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Spie e spifferi, così la guerra di Donald coinvolge l’intelligence

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L’intelligence americana e la grande quantità di notizie classificate che gestisce sono ormai protagonisti dello scontro politico che ruota attorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Come era facile prevedere, il licenziamento di Andrew McCabe a poche ore dal suo ritiro dall’Fbi ha provocato un’onda d’urto di notevole portata non solo all’interno del Bureau. Che sia l’ex numero uno James Comey, che il Presidente aveva licenziato diversi mesi fa, che l’ormai ex numero 2 dichiarino di essere pronti a svelare dati importanti e sensibili che riguarderebbero il Comandante in Capo degli Stati Uniti, fa una certa impressione.

Il commento sprezzante su McCabe ed i suoi “fake memos” che Trump ha poi voluto lasciare ai posteri attraverso Twitter sembra già una “excustatio non petita” confermando un livello di tensione mai avvertito prima.

A dare contezza della magnitudo del terremoto in corso nella comunità intelligence Usa è la reazione che John Brennan, direttore della Cia durante l’amministrazione di Barack Obama, ha voluto rilanciare su Twitter. “Quando si scoprirà la grandezza della tua venalità, della tua turpitudine morale e della tua corruzione politica, troverai il tuo posto che ti si addice quale demagogo caduto nella spazzatura della storia. Potresti avere come capro espiatorio Andy McCabe, ma non distruggerai l’America … l’America trionferà su di te”.

Quello che colpisce in questo messaggio non è solo la durezza, senza pari, delle parole usate e del giudizio senza appello verso il Presidente. A far riflettere è la prima parte del tweet (“Quando si scoprirà…”). A scrivere è infatti l’ex direttore della Cia in carica anche durante la campagna elettorale che ha visto Trump vincente. Il sottinteso è che Brennan possa avere conoscenza di informazioni riservate che, questa sarebbe la scommessa, sono destinate ad essere rivelate dimostrando quindi la consistenza delle accuse verso il Presidente.

Quello che da mesi si sta osservando a Washington DC non è uno scontro “tradizionale” fra schieramenti politici o blocchi di potere. La scelta di Trump di aggredire frontalmente il vertice dell’Fbi e di usare il DoJ (il ministero della giustizia americano) in modo così partisan sta aprendo un vaso di Pandora. Tirare dentro l’intelligence dentro una guerra senza quartiere e costringerla di fatto a “schierarsi” è una novità assoluta. La competizione fra Bureau e Agenzia (Fbi e Cia) è un classico da film ma qui la sceneggiatura è assai diversa e per certi versi inquietante. Uno stress test, chiamiamolo così, da cui c’è da sperare che l’intelligence sappia uscirne a testa alta.

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