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La seconda riunione del National Space Council di Trump tra la Luna e lo spazio

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Gli Stati Uniti accelerano per la Luna, rilanciano la commercializzazione dello spazio e si organizzano per rafforzare la propria leadership oltre l’atmosfera. Sono queste le indicazioni che arrivano dal secondo incontro del National Space Council, l’organo voluto da Donald Trump per coordinare l’attività spaziale statunitense ed elevarla a livello di vice presidente, svoltosi ieri a Cape Canaveral.

L’INCONTRO AL KENNEDY SPACE CENTER

Dopo la riunione di ottobre a Washington, l’Nsc si è riunito presso il Kennedy Space Center della Nasa, in Florida, “il ponte verso il futuro” come lo ha chiamato il vice presidente Mike Pence (presidente del Consiglio spaziale) aprendo i lavori dopo la visita alla base di Cape Canaveral. Sui temi di discussione aleggiava un certo mistero, solo in parte svelato dal titolo – “Moon, Mars, and Worlds Beyond: Winning the Next Frontier” – che non faceva che ribadire la tabella di marcia dell’esplorazione spaziale statunitense già chiarita da Trump con la Space policy directive 1 a dicembre. Allora, il presidente ordinava alla Nasa di elaborare un nuovo programma esplorativo che prevedesse come primo obiettivo il ritorno dell’uomo sulla Luna e, solo dopo, verso Marte. Ciò rappresentava un riorientamento notevole, seppur logico secondo gli esperti, rispetto alla precedente amministrazione, un riorientamento ora confermato dalla seconda riunione dell’Nsc.

GLI OBIETTIVI ESPLORATIVI E GLI ASPETTI DI SICUREZZA

“Il presidente Trump ha intrapreso un passo cruciale per assicurare il futuro dell’America verso le infinite frontiere dello spazio quando ha rilanciato il National Space Council”, ha detto Pence aprendo l’incontro. “Oggi – ha aggiunto – ci troviamo all’inizio di una nuova era della leadership spaziale americana”. A tale scopo, gli obiettivi degli Stati Uniti sembrano ben definiti: attenzione agli aspetti che riguardano la sicurezza nazionale (presente all’incontro anche il national security advisor H.R. McMaster); rafforzamento del ruolo degli attori privati (con la spinta alla commercializzazione completa delle orbite basse, compresa la Stazione spaziale internazionale); e un ambizioso programma esplorativo che prevede di tornare entro la fine del decennio 2020 sulla Luna per poi dirigersi su Marte e verso altre destinazioni. Sul lato della sicurezza, la preoccupazione riguarda soprattutto la vulnerabilità dell’architettura spaziale, particolarmente esposta ad eventuali attacchi. Susan Gordon, principal deputy director per la National Intelligence, ha messo in guardia circa le attività di “counterspace” portate avanti da Russia e Cina, dal tradizionale jamming a operazioni anti-satellite (Asat), fino allo sviluppo di capacità per operazioni di prossimità.

Per quanto riguarda l’esplorazione, ha detto l’acting administrator della Nasa Robert M. Lightfoot Jr, “l’agenzia è focalizzata su tre domini chiave: la bassa orbita terrestre, l’orbita e la superficie lunare, Marte e altri luoghi nello spazio profondo”. Tale campagna esplorativa, ha aggiunto, prevede molteplici obiettivi tra cui “la transizione dei voli spaziali umani statunitensi nella bassa orbita terrestre verso le operazioni commerciali, che coinvolge la Nasa e una serie di attori commerciali emergenti”. A ciò si aggiunge la spinta a “un’esplorazione robotica della Luna di lungo termine, scientifica e umana, in preparazione di future missioni che porteranno l’uomo su Marte”.

