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Una donna manager a caccia di donne (manager). Conversazione con Cristina Calabrese (Key2people)

calabrese

Una storia professionale mista di stampo manageriale e consulenziale maturata prima nel mondo delle risorse umane di due società come Olivetti e Vodafone e poi 15 anni in consulenza nel mondo dell’head hunting. Cristina Calabrese, dal 2015 amministratore delegato di Key2people, società indipendente a capitale italiano di executive search, racconta a Formiche.net una carriera fatta di grandi sfide, scelte importanti e ottimi riconoscimenti, con una attenzione particolare al mondo femminile. Ed una consapevolezza: quella di fare “un mestiere che può contribuire a scelte determinanti per il successo di una impresa, il sistema economico, l’immagine del Paese”. Una missione che lei definisce “etica”. Tre figli, una vita in campagna, un lavoro tra Milano e Roma, Calabrese ha una consuetudine: il venerdì fa sempre ritorno a casa. “Lo smart working è una benedizione! Sono fermamente convinta che l’equilibrio complessivo tra vita professionale e personale sia da perseguire con tutta la determinazione, ed assolutamente possibile”, esclama.

In principio furono le risorse umane: “Ho lavorato con una classe dirigente di altissimo livello in ambienti evoluti: in Olivetti sono stata responsabile del personale di alcune società del gruppo e in Vodafone, allora Omnitel, ho partecipato alla start up dell’azienda, fino a ricoprire il ruolo di Direttore dello Sviluppo organizzativo, gestendo quindi leve molto delicate relative alla creazione di una nuova cultura aziendale, modello di carriera, gestione delle risorse”, racconta Calabrese. Back ground aziendale messo poi a valore nell’head hunting: “Ho avuto l’opportunità di partecipare ad una start up come key2people, una storia di successo nel settore, da anni oramai player riconosciuto tra i primi i tre del mercato, da sempre dominato da marchi internazionali. In key2people sono stata dapprima partner practice leader ICT e transportation, poi pubblica amministrazione, dal 2005 responsabile della sede di Roma e dal 2015 ho preso l’incarico di amministratore delegato.

Il suo obiettivo è “mettere la persona giusta al posto giusto”. Se donna, ancora meglio. Ma come si scelgono i manager in Italia? “Nella maggioranza dei casi sulla base delle competenze che posseggono e che sono funzionali alla gestione del modello di business e della fase storica della società. In particolare poi, le aziende più strutturate hanno percorsi consolidati di carriere interne che garantiscono un buon ricambio manageriale e tavole di successione. Il principio della fiducia è, tuttavia, sempre un criterio presente che, se esasperato, diventa molto pericoloso, sovrastando il sano principio del merito, della performance e della reale competenza posseduta fino a produrre effetti letali per il business e per il sistema organizzativo”.

Meglio il merito dunque, accompagnato da una serie di caratteristiche essenziali per un buon manager: “Oltre alle competenze specifiche relative al ruolo da ricoprire, oggi data la fase storica e il livello di complessità da gestire, occorrono anche alcune competenze soft: resilienza, visione sistemica e internazionale, orientamento all’innovazione, digital mind-set, capacità di inclusione, sensibilità sociale d’impresa”.

Impegnata in Key2people a supportare il sistema economico delle imprese private e pubbliche a generare un ricambio manageriale nella classe dirigente che sia all’altezza delle sfide che il Paese deve cogliere, Calabrese lavora con le più grandi imprese nazionali e internazionali con un occhio sempre attento anche al ricambio generazionale delle società italiane di carattere familiare. Un approccio volto a favorire i criteri di merito, di identificazione delle professionalità nazionali e internazionali e con un modus operandi che sollecita integrazione e scambio tra vari segmenti di mercato. In altre parole: “K2P offre ai vertici aziendali uno sguardo indipendente e aperto sui temi del management in termini di culture manageriali emergenti, sistemi di rewarding, trend organizzativi che aiutino le imprese a uscire dall’autoreferenzialità”, spiega.

Essere capaci di selezionare ha un impatto nella società: “Assistere persone e organizzazioni ad incrociare domanda e offerta, aiutare a identificare e selezionare le competenze e le culture manageriali più coerenti in un certo contesto, per raggiungere gli obiettivi prefissati, è un compito molto delicato e molto affascinante, che impatta in modo decisivo sullo sviluppo culturale ed economico di un paese. Aiutare a mettere l’uomo giusto al posto giusto, quindi, può fare la differenza, e il nostro contributo passa dall’autorevolezza dei contenuti, il pensiero laterale, l’indipendenza di giudizio. Direi una missione etica”.

In questa missione, uno spazio importante viene occupato dalle donne: “Noi da sempre sosteniamo attivamente la carriera femminile, anche con la nostra rappresentanza in Valore D e altre iniziative che contribuiscono fattivamente alla gestione evoluta e alla valorizzazione della diversity”. Ovvero: “Molte aziende hanno ora una policy per la quale è necessario presentare short list di candidature al 50% femminili per ogni posizione vacante, ove questa non c’è siamo noi proattivammete a presentare liste miste di candidature”. “Servirà parecchio tempo ancora per azzerare il gap di presenza tra uomini e donne in posizioni di comando ma il processo è avviato: il primo passo è certamente quello di abbattere le barriere d’ingresso in qualunque layer organizzativo e in qualunque settore. Lavoriamo attivamente sul segmento della governance per la ricerca di board member, siamo partner di Assogestioni per la ricerca dei board member indipendenti per società quotate. Il nostro impegno, al di la dei vincoli di legge è quello di promuovere la conoscenza di professioniste validissime che possano ricoprire all’interno delle organizzazioni posizioni di vertice”, conclude.

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