiamo giocato, come al solito, con un certo eccesso di timidezza o sudditanza.
Il dossier italiano, cioè il dossier milanese, era di gran lunga il migliore e tale è stato giudicato fino al ballottaggio finito in pareggio, però meritava distacchi più netti e soprattutto meritava di vincere nell’ultima votazione. Invece, ancora una volta, l’Italia ha corso con il freno tirato, quasi subendo i giochi di palazzo di Bruxelles.

Poi c’è la nostra debolezza mostrata nei dintorni del sorteggio, messo in pratica frettolosamente e non accompagnato da inflessibile pretesa (da parte nostra) di una diversa e più ragionevole esecuzione.

Infine c’è il dopo voto. In troppi passaggi siamo sembrati remissivi (mai una parola dai nostri rappresentanti diplomatici) e solo recentemente stiamo facendo la nostra parte come è giusto voler fare. Parte che, va ricordato, è innanzitutto in capo al governo, perché di accordi fra Stati si tratta.

Insomma occorre andare avanti senza indugio: esattamente così farebbero nei nostri confronti se noi avessimo commesso gli errori gravi che in questa occasione hanno fatto gli olandesi.

Stare in Europa vuol dire farsi rispettare, innanzitutto. Abbiamo un’occasione d’oro, vediamo di non perderla.

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