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​La disfida Turchia-Cipro su Eni. Così Roma potrà evitare l’escalation. Parla​ Andrea​ Manciulli

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“L’Italia da sempre ha avuto un peculiare ruolo: quello di cuscinetto tra fazioni, filo armonico tra dissidi. Ecco perché dobbiamo lavorare, come sta facendo il premier Gentiloni, per impedire un’escalaton dopo il caso Eni-Saipem”.​ ​È​ questo ​il ​tono scelto da Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato e vicepresidente della commissione Esteri della Camera, per leggere in filigrana i fatti di Cipro, all’indomani dello schiaffo di Ankara alla nave Saipem 12000 dell’Eni.

Come cambia l’approccio dei paesi che si affacciano al Mediterraneo dopo il caso Eni-Ankara?

È difficile separare la vicenda del gas da quelle che interessano il Medio Oriente. Lì si sta giocando una partita di influenze sovrapposte, con varie volontà espansive al fine di consolidare la propria sfera di influenza, penso a Turchia, Russia e Iran ma anche ai paesi del golfo connessi alla vicenda intrasunnita. C’è un concatenarsi di vicende, con ​logiche chiaramente e​gemoniche​, che in qualche misura rischiano di condizionare i prossimi anni: saranno la priorità della nostra politica estera.

Come cambia il ruolo della Turchia all’interno della Nato?

È del tutto evidente che diventa “abbastanza originale”, per usare un eufemismo, perché da un lato continua a rimanere nella Nato ma dall’altro consolida il dialogo con la Russia: e in questa chiave assume un ruolo estremamente delicato nel quadrante mediorientale. Ragion per cui occorrerà tutta la saggezza e la diplomazia possibile per impedire un’escalation e affinché non si precipitino le relazioni, nel rispetto delle prerogative dei nostri interessi.

In quel fazzoletto di acque Ankara procede contro legge?

È discutibile che la Turchia si occupi anche delle acque a sud, che riguardano solo la Repubblica di Cipro, Stato membro dell’Ue. Credo che l’Eni, per come ha proceduto in questi anni e per il management che ha, non avrà difficoltà a muoversi nella maniera giusta. Occorre che il sistema-Paese la sostenga in queste vicenda, consci che tutto l’occidente dovrà guardare con particolare interesse a ciò che sta accadendo, perché se una parte del Mediterraneo vicina al Medio Oriente si staccasse dall’interesse occidentale sarebbe per noi un evento inaccettab​i​le.

Perché Roma non ha convocato l’ambasciatore turco?

Non sempre è utile ricorrere a misure estreme, di contro penso che l’​I​talia con saggezza sta cercando di impedire l’escalation giocando sul registro diplomatico, visto e considerato che siamo uno dei paesi con le migliori relazioni con Turchia ed Iran. Ma non per questo non ci facciamo rispettare. Il caso non tocca solo noi, ma concerne la sovranità della parte cipriota europea e gli interessi stessi dei membri Nato.

Giudica rischioso il fatto che Bruxelles sino ad oggi non abbia affrontato di petto temi come l’invasione di Cipro o i rapporti turchi con il quadrante or​i​entale, così come sostenuto su queste colonne dal prof. Paniccia?

Se volessimo potremmo fare velocemente il processo alla Turchia. Ma cosa cambierebbe? L’obiettivo è fare in modo che Ankara non si sganci dalla Nato e dall’occidente. Purtroppo ci troviamo in una fase che non è semplice, proprio per questo occorre usare ogni forma possibile di diplomazia.

Lo scenario peggiore da evitare?

Che ci troviamo un bel giorno con un quadrante orientale in cui abbiamo solo rapporti tesi. I dossier aperti sono molti: come si riorganizzerà la Siria, come affrontare la nuova era dell’Iran, come gestire il conflitto intrasunnita e come evolverà il Daesh. Lì la Turchia giocherà un nuovo ruolo senza dubbio: molto più attivo e dinamico rispetto al passato. E noi non vogliamo certo uscire di scena.

Come giudica l’approccio al caso del governo italiano?

Il premier Gentiloni ha scelto una strada saggia e funzionale. L’Italia da sempre ha avuto un peculiare ruolo: quello di cuscinetto tra fazioni, filo armonico tra dissidi. Ecco perché dobbiamo lavorare, come sta facendo il premier, per impedire​ che le tensioni aumentino.​ I​l nostro interesse è quello di​ rafforzare i​l​
ruolo di new player ​dell’Italia ​in quel pezzo di Mediterraneo, anche guardando al giacimento Zohr.

​Come potrà essere valorizzata la sua esperienza internazionale di questi anni fuori dal Parlamento?

Intanto studio e mi occupo dei temi di sempre legati alla difesa e all’analisi. Segnalo infatti che ​oggi ad esempio sono in Farnesina ​ dove ​ci confronteremo sul terrorismo internazionale e sul jihadismo. L’intera area mediorientale sta vivendo in questi mesi una fase di intensi cambiamenti e l’Italia potrà avere un ruolo nuovo, assieme all’Europa​.​ ​La sfida della difesa comune europea​ si gioca su più tavoli, non solo in Parlamento​.

twitter​ @FDepalo

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