LA REGULATORY REFORM

Insieme al tema dell’esplorazione, come anticipato a inizio mese da Scott Pace, segretario esecutivo del Consiglio, gran parte dell’attenzione dell’Nsc resta rivolta alla riforma della normativa in materia di spazio commerciale, da tempo attesa dagli operatori. Dal Consiglio è arrivata in tal senso la raccomandazione a proseguire i lavori relativi alle license di lancio. L’esigenza, sottolineata anche dal vice segretario ai Trasporti Jeffrey Rosen durante la riunione, è legata sopratutto al costante aumento della frequenza di lanci commerciali, per la quale l’attuale sistema potrebbe risultare inadatto. Secondo Pace, la riforma dovrebbe permettere di abbassare i costi per le industrie, ma anche di attrarre altre compagnie negli Stati Uniti. Tra le proposte previste dal report redatto già dopo il primo incontro dell’Nsc, c’è il “21st century licensing process”, un provvedimento che intende sottoporre alla stessa licenza sia diverse versioni della medesima famiglia di veicoli, sia missioni di volo eseguite da siti diversi, elementi che oggi richiedono licenze multiple e dunque maggiori tempi di attesa. Inoltre, spiega Space News, si prevede anche una regolamentazione “performance based” volta a non limitare le aziende sul modo di raggiungere determinati obiettivi e ad accelerare il periodo di application per le licenze. “Il nostro obiettivo per la riforma è di aggiornare, consolidare e ottimizzare tutte le normative di lancio e di rientro in un’unica regolamentazione basata sulle prestazioni”, ha spiegato di recente Randy Repcheck, vice direttore della divisione di regolamentazione e analisi dell’ufficio Ast (Commercial space transportation) della Federal Aviation Association (Faa). I tempi per tale riforma, ha aggiunto, potrebbero comunque essere lunghi, “dai tre ai cinque anni”.

IL CONSIGLIO VOLUTO DA TRUMP

La re-istituzione del National Space Council era stata annunciata da Trump già durante la campagna elettorale. Il Consiglio riunisce tutti gli attori coinvolti nello spazio americano, dai vertici dei dipartimenti alle agenzie federali, fino ai partner industriali. Senza dubbio, l’Nsc è stata la maggiore novità della nuova amministrazione per questo settore, considerato uno strumento utile a coordinare la complessità dei soggetti coinvolti, ma anche a riportare nelle mani della presidenza la gestione della politica spaziale, a scapito soprattutto della Nasa. Tale ipotesi sarebbe confermata dalla mancanza di un amministratore per l’agenzia spaziale statunitense. Attualmente, la leadership è affidata a Lightfoot, che però opera come acting administrator. Dopo vari tentativi, alla fine del 2017 era arrivata la discussa nomina di Jim Bridenstine che resta tuttavia ancora in attesa della necessari ratifica.

Proprio in assenza di tale ruolo, il vice presidente Pence ha reso noti ieri i nomi dei membri dell’Users Advisory Group dell’Nsc, un gruppo di consulenti (“tutti pionieri nei rispettivi campi”, ha detto Pence a Cape Canaveral) che avranno il compito di “aumentare la coordinazione, la cooperazione e lo scambio di informazioni e tecnologia”. Tra di essi (circa una trentina), prevalgono rappresentanti industriali  – come i ceo di Lockheed Martin e Boeing, Marillyn Hewson e Dennis Muilenburg, o come Gwynne Shotwell, presidente e coo di SpaceX, e Bob Smithceo di Blue Origin – ed esponenti del mondo militare – come il generale Les Lyles e l’ammiraglio Jim Ellis – a dimostrazione dell’attenzione dell’amministrazione per lo spazio commerciale e per le applicazioni militari. Ci sono comunque anche scienziati, ricercatori e astronauti, come Buzz Aldrin (membro dell’Apollo 11) e Eileen Collins (prima donna comandante dello Shuttle).

IL BUDGET NASA

Se la “questione amministratore” sembra non preoccupare più di tanto l’amministrazione Trump (al Kennedy Space Center, Pence ha chiesto alla platea un doppio applauso “per l’eccellente lavoro” svolto da Lightfoot), maggiori timori riguardavano il futuro bilancio della Nato. L’accordo sul budget federale ha sbloccato la questione, permettendo di elaborare una richiesta da 19,9 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2019, in aumento rispetto ai 19,5 previsti per il 2018. Ben 10,5 miliardi della nuova richiesta saranno diretti a “una campagna di esplorazione innovativa e sostenibile” che, in linea con le direttive del presidente e del National Space Council, punta prima di tutto alla Luna, su cui si prevede di poter arrivare nel 2023.

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