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Lega Russa? Le relazioni pericolose fra Salvini e il Cremlino secondo L’Espresso

La Lega di Matteo Salvini è sempre più protagonista di una campagna elettorale che potrebbe decretarne l’affermazione come partito cruciale nell’assetto parlamentare in generale e nel centrodestra dove molti colonnelli e generali di Forza Italia sembrano già pronti ad incoronarlo leader.
Non sorprende quindi che L’Espresso diretto da Marco Damilano abbia voluto dedicare la copertina al protagonista della destra italiana 2.0. Nell’inchiesta firmata dai giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine sono citati anche i nomi di quelli che sarebbero, secondo il settimanale, gli “uomini legati a Putin per riempire le casse”. Di seguito l’estratto della anticipazione de L’Espresso.

Si parte dalla Russia: delle simpatie per Putin, Salvini infatti non ne ha mai fatto mistero. L’ufficiale di collegamento si chiama Sergey Zheleznyak, 47 anni, delegato del Cremlino ai rapporti con i partiti europei. È lui l’uomo che per conto di Vladimir Putin ha sancito l’alleanza ufficiale con Matteo Salvini lo scorso marzo a Mosca. Un patto raggiunto dopo quattro anni di corteggiamenti, visite, prove di fedeltà.

Gianluca Savoini è, invece, il delegato italiano a mantenere i rapporti con la Russia. Ex giornalista de La Padania, 54 anni, per qualche tempo suo portavoce personale, per raccogliere imprese-amiche Salvini ha scelto proprio lui, che vanta parecchie conoscenze nel mondo russo, e negli ultimi anni si è recato di continuo nella Federazione. Insieme ad altri leghisti ha creato l’associazione Lombardia-Russia, il cui presidente onorario è Aleksey Komov, dell’associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la Famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico dell’oligarca Konstantin Malofeev, già molto attivo nei rapporti tra il Cremlino e i francesi del Front National.
L’appoggio più visibile in Italia Salvini lo ha trovato però in una organizzazione russa. La sede è a Palazzo Santacroce, un elegante edificio barocco nel centro di Roma, a due passi dal ministero della Giustizia. Si chiama Rossotrudnicestvo, in italiano Centro Russo di Scienza e Cultura, controllato dal ministero degli Esteri.

Anton Shekhovtsov, politologo che insegna in Austria all’Institute for Human Sciences, è uno dei massimi esperti delle relazioni fra Mosca e i movimenti politici europei. Secondo Shekhovtsov, Rossotrudnichestvo è oggi «il maggior strumento usato dalla Russia per esercitare soft power in Paesi stranieri», presente in almeno 25 nazioni e con 600 dipendenti all’attivo. Una rete politico-diplomatica che può contare sui generosi fondi del Cremlino.

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