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Assolto Preziosa, nessuna pressione indebita da parte dell’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica

Si è conclusa con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” il procedimento davanti il tribunale militare di Roma contro il generale s.a. Pasquale Preziosa, il generale d.a. Giampaolo Miniscalco e il colonnello Antonio Di Lella per il presunto reato continuato e in concorso di «minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri» (art. 146 e 58 del Codice penale militare di pace). La piena assoluzione dell’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e dei suoi collaboratori è stata pronunciata dalla presidente Elisabetta Tizzani il 26 marzo, dopo una brevissima camera di consiglio.

Nelle sette udienze dibattimentali è stata smentita la tesi, avanzata dai pubblici ministeri Marco De Paolis e Antonella Masala, secondo cui Preziosa avrebbe tentato di intralciare la carriera del generale s.a. Carlo Magrassi facendo leva su presunti problemi cardiologici.

La vicenda, dai toni pirandelliani, nasce da una lettera anonima inviata nel 2015 ai vertici dello Stato, della Difesa e alla stampa, nella quale si accusava l’allora consigliere militare del presidente del Consiglio di non essere idoneo al volo, di non effettuare da tempo le visite mediche e di percepire indebitamente l’indennità di volo. L’anonimo estensore legava alla vicenda i trasferimenti asseritamente punitivi di due ufficiali della Forza armata.

Dalla lettera – che Preziosa aveva portato all’attenzione dell’autorità giudiziaria, trasmettendo per gli eventuali seguiti quanto risultava dagli accertamenti interni – era paradossalmente scaturita una lunga indagine contro lo stesso capo di Stato maggiore. In estrema sintesi, l’ipotesi oggi dichiarata infondata era che dietro la lettera vi fosse lo stesso Preziosa, che avrebbe visto nel collega un avversario.

L’accusa era subito trapelata sulla stampa con grande risalto, anche perché i magistrati erano giunti a perquisire gli uffici dello Stato maggiore e sequestrare 76mila file. La vicenda contribuì a sbarrare a Preziosa la strada verso l’incarico di capo di Stato maggiore della Difesa. A metà giugno 2016, quando era ormai da alcuni mesi in congedo per raggiunti limiti di età, Preziosa fu rinviato a giudizio. Ora, l’assoluzione.

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